giovedì 27 ottobre 2011

Calcio d'angolo - Arriva il vento del Levante

Liga BBVA: Levante-Real Sociedad: Valmiro Lopes 'Valdo'

Real Madrid o Barcellona, Barcellona o Real Madrid. Di solito Barça. Spanish Premier League. Quest'anno, però, le cose vanno meglio del previsto: a Valencia, soffia piacevole una brezza. Vento di Levante, vento del Levante: aria nuova per una Liga ormai divenuta sinonimo di «diarchia». Primo in classifica con 23 punti, imbattuto, Real Madrid (sconfitto 1-0 alla quarta giornata) e Barcellona sono - per ora - costretti ad inseguire. Io, personalmente, mi auguro che quest'inseguimento duri il più a lungo possibile, e - magari - aggancio e sorpasso non si concretizzino mai.

Un sogno, solo un sogno. Già contro la Real Sociedad, c'è voluto un «zurdazo» di Rubén, da 40 metri e ormai tre minuti oltre il novantesimo, per conservare il primato in graduatoria. Prima o poi, Juan Ignacio Martínez e i suoi uomini si sveglieranno, o verranno svegliati dalla furia dei due cannibali plurimilionari. Intanto, godiamoci quest'avvio e sfruttiamolo per una saporita rievocazione.

Siamo nel 2002-03, e a San Sebastián si forma una strana coppia. Darko Kovačević, centravanti serbo originario della Voivodina, dopo tre stagioni spese in Italia (Juventus e Lazio, senza lasciare un ricordo indelebile) fa ritorno nei Paesi Baschi. All'«Anoeta», Darko fa la conoscenza di Nihat Kahveci. Turco, smilzo, 23 anni neppure compiuti ed un semestre trascorso a San Sebastián prima di andarsi a conquistare il terzo posto ai Mondiali nippocoreani. Raynald Denoueix, l'allenatore francese, reduce da titoli vari con il Nantes in Ligue 1 oltre che dall'amaro esonero, vede scoccare una scintilla: 43 gol in due, 23 a 20 per il turco, ed il 15 giugno 2003 ci sono loro in testa alla classifica. È la trentasettesima giornata, la penultima. Il Celta Vigo, in lizza per il quarto posto che significherebbe Champions League per la prima volta nella storia della società, vede piombarsi in casa la strana coppia. Mostovoi è spietato, segna due gol e - mentre il Real fa a polpette l'Atletico nel derby, 4-0 - costringe Nihat (doppietta anche per lui, quella notte) e compagni a vedersi scavalcare dagli allora «Galacticos». Una settimana dopo, gli «Zidanes y Pavones» vincono il campionato.

Son sicuro che, a Levante, firmerebbero comunque per vivere una stagione simile a quella Real Sociedad. Doloros(issim)o epilogo compreso.


Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

domenica 23 ottobre 2011

Calcio d'angolo - Balotelli porta il fuoco in campo, Mancini li sa far giocare: il City non è più solo un'accozzaglia di campioni

EPL - Manchester United v Manchester City,Edin Dzeko and Aleksandar Kolarov


Fuochi d'artificio, in casa ed anche sul lavoro, per Mario Balotelli. Prima rischia di mandare in fumo se stesso e la lussuosa villa di Macclesfield in cui risiede, poi brucia sul tempo i difensori del Manchester United nel derby cittadino e sigla una doppietta. La partita prende una strana piega, anche a causa dell'espulsione di Evans - provocata da Balotelli, of course - e alla fine il tabellone dice 6-1 per la metà «blue» di Manchester. Che ora, oltre che ricca, è pure la più seria candidata alla conquista del titolo in Premier League. Ma lasciate che mi spieghi, dato che siamo al 23 di ottobre e di gol e parate e calci di rigore ed espulsioni ne vedremo una miriade, da qui al termine della stagione.

La ricchezza, dello sceicco Mansour e consueguentemente della rosa, innanzitutto. Il rapporto tra qualità e quantità dei calciatori a disposizione di Roberto Mancini non ha eguali, neppure il Barça «illegale» - non per Javi Varas, poliziotto coi guantoni - può vantare un tale numero di campioni. Certo, può capitare che Fàbregas assaggi la panchina, ma se in difesa Piqué e Puyol mancano, son guai per Guardiola... Forse solo il Real Madrid può vantare un simile numero di campioni con indosso la stessa, stupenda maglia (in special modo quella nera con rifiniture dorate, sfoggiata nel massacro de «La Rosaleda»), ma gioca in un campionato differente, ed il City pare ancora acerbo per puntare alla Champions League.

Difatti, io mi son limitato al campionato inglese. Perché se è vero che una volta varcato il Canale della Manica i Citizens vanno sistematicamente in svantaggio (tre su tre nel girone eliminatorio), in casa loro fanno la voce grossa. E le avversarie non fanno più così paura. Liverpool ed Arsenal, cui di grande rimane ormai - purtroppo - il solo nome, sono più vicine alla zona retrocessione che alla vetta della classifica. Al cui inseguimento, ecco Manchester United e Chelsea. I primi, son partiti col freno a mano tirato anche in Europa: due pareggi, il secondo agguantato per i capelli in Svizzera, e una vittoria di rigore contro l'Oţelul Galaţi; il Chelsea, che pure si gode la Champions, ha già accumulato 6 punti di ritardo in campionato, e i nervi paiono parecchio tesi, a giudicare dalla doppia espulsione rimediata nel derby londinese con il QPR, perso 1-0.

Infine, il gioco. Mancini, che pure da noi è ricordato più per il mediano (Stankovic, solitamente) travestito da rifinitore posto in pressione sul regista avversario, ha dato a questa squadra un'identità tattica precisa. Il gol dev'essere il coronamento di un azione, non frutto di casualità. E l'azione, vista la qualità degli intrepreti - Silva, che gioia per gli occhi - e gli investimenti dello sceicco, dev'essere quanto più bella possibile. Sin qui, risultati e fatti stanno dando ragione al tecnico. Che, se le mie previsioni sono esatte, tra qualche mese potrà festeggiare il primo successo in Premier League.


Antonio Giusto


Fonte: Goal.com

martedì 18 ottobre 2011

Calcio d'angolo - A Napoli manca sempre uno per fare trentuno

Walter Gargano - Napoli (Getty Images)

Stasera c'è il Bayern Monaco di scena al San Paolo, record d'incasso (circa 2 milioni e mezzo di euro, biglietti esauriti con largo anticipo) e persino 100 bagni chimici installati per l'occasione, proprio come vuole l'UEFA. Ma Francesco non sarà presente allo stadio. Tra gli oltre 60mila che sono riusciti ad accaparrarsi un biglietto per l'attesissimo incontro, lui non c'è: io, che ho raccolto il suo sfogo, vi racconto come mai.

«La notizia della vendita scaglionata dei biglietti mi aveva piacevolmente sorpreso», mi racconta, poi, dopo un riferimento a Napoli-Liverpool della scorsa Europa League, riprende: «niente code chilometriche, chi è interessato ad un determinato settore ha vita facile. Convinto che le cose siano destinate ad andare così, per un giorno rinuncio all'università e mi reco in ricevitoria». Che giorno è? Martedì 11 ottobre, quello in cui, teoricamente, si apre la vendita dei biglietti per i «distinti superiori»: dopo ore di fila, figlie anche del malfunzionamento dei terminal, è turno di Francesco. Il quale, oltre a scoprire che i biglietti per il settore agognato sono già terminati, si becca una sonora risata in faccia, contornata dalle seguenti parole: «I biglietti per i "distinti superiori" li stiamo stampando da questa notte, è ovvio che siano esauriti». Francesco chiede allora delle curve, per i biglietti dovrebbero teoricamente essere messi in vendita dal giorno successivo; la risposta, è di quelle che fan cascare le braccia: «Finiti anche quelli», e un'altra risata.

E qui Francesco mi mette al corrente di una verità scomoda: era sufficiente «prenotarsi», ovvero presentarsi in tabaccheria con qualche giorno d'anticipo e cinque euro di «bonus» per prenotare in tranquillità biglietti che sarebbero poi stati stampati mentre l'interessato dedicava il tempo che le infinite code gli avrebbero rubato a qualcosa di più edificante. Qualcuno obietterà che si tratta di voci, ma anche a Francesco - che non è un nome di fantasia - è capitato di ricorrere a quest'espediente: contro l'Udinese, nello scorso campionato, acquistò ben sei biglietti con due settimane d'anticipo e cinque euro di quello che mi sono permesso di chiamare «bonus». Il tutto senza mostrare alcun documento, né sentirsi dire che di biglietti se ne può acquistare uno a testa.

Riepilogando: record d'incassi per il Napoli, e San Paolo esaurito. Si preannuncia una magica notte di calcio, al sapore di Champions League, e Francesco sarà a casa sua. Così come molti altri tifosi che - qualcuno direbbe: ingenuamente - si son sorbiti ore e chilometri di fila, per ritrovarsi con un pugno di mosche. A Napoli manca sempre uno per fare trentuno.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

domenica 16 ottobre 2011

Calcio d'angolo - L'Interaccia, scritta di getto

Giampaolo Pazzini - Inter (Getty Images)

Scrivo di getto, dopo l'ennesima sconfitta subita dall'Inter. L'«impresa», ché ormai va virgolettata, è del Catania, ma forse di impresa (interista) si sarebbe trattato in caso di vittoria, ecco. Cambiasso e il suo gol sono un'illusione, così come i 6 punti messi in cascina da Ranieri nelle prime due uscite: una scossa lievissima, buona giusto per risollevare gli animi dei più ottimisti ed occupare le prime pagine dei quotidiani sportivi. Una volta tornati al lavoro dopo la sosta, con un Forlan in meno, ecco la nuova-vecchia Inter.

L'impressione, che l'andare del calendario stra tramutando in certezza, è che la colpa non fosse esclusivamente di Gasperini. Né di Ranieri, che pure sta provando a plasmare la squadra. Ecco, la squadra: è stanca. Stanchissima, sia psicologicamente che sul piano fisico, e guardando la carta d'identità non potrebbe essere altrimenti. Al Cibali, dove un'Inter allo sbaraglio non fa più clamore, si è - per l'ennesima volta - ammirato un triste spettacolo: una volta in svantaggio, la fioca reazione di quelli con la banda trasversale nerazzurra sul petto serve solo a mortificarne i tifosi.

Tifosi, ed opinionisti vari, che dopo la débâcle figlia dell'errore di Rocchi si erano scagliati contro la classe arbitrale, si ripeteranno probabilmente all'indirizzo di Orsato, reo di aver estratto dal taschino - anziché dal canonico cilindro - un rigore, corredato dall'ammonizione di Castellazzi, che definire «dubbio» è eufemistico. I fantasmi di Calciopoli torneranno ad aleggiare in radio e tv, ma fino ad un paio d'anni fa l'Inter, anche se ridotta in 9 per 45 minuti, vedeva il proprio condottiero mimare le manette e la propria porta rimanere inviolata, anche contro la Samp (quarta a fine campionato, mica bruscolini) di Delneri, quella di Cassano&Pazzini insomma, anche se Cassano quella sera lì non era in campo. Ecco, quell'Inter tirava fuori gli attributi e, in un modo o nell'altro, raggiungeva il proprio obiettivo anche se penalizzata dall'arbitro.

Tornando al campo, ed anzi virando in panchina, i più catastrofici giù pregustano una riedizione della tragicomica campagna '98-99: Simoni, Lucescu, Castellini ed infine Hodgson si avvicendarono su una panchina incredibilmente scomoda. Al 15 ottobre del 2011 siamo a due, Gasperini e Ranieri: più allenatori che vittorie, non è un buon segno. Che Interaccia.
Inserisci link
Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

lunedì 3 ottobre 2011

Calcio d'angolo - Prandelli mi ha sorpreso. In negativo

Cesare Prandelli - Italy (Getty Images)

Più provinciale che mai, la Juventus di Conte ha stregato tutti. Prandelli compreso. Prima di passare alle convocazioni del cittì, «finalmente» discutibili, una breve parentesi bianconera. Perché questa squadra, che corre quanto un Novara qualsiasi - senza nulla togliere al Novara - e guida la classifica come quando in panchina c'erano Lippi o Capello, e dietro la scrivania qualcuno che evito di citare perché di tuffarmi in polemiche decrepite non ho voglia.

Ritornando sul rettangolo verde, i dubbi su questa Juventus - che vuole e può diventare grande - sono legati prevalentemente alla tenuta fisica della squadra: a Pirlo pare sia stato impiantato un terzo polmone, mentre Marchisio si è svegliato dopo un biennio di profondo sonno, e Vidal sta confermandosi sugli elevatissimi livelli raggiunti in Germania (dove, però, andava in doppia cifra). Finché avranno fiato loro, così come gli esterni - Pepe e Giaccherini meglio di Krasic ed Elia, sin qui - la Juventus potrà continuare a rincorrere un piazzamento onorevole, perché lo scudetto non è ancora alla sua portata, nonostante il discreto vantaggio sin qui accumulato sulle deludentissime milanesi.

Veniamo a Prandelli, che ha trapiantato in Nazionale ben sei juventini: Buffon, Pirlo, Marchisio, Chiellini, Barzagli e Bonucci. Quest'ultimo, assieme a Cigarini, rappresenta la modesta novità per un allenatore che per la prima volta snobba il campionato ed i suoi verdetti. Uno su tutti: dopo averci illuso, poco più che ventenne nel Pisa di Ventura, Alessio Cerci è finalmente diventato grande. In tutti i sensi, perché a 24 anni sta finalmente esprimendo il proprio potenziale, spaccando partite e macinando chilometri e infilando portieri con la maglia della Fiorentina, cui ha sin qui regalato 4 gol in 6 partite tra campionato e Coppitalia. All'ala destra, nel 4-3-3 che inizialmente Prandelli sognava, non sfigurerebbe di certo, e Cassano o Balotelli non darebbero di matto - anche se, con due così, il rischio c'è sempre - se dovessero ritrovarsi ad agire qualche metro più in là.

Il gradito e meritato ritorno di Barzagli, infine, è motivato da un avvio di campionato decisamente fruttuoso per il difensore centrale toscano, mentre la presenza del collega e compagno di spogliatoio Bonucci stupisce per il motivo opposto: una partita appena giocata per intero, contro il Milan, e neppure senza sbavature. Bocchetti, autore di una curiosa doppietta russa, si perplime. Lo stesso vale per Campagnaro, «nuovo italiano» come Schelotto - che inizio con l'Atalanta!, e può coprire l'intera corsia destra - neppure preso in considerazione da Prandelli. Che, per una volta, è riuscito a sorprendermi. In negativo.


Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

domenica 2 ottobre 2011

Calcio d'angolo - I cinquant'anni di Mazzarri

Walter Mazzarri - Napoli (Getty Images)

Se gli avessero detto che il più bel regalo per i cinquant'anni gliel'avrebbe fatto un arbitro, proprio a lui che con chi usa il fischietto non ha mai avuto un rapporto idilliaco, sono certo che vi avrebbe mandato - neppure troppo cordialmente - a quel paese. Eppure, Gianluca Rocchi da Firenze, che non è l'ultimo arrivato: oltre 100 partite dirette in A ed un cartellino munito di passaporto dal 2008, ha omaggiato Walter Mazzarri ed il suo tutt'altro che bisognoso Napoli di un rigore inesistente, condito dall'opinabile espulsione di Obi. Il tutto dopo 40, gradevolissimi minuti di gioco, durante i quali le squadre si erano affrontate a viso aperto, mantenendo le promesse di una gara avvincente. Poi, sopra di un gol ed un uomo, il Napoli ha azzannato la partita alla giugulare, uccidendola lentamente ed incrementando in vantaggio grazie al pisolino di Nagatomo.

Il mio scopo principale, però, non è quello di criticare l'operato di Rocchi: ci penseranno le infinite e spudorate moviole, stavolta per molto più della canonica settimana, data la sosta del campionato e la penuria di spunti. A me va semplicemente di fare i complimenti a Mazzarri, il cui Napoli si trova ora in vetta alla classifica - in attesa di Udinese e Juventus, va precisato - con 10 punti, perché l'operato del tecnico toscano diventa sempre più incredibile.

Due anni fa - giorno più, giorno meno - un Napoli sostanzialmente identico a quello sceso in campo ieri sera, che però vanta un Inler in più, aveva racimolato la miseria di sette punti in altrettante partite, sotto la guida di Donadoni. Oggi, ecco Mazzarri e la squadra che ha potuto plasmare a propria immagine e somiglianza calcistica in vetta alla classifica della Serie A, con un complessivo 6-1 inflitto alle milanesi e la crescente convinzione che la formazione favorita per la scudetto sia proprio quella con la «N» sul petto.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com