mercoledì 25 maggio 2011

martedì 17 maggio 2011

Il Punto sulla Lega Pro, girone B - Taranto pronto per i play-off, la Nocerina saluta la categoria



COS’È SUCCESSO - La Nocerina saluta la categoria pareggiando 1-1 contro il Lanciano. Lucchese-Siracusa termina 4-2, tripletta di Crocetti per i rossoneri; la rete di Biancolino è sufficiente al Cosenza per aver ragione del Foggia, ma non per evitare i play-out.

IL TOP - Il Taranto, pur infarcito di riserve in vista degli imminenti play-off, regola 1-0 il Viareggio con un gol di Antonazzo ed infila il quindicesimo risultato utile consecutivo. L'Atletico Roma (0-0 a Barletta) è avvertito.

IL FLOP - Dopo cinque stagioni, la Cavese dice addio alla C1. Il 2-2 contro il Foligno, riacciuffato due volte, non basta per abbandonare l'ultimo posto in graduatoria.

LA SORPRESA - Tragicomico epilogo di campionato al «Liberati» di Terni. I padroni di casa, in vantaggio 2-1 al 90' (Tozzi Borsoi e Sinigaglia in risposta a Statella) subiscono un clamoroso controsorpasso nei minuti di recupero. Doumbia pareggia in mischia, quindi Carretta porta l'Andria in Paradiso, o per meglio dire fuori dai play-out, che invece la Ternana sarà costretta a giocare contro il Foligno.

TOH, CHI SI RIVEDE - Per la sesta partita consecutiva, eccoci ad assistere all'esultanza di Jacopo Fanucchi. Che stavolta è doppia, come i suoi gol: contro il Gela finisce 4-0, lui ne segna due e raggiunge quota 9 in classifica marcatori. Non male, visto che è arrivato a Pisa a gennaio ed in nerazzurro ha giocato appena 14 partite.

LA CHICCA - Non sarà il «Clásico», ma il calendario ci propone un'abbuffata di Benevento-Juve Stabia. Corona risponde su rigore al vantaggio di Pintori, fissando sull'1-1 il punteggio dell'incontro disputato al «Vigorito»: arrivederci tra due settimane, in casa della Juve Stabia, per l'andata della semifinale play-off. Quindi il ritorno, a Benevento, per il terzo derby di Campania in tre settimane.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

lunedì 16 maggio 2011

Il giro d'Italia di Jeda

http://blog.guerinsportivo.it/wp-content/uploads/2011/05/Jeda1-539x404.jpg

Il volto di Palombo, sfigurato dal più profondo dolore calcistico, è destinato a popolare gli incubi dei tifosi blucerchiati. La retrocessione della Sampdoria, impensabile all’alba di una stagione incominciata sulle note della Champions League, è senza dubbio l’evento di giornata. Al dramma doriano, però, fa da contraltare l’impresa del Lecce. Doppia, perché conquistare la salvezza in casa dell’odiato Bari è un’impresa da tramandare ai posteri; ed il gol del salentinissimo Miccoli è la ciliegina su una torta al gusto di Serie A.

Lo chef si chiama Jedaias Capucho Neves, ma sono sufficienti le prime quattro lettere per identificarlo. Impresa affatto ardua, eppure la difesa del Bari se l’è perso in due occasioni, che il brasiliano ha sfruttato nel migliore dei modi: di testa, poi con il destro e l’involontaria collaborazione di Andrea Masiello. Che, per uno strano intreccio del destino, è nato nella città in cui il calcio italiano ha scoperto Jeda: Viareggio.

Era il febbraio 2000, fine ventesimo secolo, e da Santarém (stato del Pará, Brasile settentrionale) questo ragazzo parte per cercare fortuna in Italia. Gioca nel Campinas, guidato da Careca che lo paragona a Romario, e segna cinque gol in un Torneo di Viareggio che vedrà la sua squadra terminare al terzo posto dopo aver sconfitto l’Inter nella finale di consolazione.

Inter, Juventus (che l’avrebbe prestato al Lecce) e Milan s’interessano concretamente al giocatore, salvo poi lasciar perdere. Evidentemente, hanno sentito puzza di bruciato: il passaporto comunitario di Jeda è infatti falso, lui si becca un anno – poi ridotto – di squalifica da scontare con il Vicenza. Dove inizia il suo personalissimo giro d’Italia, le cui tappe successive saranno: Siena, Palermo, Piacenza, Catania, Crotone, Rimini, Cagliari e dal 31 agosto 2010 Lecce. E mentre Contador vince in volata in al Giro con la «G» maiuscola, Jeda lo emula vincendo la volata salvezza.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

domenica 15 maggio 2011

Lacrime di un Fenomeno


Diciott'anni di magie, partendo dal natio quartiere di Bento Ribeiro, e sempre con il pallone incollato al piede. I muscoli ormai a brandelli dopo mille infortuni, le articolazioni scricchiolanti e l'ipotiroidismo (causa dell'evidente sovrappeso) lo hanno costretto a dire basta. Il 14 febbraio, Ronaldo ha dato l'addio al calcio. E, durante l'annuncio, gli occhi del Fenomeno si sono inumiditi. Commozione giustificata perché, come disse Falcão: «un calciatore muore due volte, la prima quando si ritira». Il Fenomeno, poi, ha sempre avuto la lacrima facile: le ultime prima della conferenza stampa di congedo le aveva versate in seguito all'eliminazione del suo Corinthians dalla Coppa Libertadores, uno dei pochissimi trofei che non farà bella mostra di sé nella sua traboccante bacheca.


IL DOLORE

Le lacrime, dicevo. Sottile fil rouge che lega i più momenti più significativi, nel bene e soprattutto nel male, della carriera di Ronaldo Luís Nazário de Lima (così all'anagrafe, dove è stato registrato con quattro giorni di ritardo il 22 settembre 1976).
Le prime versate in mondovisione risalgono al 12 aprile 2000. Si tratterebbe della finale d'andata di Coppa Italia tra Lazio ed Inter, ma tutti gli occhi sono puntati su di lui. Il Fenomeno è al rientro in campo dopo cinque mesi d'infermeria: contro il Lecce, il 21 novembre dell'anno prima, si è parzialmente lacerato il tendine rotuleo destro. Subentrato ad un giovane Mutu, Ronie è smanioso di far presente al mondo del calcio che è ancora l'indiscusso numero uno. Ma dopo sei minuti, dodici secondi ed un mulinare di gambe sul pallone, il ginocchio destro - sempre lui, accidenti! - cede. Attoniti, compagni ed avversari, tifosi di qualunque bandiera, osservano Ronaldo uscire dal campo mentre, con i lucciconi agli occhi, invoca l'amatissima mamma Sonia. «Perché io? Perché?», chiede a Moratti, abbracciandolo negli spogliatoi: Fenomeno, anche di sfortuna. Ed il suo ritorno al calcio è tutt'altro che scontato. A crederci sono in pochi, pochissimi. La Panini lo esclude dall'album 2000-2001, ed in effetti il Fenomeno non metterà mai piede in campo nel corso di quella stagione.


IL FENOMENINHO

Lontano dal pallone, nel corso della riabilitazione successiva all'intervento del professor Saillant, Ronaldo vede scorrere davanti a sé, chiedendosi se sarà in grado di proseguirla, la propria vita calcistica. Dai primi gol sulle «peladas» (campetti senz'erba) di Bento Ribeiro, periferia nordoccidentale di Rio de Janeiro, al futsal nel Valqueire prima e nel Social Ramos poi, quindi la prima delusione: il Flamengo, la squadra del suo idolo Zico, rifiuta di pagargli i quattro autobus necessari per raggiungere il campo d'allenamento, e così Dadado (odiato nomignolo affibbiatogli dal fratello maggiore Nelio) è costretto a rimandare il proprio appuntamento con il calcio a 11. Finché Paulo Roberto e «Zillo» Correia lo notano e gli propongono di trasferirsi al São Cristóvão, dove anche Jairzinho si accorge di lui. E, assieme a Reinaldo Pitta ed Alexandre Martins lo porta al Cruzeiro. Bambino prodigio, al Mineirão incanta, guadagnandosi la convocazione di Parreira per il vittorioso mondiale statunitense quando ha appena 17 anni. Non gioca neppure un minuto, ma approda in Europa, al PSV Eindhoven.


APOTEOSI BARÇA

Due stagioni, 54 gol in 57 partite e lo compra il Barça: capocannoniere, anzi «Pichichi», ed un indimenticabile cammino verso il gol a Santiago di Compostela. Parte dalla linea di metà campo, e arriva in porta dopo essersi bevuto in pratica l'intera squadra avversaria. Sbalorditi, in Spagna propongono varie soluzioni per arginare l'extraterrestre vestito di blaugrana: César Gómez, visto in Italia con la maglia della Roma, suggerisce di pregare; Miguel Ángel Lotina, al tempo sulla panchina del Logroñés, è più cruento: «Bisogna sparargli». E così l'Inter, per preservarne l'incolumità, lo porta in Italia, e lui porta la Coppa UEFA 1998 nella bacheca dell'Inter.


LA GIOIA MONDIALE

Una storia così non può interrompersi sul più bello, e - con l'aiuto dei medici Runco e Combi e dei fisioterapisti Petrone e Rosam - Ronie torna ad inseguire un pallone sul prato verde.
Finalmente, eccolo di nuovo in campo con la maglia nerazzurra. È il 9 dicembre 2001, l'Inter va Brescia ed al Fenomeno bastano appena diciotto minuti ed una triangolazione con il compagno di baldorie Bobo Vieri per aprire le marcature. A questo gol ne seguiranno altri sei, ma Ronaldo rimarrà all'asciutto nel giorno più importante di un campionato che avrebbe potuto vedere l'Inter trionfare dopo tredici anni di astinenza. Il teatro dell'ennesima tragedia sportiva vissuta dal Fenomeno è nuovamente l'Olimpico di Roma, dove la Lazio di uno spietato Poborský gli nega il tanto agognato Scudetto. Cúper, quando manca poco più di un quarto d'ora al termine ed il risultato è di 4-2 per i padroni di casa, lo richiama in panchina. Ronie china il capo tra le mani e si abbandona al pianto, sconsolato.
Quelle lacrime gliele asciuga il cittì brasiliano, Felipão Scolari, che inserisce il suo nome nella lista dei convocati per il Mondiale nippocoreano. La Seleção, che tanta fatica aveva fatto nelle qualificazioni anche - o forse soprattutto - a causa dell'assenza del suo miglior giocatore, ritrova un Ronaldo circondato dallo scetticismo: in che condizioni, fisiche e psichiche, sarà? Risponde sul campo, a suon di gol. Ne segna otto, ed in finale buca due volte il sin lì insuperabile Kahn. Dopo la seconda rete, ecco l'abbraccio tra Ronie ed un commosso Scolari, che al triplice fischio di Collina verrà imitato dal Fenomeno. Per una volta, Ronaldo piange lacrime di gioia.



PAGLIUCA: «VINCEVA LE PARTITE DA SOLO»

Finché ha indossato gli scarpini, Ronaldo è stato il peggior nemico dei portieri. Gianluca Pagliuca, però, lo ricorda così: «È stato un onore giocare con lui. Ci faceva vincere le partite» e non solo: assieme a Ronaldo, Pagliuca ha conquistato la Coppa UEFA nel '98 «e poi - continua il portierone bolognese - con uno così là davanti c'è anche meno pressione». Pagliuca, che con Ronaldo ha condiviso lo spogliatoio dal 1997 al 1999, è stato infilato solo una volta dal Fenomeno: «Mi segnò l'unico gol in Italia-Brasile 3-3, amichevole disputata a Lione l'8 giugno 1997. Poco dopo sarebbe arrivato all'Inter».


Antonio Giusto


Fonte: Calcio 2000

venerdì 13 maggio 2011

Tiribocchi e Calaiò: quando (non) giocavano nel Torino



Un incubo finito con tre giornate d'anticipo, ecco cos'è stato questo campionato di Serie B per il Siena e l'Atalanta. A svegliare le squadre sono stati due principi azzurri, Emanuele Calaiò e Simone Tiribocchi, che al classico bacio hanno preferito una più pratica doppietta. Due gol a testa, contro Torino e Portogruaro, per dire addio alla cadetteria e riabbracciare la Serie A. Dove questi due attaccanti s'incontrarono per la prima volta, ormai quasi dieci anni fa, prima di compiere il percorso inverso in gennaio: un prestito in B, e a mai più rivederci.

Procediamo cautamente nell'affascinante ed ingarbugliato mondo del Torino, di cui Calaiò e Tiribocchi facevano parte all'alba della stagione 2001-02. Romero presidente con Camolese in panchina e Sandro Mazzola nei quadri dirigenziali, 31 giocatori in rosa tra cui spiccavano Ferrante e Lucarelli, Asta e Galante, Bucci e Comotto, un giovanissimo Quagliarella e Vergassola, oggi capitano del Siena di Calaiò. In Serie A, ancora a 18 squadre, il Toro ottenne un onorevole undicesimo posto, mentre l'avventura in Coppa Italia si concluse dopo appena due partite. Momento cult della stagione, il derby d'andata: 14 ottobre 2001, la Juventus è in vantaggio 3-0 al 25', poi nella ripresa il Torino agguanta il pareggio con Lucarelli, Ferrante e Maspero, che beffa Salas scavando una buca all'altezza del dischetto e negandogli il 4-3 su rigore. Orgasmo granata. Ma quel giorno lì Calaiò e Tiribocchi non erano neppure in panchina: la loro avventura all'ombra della Mole era ormai prossima alla conclusione. Eppure era iniziata nel migliore dei modi.

Nella poi tristemente nota Cogne, sede della prima parte del ritiro granata, si gioca la più classica delle partitelle in famiglia, titolari contro riserve. Simone ed Emanuele fanno coppia in attacco nel Torino «B», ispirati dal brasiliano Pinga. Tiribocchi è reduce da una stagione a Siena, 8 gol in Serie B, mentre Calaiò ha contribuito al ritorno del Toro in A con due gol: hanno fame d'imporsi, e si vede. Finisce 4-2 per loro, tre gol di Simone ed uno di Emanuele, ma il calcio d'estate è più bugiardo di Pinocchio. Il campionato incomincia, e per questi due bomber in erba c'è spazio solo in panchina, sette spezzoni di gara in due. A gennaio il ritorno in cadetteria, Calaiò a Terni e Tiribocchi ad Ancona. In sei mesi al Torino giocano assieme una volta sola, in Coppa Italia contro la Sampdoria: al «Delle Alpi» finisce 2-2, Tiribocchi va anche a segno. Non faranno mai più coppia in attacco, ma almeno continuano con le doppiette, sia di gol che di promozioni.

E se Preziosi volesse stupire tutti? Con Zeman al Genoa ci riuscirebbe davvero...



Euforico per via dell'incredibile successo nel derby, Enrico Preziosi si lasciava andare ad una promessa sotto la Gradinata Nord: “Vi stupirò!”. Come? Annunciando il nome dell'allenatore che rimpiazzerà Ballardini, cui neppure la vittoria contro la Samp è bastata per ottenere la riconferma. Sotto la Lanterna circola il nome di Malesani da oltre un mese, e recentemente s'era aggiunto pure Sannino, il teorico del “vaffa” e soprattutto l'architetto del doppio salto del Varese. Ma Preziosi ha smentito, annunciando di aver già preso una decisione pur non potendo comunicarla. Perché? Forse perché il campionato di Lega Pro non si è ancora concluso...

Già, perché a Foggia recentemente sono cominciate a circolare voci molto curiose, seguite da alcune dichiarazioni dei diretti interessati quanto meno equivoche. In particolare, nella città pugliese si avanza l’ipotesi che Zdenek Zeman, ritornato sulla panchina del Foggia la scorsa estate sedici anni dopo la fine di Zemanlandia, al termine dell'incontro contro il Cosenza che chiuderà l'onesto campionato dei Satanelli sia pronto ad annunciare l’addio, cedendo alle lusinghe provenienti da A e B.

Si parla del Bari, alla ricerca di un allenatore capace di lavorare con i giovani, ma pare che in realtà l'uomo da Praga sarebbe pronto ad imboccare la strada che lo condurrà sulla sponda rossoblu di Genova. Certo, il ritiro a Campo Tures (storica meta estiva zemaniana) è già stato fissato, ma le parole del presidente rossonero Casillo suonano durissime: “Questa squadra si fonda sulla competenza del il direttore sportivo Peppino Pavone, al di là del futuro di Zeman”.

Ancora un po' di pazienza, ed il mistero verrà svelato. Che Preziosi sia davvero pronto a lanciare il nuovo gioco di società “Zemanlandia”?

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

martedì 10 maggio 2011

Il Punto sulla Lega Pro, Prima divisione Gir.B - Barletta e Gela conquistano la salvezza matematica



COS’È SUCCESSO - La Juve Stabia passeggia (4-1) su una Lucchese ormai appagata dalla conquista della salvezza, così come il Barletta, che si guadagna la permanenza in Prima Divisione pareggiando 0-0 a Lanciano. Pari anche in Viareggio-Pisa (apre Fanucchi, risponde Fiale), mentre Minesso risolve Andria-Cavese in favore dei padroni di casa.

IL TOP - Con il cuore, il Foligno porta a casa un punto preziosissimo contro il Benevento. Sotto di due gol (Evacuo e Clemente) i «Falchetti» rimontano nello spazio di un minuto con Sciaudone e Coresi. Ed ora, contro la Cavese nell'ultimo turno, avranno a disposizione due risultati su tre per evitare la retrocessione diretta.

IL FLOP - Allo «Zaccheria» vince la noia: 0 a 0 tra Foggia e Taranto, in un derby scosso unicamente dalla traversa centrata da Insigne ed il palo colpito da Farias.

LA SORPRESA - Una Nocerina ormai con la testa alla Serie B cade sul campo del Gela, aritmeticamente salvo con una giornata d'anticipo. Apre Galizia, di testa, e sempre di testa risponde il padrone di casa Scopelliti, mentre Cunzi fissa il risultato sul 2-1 nella ripresa.

TOH, CHI SI RIVEDE - L'Atletico Roma è inarrestabile, da quando in panchina siede Chiappara: 13 gol nelle ultime tre partite, tutte vinte. Grande protagonista del 4-1 rifilato al Cosenza è Daniele Franceschini, autore di una doppietta, che ritrova la via della rete dopo quasi tre anni (l'ultimo gol in Samp-Chievo 1-1 del 21 settembre 2008). Per i capitolini a segno anche Ciofani e Mazzeo, mentre il gol della bandiera per gli ospiti porta la firma di Biancolino.

LA CHICCA - Nicola Mancino, che ha da tempo polverizzato il proprio record stagionale di gol, segna come un centravanti: 5 reti nelle ultime 3 partite, 13 totali in questa stagione. Contro la Ternana arriva un'altra doppietta, cui va dato ampio risalto per via della pregevole fattura della seconda rete. E poco importa che agli aretusei non basti per portare a casa i tre punti (Tozzi Borsoi e Sinigaglia fissano il risultato sul 2-2) perché una stagione incominciata malissimo sta per concludersi con un'agevole salvezza.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

mercoledì 4 maggio 2011

Lanzaro, l'anti-Mourinho

http://blog.guerinsportivo.it/wp-content/uploads/2011/05/Lanzaro-539x404.jpg

Nel biennio trascorso in Italia, mai José Mourinho aveva conosciuto la sconfitta casalinga: 38 partite, vittoria o pareggio, nessun’altra opzione contemplata. Da Inter-Catania 2-1 del 13 settembre 2008 ad Inter-Chievo 4-3 del 9 maggio 2010 nessun calciatore italiano era stato capace di uscire da San Siro con i tre punti in saccoccia. Poi sulla panchina nerazzurra si è seduto Rafa Benítez, e l’imbattibilità casalinga è andata a farsi friggere nel derby d’andata, perso 1-0. Nel frattempo, José da Setúbal ha scelto Madrid e il Real Madrid. Ovviamente, la striscia d’imbattibilità è proseguita al Bernabéu: 14 partite e altrettante vittorie, fino al 2 aprile, quando Miguel de las Cuevas ed il suo Sporting Gijón la interrompono dopo oltre 9 anni e 150 partite (125 vittorie, 25 pareggi). Infranto il tabù, a Saragozza si son detti: e se ci provassimo anche noi? Ci hanno provato, e ci sono anche riusciti, guidati da Ángel Lafita: due gol ed un rigore procurato.

In campo per 64 minuti, prima di lasciare il posto a Pintér, c’era anche un italiano. Maurizio Lanzaro, il primo azzurro – anche se l’azzurro non l’ha mai assaggiato, limitandosi all’azzurrino delle varie selezioni giovanili – a vincere in casa di Mourinho. Al secondo tentativo, però: il 22 marzo 2009 guidava la difesa della Reggina, uscita sconfitta 3-0 da San Siro. Lui, che di Reggio Calabria è cittadino onorario dal 27 maggio 2007 in segno di riconoscimento per la clamorosa salvezza ottenuta nonostante gli 11 punti di penalizzazione nel 2006-07, è riuscito a togliersi questo sfizio. Col brivido, perché un suo intervento su Kaká stava per costare carissimo al Saragozza di Aguirre, un triennio sulla panchina dell’Atlético Madrid che avrà reso ancor più succulenta la vittoria. Per fortuna di entrambi, l’arbitro Ayza Gámez ha lasciato proseguire, e adesso sia Lanzaro che Aguirre che Matteo Contini, l’altro italiano d’Aragona, possono tirare un sospiro di sollievo guardando la classifica, che vede il Saragozza quasi salvo a quota 39.

Una salvezza che sarebbe l’ennesima in carriera per questo difensore nato ad Avellino il 14 marzo ’82, esattamente tre mesi prima che l’Italia incominciasse il proprio cammino nel mondiale spagnolo pareggiando 0-0 contro la Polonia al «Balaídos» di Vigo. E se al Celta, momentaneamente terzo in Segunda División, riuscirà il salto nella Liga, allora Lanzaro avrà l’occasione di giocare in quello stadio per un curioso intreccio del calcio e della vita.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

martedì 3 maggio 2011

Il Punto sulla Lega Pro, girone B: Harakiri Foggia, Zeman fuori dai playoff, per Taranto e Benevento invece sono certi



COS’È SUCCESSO - Il Siracusa riacciuffa il Taranto al 90' con Ignoffo, ma ai rossoblu va bene comunque: i play-off sono ormai certi, lo conferma la matematica. Ed è sempre la scienza dei numeri a far felice la Lucchese, salva dopo il 2-0 sul Lanciano (in rete Grassi e Crocetti). 0-0 tra Barletta e Gela, ma il dominio dei biancorossi è indiscutibile. A Pisa, Obodo pareggia il gol segnato da Ceppitelli in apertura, e Fanucchi completa - su rigore - la rimonta ai danni dell'Andria.

IL TOP - La cura Chiappara funziona, eccome. L'Atletico Roma va a vincere sul campo della Ternana nonostante il calcio di rigore sbagliato da Ciofani, cui rimediano Miglietta e Mazzeo, prima che Tozzi Borsoi regali una minima speranza ai suoi tifosi marcando l'1-2 a tempo ormai praticamente scaduto. Capitolini terzi in classifica.

IL FLOP - Il Foggia di Zeman regala gol, emozioni, e punti agli avversari. A beneficiare dell'inesperienza dei Satanelli è il Benevento, che porta a casa il successo in una partita rocambolesca. Sau porta in vantaggio i suoi, quindi Farias raddoppia, ma Clemente accorcia le distanze dal dischetto in chiusura di primo tempo. Incomincia la ripresa e Farias fa 3-1, cui subito risponde Evacuo, ma l'espulsione di Siniscalchi sembra chiudere la partita, vinta invece dai padroni di casa, che con D'Anna ed Evacuo ribaltano il risultato. Ed emanano i primi verdetti: Foggia fuori dai play-off, e Benevento aritmeticamente secondo in classifica.

LA SORPRESA - Aggrappata con le unghie e con i denti alla categoria, la Cavese si aggiudica uno dei tanti derby campani che il girone offre battendo 2-0 la Juve Stabia. Questo successo consente agli «Aquilotti» di continuare ad inseguire una salvezza ancora possibile: il Foligno (sconfitto 3-1 in casa della Nocerina) dista un punto solo, il Viareggio due, e mancano ancora 180' al termine della stagione regola.

TOH, CHI SI RIVEDE - Il 2-0 della Cavese porta le fime di Camillo Ciano e Vittorio Bernardo. Per il bomber di Marcianise si tratta del primo gol segnato nel 2011, che interrompe un digiuno lungo 16 partite.

LA CHICCA - Al «San Vito» ci si gioca la permanenza in Prima Divisione, e Calamai provvede a far prendere un bello spavento ai padroni di casa del Cosenza. Sotto di un gol all'intervallo, De Rosa butta nella mischia Degano, che risolve la partita con una doppietta. Non ne segnava una da Spezia-Piacenza 3 a 3 del 12 gennaio 2007, in Serie B.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com