giovedì 31 marzo 2011

Il Punto sull'Italia - Bene, ma manca l'amalgama. E Balotelli...

L'Italia festeggia la vittoria sull'Ucraina (Getty Images)

L'amichevole di Kiev porta un piacevole successo, il gracchiare delle radioline due buone notizie: è pareggio in Estonia-Serbia, così come tra Irlanda del Nord e Slovenia. Insomma, l'Ucraina ci ha portato bene, speriamo sia così anche tra un anno.

COSA VA - Un'Italia diversa, in cui quattro assaggiano per la prima volta l'azzurro (Matri, Gastaldello, Astori e Parolo) soffre in avvio, ma merita la vittoria. In contropiede, quando gli ucraini ci concedono praterie, arriva il raddoppio di Matri - ben assistito da un delizioso Giovinco - ed un'occasionissima per Rossi che nel primo tempo prima sciupa, poi emula l'omonimo ed assai più celebre Paolo detto «Pablito» firmando l'1-0 con una zampata mancina.

COSA NON VA - Manca l'amalgama, è inutile negarlo, e come imparò Massimino (venticinque anni di presidenza del Catania, a lui è intitolato lo stadio etneo) non la si può certo comprare al mercato del calcio. Però, con il passare dei minuti, la si può trovare: l'avvio azzurro è balbettante, fortunatamente con il passare dei minuti le cose cambiano.

TOP&FLOP - Giovinco entra e dà spettacolo, mentre Astori paga la pochissima esperienza internazionale Matri bagna l'esordio con un gol, Rossi raggiunge quota 5 in azzurro, Gilardino resta a secco. Santon spinge, ma difende poco e quasi mai bene.

CONSIGLI PER IL MISTER - Un solo suggerimento a Prandelli, dar fiducia ad Astori. L'espulsione è figlia dell'inesperienza e dell'ingresso a freddo, non può chiudergli le porte della Nazionale.

IL FUTURO - Il 3 giugno si attende l'Estonia, nel frattempo Prandelli dovrà cercare di recuperare un Balotelli in caduta libera.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

sabato 26 marzo 2011

Il Punto sull'Italia - Una vittoria che ci spinge verso Euro 2012, ma ora recuperiamo De Rossi e Balotelli

Cassano abbraccia Thiago Motta dopo il suo goal alla Slovenia (Getty Images)

Giunta a metà del cammino nel gruppo C, l'Italia di Prandelli può guardare con fiducia ad Euro 2012: tre delle restanti cinque partite verranno infatti giocate nella Penisola (contro Estonia, Slovenia e Irlanda del Nord) mentre in trasferta alla formalità chiamata Isole Fær Øer si aggiungerà la Serbia.

COSA VA - Il cittì azzurro ha dato libero sfogo alla propria creatività proponendo un rombo di centrocampo privo di incontristi. Thiago Motta in regia, Montolivo ed Aquilani interni, quindi Mauri dietro le punte: una goduria finché la palla è in controllo degli Azzurri, poi basta.

COSA NON VA - Quando infatti la sfera passa nei piedi degli sloveni, l'Italia è in evidente difficoltà: un recupero immediato è difficilmente praticabile, e così spesso l'intera squadra rincula pericolosamente.

TOP&FLOP - Thiago Motta decide l'incontro con un sinistro chirurgico, mentre Maggio dimostra di non aver dimenticato come si fa il terzino: tanta spinta, ed una perfetta diagonale su Novakovič nel primo tempo. Pazzini e Cassano, però, in azzurro non riescono a ritrovare l'intesa doriana, mentre Mauri è a tratti troppo lezioso, finendo con l'incidere poco.

CONSIGLI PER IL MISTER - Si possono escludere Balotelli e De Rossi per ragioni etiche per una partita di qualificazione con la Slovenia, non certo per un Europeo. O almeno così mi auguro: privarsi di due simili giocatori perché indisciplinati nei rispettivi club (non in azzurro, perché in quel caso sarei pienamente d'accordo) è un azzardo.

IL FUTURO - Martedì prossimo si va a Kiev per affrontare l'Ucraina in amichevole. Il test sarà utile a Prandelli per testare chi non ha trovato spazio contro la Slovenia e magari ripetere l'esperimento del centrocampo senza filtro, perfettamente riuscito per ora solo in fase d'attacco.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

venerdì 25 marzo 2011

L'italiano di Mudingayi



Oggi Sky Sport 24, nella persona di Marco Nosotti, ha fatto una capatina a Casteldebole. La notizia, ovviamente, l'ha data Marco Di Vaio: manca solo la firma sul contratto che lo legherà al Bologna fino al giugno 2013, ma ciò che mi ha colpito è stato altro. Col calcio magari c'entra poco, ma Gaby Mudingayi parla un italiano praticamente perfetto, visto e considerato che si trova nel nostro paese dal gennaio 2004 (quano il Torino lo prelevò dal Gent). Sette anni non sono pochi, ma il centrocampista belga si esprime in maniera assai migliore di tanti colleghi nati e cresciuti nello Stivale: complimenti.
a.g.

mercoledì 23 marzo 2011

Morgan De Sanctis, il Napoli ha un filosofo

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L’azzurro, per Morgan De Sanctis, è di due diverse tonalità. Perché tra l’«azzurro Napoli» e l’«azzurro Italia» c’è di mezzo la carta d’identità, chiarissima alla voce «nato il»: 26 marzo 1977, domenica prossima parerà da trentaquattrenne. Prandelli è stato categorico, punterà sui giovani e quindi spazio a Sirigu e Viviano, ma De Sanctis la prende con filosofia – ovvio: dopo la maturità scientifica s’iscrisse a Chieti per approfondire la conoscenza di Platone e Nietzsche – e si concentra sul suo Napoli, che domenica sera gli ha regalato l’ennesima gioia: Cagliari battuto, così come il record d’imbattibilità casalinga del «Giaguaro» Luciano Castellini (763 minuti nel campionato ’81-82). Per Morgan 799′ senza prendere gol tra i pali del San Paolo, dal 27 novembre scorso (4-1 al Bologna, in rete Meggiorini) alla segnatura di Acquafresca, senza contare le partite concluse a reti inviolate in Europa League e Coppa Italia.
Bell’impresa, ma Slovenia-Italia la seguirà in poltrona. Non una novità per l’estremo difensore, il cui rapporto con la Nazionale è sempre stato complesso nonostante un rendimento con pochi eguali in Serie A. Mai preso in considerazione da Trapattoni, l’esordio è arrivato a 28 anni contro l’Islanda, il 30 marzo 2005. Sulla panchina azzurra sedeva Lippi, cui De Sanctis deve l’esordio in A: Juventus-Lazio 0-1, 6 dicembre 1998, Peruzzi e Rampulla infortunati ed il tecnico viareggino regala al portiere della Primavera juventina la prima presenza nella massima serie.
Dalla Primavera alla prima squadra, un tragitto tortuoso già affrontato dal portiere di Guardiagrele quando vestiva la maglia del Pescara, dove era arrivato dopo che mamma Sara aveva rifiutato un’offerta del Vicenza perché troppo lontano da casa. Scelta azzeccata, dato che a 17 anni e 213 giorni, il più giovane nella storia della cadetteria tra chi indossa i guantoni, Morgan debutta in B sostituendo Gianpaolo Spagnulo. Che, infortunato come il collega Nello Cusin, lascia spazio a questo ragazzo impertinente anche la domenica successiva contro il Venezia, ed ecco che il portierino – per l’età, non per il fisico – para un rigore a Bobo Vieri e col pallone ancora tra le mani va a gridargli: «Se ne tiri altri dieci te li paro tutti!». Conquistato il posto in squadra e la fiducia dell’allenatore Rumignani, perde entrambi all’indomani di un 1-4 con la Salernitana datato 27 novembre. Poi sulla panchina del Pescara si siede Francesco Oddo, padre del Massimo in forza al Milan, che dà a De Sanctis la fiducia necessaria per esplodere: altri due campionati al Pescara, poi la Juve sgancia 10 miliardi per assicurarselo, quindi Udinese, l’esilio volontario in Spagna e Turchia ed il ritorno in Italia con la maglia del Napoli. Colorata dell’azzurro che più piace a Morgan De Sanctis, anche se un Francesco Oddo sulla panchina dell’Italia gli avrebbe fatto davvero molto piacere.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

martedì 22 marzo 2011

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - Zeman offre spettacolo sotto gli occhi dell'allievo Delio Rossi


COS’È SUCCESSO - Evacuo decide il posticipo: Benevento-Pisa termina 1-0, ma la Nocerina (vincente contro la Ternana, in gol Negro) continua la propria marcia conservando 13 punti di vantaggio. Finisce 1-0 anche Lanciano-Siracusa: il gol di Titone consente ai padroni di casa il sorpasso in classifica sui «Leoni» siciliani. Il primo gol stagionale di Carloto, brasiliano da sempre in Italia, regala alla Lucchese una preziosa vittoria contro la Cavese, fanalino di cosa.

IL TOP - Per accorgersi dell'arrivo della primavera è sufficiente guardare agli ultimi risultati conseguiti dallo spumeggiante Foggia di Zeman, quattro vittorie ed un pari nelle ultime cinque partite. I Satanelli vanno al doppio della velocità degli avversari, piacevole consuetudine per le squadre del boemo in questo periodo dell'anno, ed a farne le spese stavolta è l'Atletico Roma: in vantaggio con Mazzeo salvo poi subire la rimonta di Sau (doppietta, 17 in campionato) ed Insigne (giunto a quota 16).

IL FLOP - Andria a picco: quarta sconfitta consecutiva. Al «Menti» di Castellammare la Juve Stabia vince 3-1 ed agguanta la terza piazza grazie ai gol di Albadoro (doppietta) e Corona, in mezzo ai quali fa capolino il momentaneo pareggio di Moro. A parziale discolpa dei biancazzurri va detto che racimolare un gran numero di punti contro Nocerina, Lanciano, Foggia e Juve Stabia - ultime quattro avversarie - non era impresa facile, ma invertire la tendenza sarà necessario per evitare i play-out.

LA SORPRESA - Il Viareggio interrompe con Bocalon una striscia perdente casalinga che durava da quattro gare. I bianconeri, passati in svantaggio (per il Gela in gol Docente) sono bravi nel pareggiare i conti, ma devono schiodarsi dal penultimo posto occupato in classifica.

TOH, CHI SI RIVEDE - Daniele Gregori torna in campo dal primo minuto dopo aver sconfitto il più ostico degli avversari, un tumore al testicolo. Gregori, 15 presenze in A con il Como nel 2002-03, aveva già messo piede in campo dopo l'intervento contro l'Atletico Roma il 6 febbraio, ma con la gran prestazione registrata contro il Cosenza (0-0 il risultato finale) lo si può considerare nuovamente un calciatore a tutti gli effetti. Bentornato!

LA CHICCA - Delio Rossi si concede una domenica di relax allo «Zaccheria» di Foggia, tana del suo maestro Zeman.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

domenica 20 marzo 2011

Ronaldo a 17 anni

Ho recentemente scritto un articolo su Ronaldo per Calcio 2000, e mi sono imbattuto in una partita contro il Bahia disputata nel novembre 1993. Il Fenomeno ha compiuto 17 anni da due mesi, godetevelo.

sabato 19 marzo 2011

I nuovi Nakata



Nel 1994 Kazuyoshi Miura si dimezzava l'ingaggio pur di vestire la maglia del Genoa, diventando così il primo calciatore giapponese a giocare in Europa, salvo poi fare ritorno in Giappone al termine del campionato, deluso dall'esperienza italiana. Oggi, invece, ragazzi che di Kazu potrebbero essere i figli invadono l'Europa, novelli Holly e Benji scovati nel Paese del Sol levante dagli osservartori europei e destinati a far fortuna nel Vecchio Continente. Keisuke Honda ed i suoi temibili calci di punizione sono noti a tutti, così come la favola vissuta da Shinji Kagawa, passato dalla seconda divisione giapponese alla vetta della Bundesliga in pochi mesi. In Italia, Catania e Cesena si coccolano rispettivamente Morimoto e Nagatomo, mentre Daisuke Matsui dopo aver regalato prodezze in Francia (memorabile un suo gol di tacco segnato contro il Monaco quando vestiva la maglia del Le Mans) è attualmente in prestito al Tom Tomsk, in Russia. Nel Lierse, in Belgio, milita invece Eiji Kawashima, portiere della nazionale giapponese. Makoto Hasebe, campione di Germania nel 2009 con il Wolfsburg, deve aver fatto un'ottima impressione agli addetti ai lavori tedeschi, incentivandoli a puntare sui calciatori con gli occhi a mandorla: Atsuto Uchida è approdato allo Schalke quest'estate, mentre il Friburgo si è assicurato Kisho Yano. Ed in questa parentesi invernale del calciomercato ben tre giapponesi hanno fatto rotta verso la Germania: il jolly difensivo Tomoaki Makino si è accasato al Colonia; Shinji Okazaki, attaccante in gol contro la Danimarca ai Mondiali, si trasferirà allo Stoccarda al termine della Coppa d'Asia; infine, il mediano Hajime Hosogai è stato immediatamente girato in prestito all'Augusburg dal Bayer Leverkusen che lo ha prelevato dall'Urawa Red Diamonds. Akihiro Ienaga ha invece scelto la Spagna: quinquennale con il Maiorca per lui, mentre Ryo Miyaichi (1992) entrerà a far parte della rosa dell'Arsenal al termine del campionato nazionale delle scuole superiori giapponesi. Chi sarà il prossimo? Forse Takashi Usami, coetaneo di Miyaichi e fresco vincitore del premio di matricola dell'anno della J. League appena conclusasi con il successo del Nagoya Grampus.


Antonio Giusto


Fonte: Calcio 2000

venerdì 18 marzo 2011

Inter-Schalke, aspettando il Clásico



Sorteggio clemente, quello di Nyon, che preannuncia semifinali di fuoco e quarti alla camomilla. Eccezion fatta per il derby inglese tra Chelsea e Manchester United, replay della finale moscovita del 2008, Inter, Real Madrid e Barcellona paiono destinati ad aver vita facile rispettivamente contro Schalke, Tottenham e Shakhtar. L'atmosfera si farà quindi caldissima a partire dalle semifinali, soprattutto in caso di Clásico, più che probabile vista la relativamente modesta carature delle avversarie di Barça e Madrid. Se così fosse, ci ritroveremmo di fronte ad una maratona di classici di Spagna: ben quattro in 19 giorni, perché le due squadre si troveranno di fronte sia il 17 aprile al Bernabéu che il 20 al Mestalla di Valencia, teatro della finale di Coppa del Re. Roba da leccarsi le orecchie, insomma.
Sull'altra sponda del tabellone, ecco invece un Inter doppiamente felice: lo Schalke non rappresenta certo un ostacolo insormontabile, a maggior ragione dopo l'esonero di Magath (che a ventiquattr'ore dalla cacciata si è consolato tornando sulla panchina del Wolfsburg) e l'insediamento di Ralf Rangnick in panchina. C'è Raúl, smanioso di segnare il settantesimo gol in Europa, ci sono le manone di Neuer, c'è il brio di Farfán ed i gol di Gavranović che a me piace un sacco, ma la sensazione è che i nerazzurri raggiungeranno anche quest'anno le semifinali.

E mentre l'Inter e Giuseppe Rossi, qualificato con gol sia all'andata che al ritorno contro il Bayer Leverkusen in Europa League, se la ridono, il resto dell'Italia a zonzo per l'Europa piange lacrime amare. A Luciano Spalletti non è riuscita l'impresa con il Twente, mentre De Rossi e Balotelli dovranno fare i conti con pesanti squalifiche.
a.g.

giovedì 17 marzo 2011

Parola di Marco Parolo

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Dev’essere un ingordo, Marco Parolo. La sua ingordigia, però, è pienamente giustificata, perché dopo il duro pane della Serie C, mangiato per tanti – troppi – anni, in due stagioni ha sbranato la B ed azzannato la A. Cesare Prandelli, che il sabato sera l’ha trascorso al «Manuzzi» per decidere se offrirgli la maglia azzurra come dessert, credo abbia optato per il sì: dopotutto, c’è passato anche lui per la terza serie, anche se con trent’anni d’anticipo, quando indossava la maglia della Cremonese.
Marco Parolo è nato a Gallarate, come Ivan Basso. In comune, la passione per la bici, che al centrocampista del Cesena è stata trasmessa dal papà: entrambi ottimi scalatori. Ivan di montagne, Marco di classifiche. Perché quest’anno il Cesena sogna la salvezza, e se il campionato finisse oggi ci sarebbe anche riuscito, ma accadeva lo stesso un anno fa ed il cavalluccio marino bianconero da neopromosso in B spinse così tanto sui pedali da guadagnarsi la massima serie. In volata con il Brescia, ovviamente, decise Parolo: una sua rete, contro il Piacenza di Ficcadenti all’ultima giornata, regalò un’inaspettata promozione al Cesena.
Di gol l’anno scorso ne segnò altri quattro, due dei quali contro il Piacenza nella gara d’andata. Quest’anno, invece, l’ha messa dentro contro Napoli, Lazio, Sampdoria e Juventus, perché il blasone dell’avversario è un incentivo ad infilare il portiere. Per essere un centrocampista gli riesce parecchio bene, ed il ringraziamento in questo caso va a Stefano Borgonovo, che oggi lotta con la SLA, ma fino a qualche anno fa cercava d’insegnare ai ragazzini del Como come fregare il difensore e buttarla in porta. Parolo, da buono studente qual è stato (maturità scientifica conseguita presso il «Leonardo Da Vinci» di Gallarate) assimilava tutto alla perfezione.
Per metterlo in pratica c’era la prima squadra, nel 2004: colando a picco verso il fallimento, lo spazio per i giovani abbondava. Bravo nel cogliere l’opportunità, per Parolo quell’anno tre gol e tante buone cose, che gli valsero il passaggio alla Pistoiese – che non voleva più trovarselo contro: dei tre gol segnati l’anno prima, due erano arrivati contro gli arancioni. Due stagioni a Pistoia, quindi il Foligno e l’incontro con Bisoli, ritrovato a Cesena dopo un settimo posto con il Verona in quella che nel frattempo aveva cambiato nome in Lega Pro.
Dei giorni in bianconero ho già detto, ora tocca all’azzurro della Nazionale: questo paragrafo, però, deve scriverlo il protagonista, Marco Parolo.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

mercoledì 16 marzo 2011

Una su quattro ce la fa



Sconfiggendo il Bayern Monaco e le statistiche, l'Inter raggiunge tutt'altro che agevolmente i quarti di finale di Champions League. Una partita pazza, in cui il peggiore in campo decide la qualificazione con un gol stupendo a tre minuti dalla fine, che può segnare il punto di svolta della stagione interista: come a Kiev nel novembre 2009, anche stavolta Sneijder (in gol anche quella sera) e compagni ribaltano il risultato in extremis. Allora capirono che sì, la Champions League si poteva vincere, ieri sera forse hanno realizzato che un bis non è impossibile. Guardando da un'altra angolazione l'impresa dei nerazzurri, salta immediatamente all'occhio la presenza di un solo italiano in campo, Ranocchia, oltre all'oriundo Thiago Motta.
Se l'Italia, prossima al compimento dei centocinquant'anni, può quindi vantare un'ultima squadra in corsa in Europa (cui Milan, Roma e Napoli hanno dato precocemente l'addio) non lo deve certo ai suoi figli. Per questa ragione, ecco l'ultima trovata di Prandelli, condivisa da Albertini: iscrivere l'Under 21 al campionato di Serie B. Per ora si tratta di una semplice proposta, per altro non chiarissima, e personalmente ho parecchi dubbi in merito: innanzitutto, si tratterebbe di una squadra flessibile? in base a cosa verrebberro selezionati i calciatori? per qualche ragione una squadra dovrebbe privarsi dei propri migliori prospetti? chi pagherebbe gli stipendi? Insomma, troppi punti interrogativi. E mentre lo stesso Albertini propone di abbassare il limite d'età del campionato Primavera, attualmente fissato a 21 anni - troppi - mi chiedo perché mai non si potrebbero introdurre le squadre «B» anche in Italia. In Spagna, ad esempio, il Barça Atlètic è attualmente quarto in Segunda División, mentre riavvolgendo il nastro della storia viene fuori che il 4 giugno 1980 a Madrid il Real ed il Castilla si affrontarono in finale di Coppa del Re.

Infine, tanti, tanti, tanti auguri ad Eric Abidal. Ma qui il calcio non c'entra nulla: al difensore francese è stato diagnosticato un tumore al fegato, verrà operato domani, con la speranza che tutto vada per il meglio.
a.g.

martedì 15 marzo 2011

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - Il Taranto fa filotto di vittorie, la Lucchese dà l'addio al sogno playoff



COS’È SUCCESSO - Insigne firma la vittoria del Foggia ad Andria, Moi ed Abate quella del Siracusa sul Foligno (in gol con Cusaro). Pareggi senza reti in Ternana-Lanciano e Gela-Juve Stabia.

IL TOP - Taranto a tutto gas: 3-1 al Benevento, terza vittoria consecutiva e ultima sconfitta (9 gennaio, contro l'Atletico Roma) sempre più lontana. Gli «Stregoni» giallorossi, dopo essere passati in vantaggio grazie ad un colpo di testa, subiscono la rimonta dei padroni di casa, che con Sy (doppietta) e Garufo si assicurano tre punti preziosissimi per i play-off.

IL FLOP - La Lucchese perde a Pisa, e dice - a meno di clamorosi ribaltoni - addio al sogno di giocarsi i play-off: troppi i 7 punti che la dividono dal Taranto quinto. I gol di Ilari e Fanucchi, però, servono soprattutto al Pisa, che lascia la zona play-out dopo tre mesi.

LA SORPRESA - La Nocerina, che ad otto giornate dal termine del campionato vanta 13 punti di vantaggio sul Benevento secondo in classifica, non trova la vittoria. A fermare la corsa dei «Molossi» è il Cosenza, con Essabr che dal dischetto fissa il risultato sull'1-1, vanificando il gol di Negro.

TOH, CHI SI RIVEDE - L'Atletico Roma, dopo un incredibile filotto di cinque sconfitte, ritorna al successo nel posticipo del lunedì. Il Viareggio, che pure aveva pareggiato con Marolda il gol di Ciofani, è costretto ad arrendersi alla zampata di Mazzeo, che corregge in porta un pallonetto di Franchini segnando così il primo gol con la nuova maglia.

LA CHICCA - Dopo 35 minuti più di nuoto che di calcio, la sfida salvezza tra Cavese e Barletta è stata sospesa per impraticabilità di campo dall'arbitro Bietolini di Firenze. Anche il cielo, evidentemente, piange per la pessima classifica delle due squadre, rispettivamente ultima e penultima.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

lunedì 14 marzo 2011

La zlatanata



Zlatan, l'hai fatta grossa. La manata a Marco Rossi, già vittima di Chivu, costerà carissima al figlio di Rosengård (malfamato quartiere di Malmö, dove Ibrahimović ha imparato ad accarezzare il pallone). Salterà le trasferte di Palermo e - forse: il Milan farà ricorso - Firenze, ma soprattutto il derby di Milano più atteso dal maggio 2003, quando Inter e Milan si giocarono l'Old Trafford di Manchester, teatro dei sogni ed in quell'occasione anche della finale di Champions League.
Che il campionato non si decida il 3 aprile - o il 2, se all'Inter riesce l'impresa di far fuori il Bayern Monaco - a me sembra una bugia bell'e buona. Se entrambe le squadre saranno ormai fuori dalla Champions League, come probabile, un successo nella stracittadina rossonerazzurra consentirebbe alla squadra vincente di mettere le mani sullo Scudetto: il Milan aumenterebbe un distacco rimasto sorprendentemente invariato nell'ultimo turno nonostante il pareggio bresciano dell'Inter, mentre un eventuale successo dei nerazzurri li catapulterebbe a due soli punti di distacco dai cuginastri, cui la pressione ed un calendario più ostico potrebbero giocare brutti scherzi.
Partitissima, insomma. E Zlatan sarà in tribuna. Un bene, dice qualcuno, ma io dissento. L'Ibrahimović furioso, paladino del gol, è una garanzia di successo, almeno entro i confini italiani: fuori si scioglie, l'ha dimostrato per l'ennesima volta nella tana del Tottenham. Ecco, il perché della manata a Rossi è forse incastrato nelle reti di White Hart Lane, dove Zlatan ha detto addio alla coppa più ambita. Frustrato per questo, la pioggia del mezzogiorno milanese ed un Bari troppo rognoso per essere con un piede e mezzo in B, hanno fatto il resto, consegnando all'Inter una ghiottissima occasione per riaprire un campionato che alla mezzanotte di venerdì pareva chiuso a doppia mandata.
a.g.

Inter-Bayern Monaco: come a Madrid!


22 maggio 2010, Inter e Bayern Monaco disputavano la 55ª finale di Coppa dei Campioni (poi Champions League). A spuntarla sono i nerazzurri, cui una doppietta di Milito regala il terzo trionfo continentale. 277 giorni più tardi, il 23 febbraio del 2011, meneghini e bavaresi si ritroveranno di fronte per l'andata degli ottavi di finale. Le cose, in questi nove mesi, sono cambiate e non poco per entrambe: allora egemoni in patria, oggi all'inseguimento di Milan e Borussia Dortmund; i calciatori, invece, rimangono gli stessi («squadra che vince non si cambia», così decisero in estate i proprietari). L'unica novità è rappresentata dal ventunenne Thomas Kraft, che ha rimpiazzato Butt tra i pali dei biancorossi di Baviera.
Individuare gli uomini chiave in una simile partita è sempre difficile, vista l'abbondanza di campioni. C'è il fosforo di Cambiasso e l'ubriacante dribbling di Robben, c'è la visione di gioco di Sneijder ed il fiuto del gol di Gómez, ci sono i cross di Maicon ed i lunghi lanci di Schweinsteiger. Tutto questo, però, c'era anche nove mesi fa a Madrid. Franck Ribéry, invece, era squalificato a causa di un'espulsione rimediata in semifinale contro il Lione. Il fallaccio su Lisandro López gli costò carissimo, ma il funambolo francese non si farà sfuggire quest'occasione per prendersi una - seppure piccola - rivincita sulla storia. Tra le fila dell'Inter, invece, non ci si può dimenticare di Samuel Eto'o. Autentico trascinatore dei nerazzurri nel deludente primo scorcio di stagione, il camerunense ha ritrovato un feeling con il gol smarrito in seguito all'esilio sulla fascia sinistra. Numeri da favola per lui, capocannoniere della Champions League con 7 reti dopo la fase a gironi.
Volutamente celato in apertura, emerge ora il discorso relativo alle panchine. Su quella bavarese van Gaal siede tutt'ora, nonostante le divergenze con i vertici societari dovute agli scarsi risultati ottenuti sin qui. Meritevole invece di una buona quantità di inchiostro è quanto avvenuto all'Inter: essendo Mourinho rimasto a Madrid dopo la vittoriosa finale, Moratti ha scelto Benítez - sponsorizzato da Branca - per la sua successione, ma i risultati sono stati disastrosi. Due trofei in bacheca, la Supercoppa Italiana ed il Mondiale per club, ma la paurosa involuzione dal punto di vista del gioco e dei risultati rispetto all'era Mourinho ha convinto Moratti ad assecondare se stesso e puntare su Leonardo, che quel 22 maggio 2010 seguiva la finale di Champions League da allenatore del Milan. Oggi l'uomo di Niterói pare aver rivitalizzato l'Inter: ritorno al rombo, cui Benítez era ricorso solo in situazioni d'emergenza, e ad una qualità di gioco più che discreta. La verticalità al primo posto, i centrocampisti alla continua ricerca dell'inserimento e Milito ed Eto'o finalmente in coppia in attacco.

PROBABILI FORMAZIONI
Inter (4-3-1-2): Júlio César; Maicon, Lúcio, Córdoba, Zanetti; Stanković, Cambiasso, Thiago Motta; Sneijder; Milito, Eto'o. All.: Leonardo.
Bayern Monaco (4-2-3-1): Kraft; Lahm, Tymoshchuk, Breno, Contento; van Bommel, Schweinsteiger; Robben, Müller, Ribéry; Gómez. All.: van Gaal.


Antonio Giusto

Fonte: Calcio 2000

sabato 12 marzo 2011

Inter: zeru tituli?

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Il bicchiere nerazzurro è mezzo vuoto. Poco cambiava tra il dimenticarsi a Brescia due o tre punti, non vincere significava perdere l'ultimo treno per uno scudetto ormai irraggiungibile. Domani al Milan basterà vincere contro il Bari, nel più scontato dei testacoda, per rialzare la testa dopo l'eliminazione dalla Champions League. Già, la Champions League: l'Inter dovrà fare i conti con il Bayern Monaco martedì, e lo 0-1 dell'andata peserà come un macigno. Se poi Pandev, giocoforza in campo a causa dell'assenza di Milito, si dimostrerà onnivoro (nel senso che si è mangiato sia i gol suoi che quelli dei compagni, vero Sneijder?) come al Rigamonti, allora per l'Inter si paventerà l'ipotesi di concludere la stagione con zeru tituli. Inaspettatamente, visto che nemmeno un anno fa la metà nerazzurra di Milano festeggiava una storia tripletta.
a.g.

mercoledì 9 marzo 2011

Il modello ucraino

Colpevolmente, con l'andare del tempo ho lasciato che il blog si trasformasse in una semplice raccolta dei miei scritti. Da oggi - lo prometto - più spazio alle mie riflessioni. La prima, sull'eliminazione della Roma.


Ucraina-Italia 2-0, Shakhtar Donetsk-Roma 6-2. I fratelli di Shevchenko ci hanno fatti fuori dalla corsa all'organizzazione di Euro 2012, in collaborazione con la Polonia, e dalla Champions League grazie al contributo di uno sciame di brasiliani (Jádson, Douglas Costa, Luiz Adriano, Willian ed il «croato» Eduardo). Le ragioni? Rispettivamente uno stadio all'avanguardia, la modernissima Donbass Arena, e la fiducia nei giovani: Mircea Lucescu, al termine dell'incontro, ha sottolineato come la Roma - ed il movimento calcistico italiano - abbondassero di ultratrentenni. Il suo Shakhtar, invece, abbonda di giovani promesse, che «danno soddisfazioni», e soprattutto portano successi.
Altro che modello inglese, è dagli ucraini che bisogna prendere esempio.
a.g.

La svolta di Massimo Volta

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Dimenticare è la parola d’ordine in casa Sampdoria. Dimenticare la sconfitta con il Cesena, l’esonero di Mimmo Di Carlo, le contestazioni nei confronti di Garrone, i gol dell’ex coppia più bella d’Italia Cassano-Pazzini. Dimenticare tutto, e concentrarsi sulle ultime dieci partite, da affrontare con Cavasin in panchina. Ma siamo sicuri che si tratti di un’impresa realizzabile? Per un giocatore almeno, per Massimo Volta da Desenzano del Garda, sarà impossibile dimenticare tutto: la sconfitta con il Cesena la porterà sempre con sé. Perché il primo gol in A non si scorda mai, soprattutto se arriva contro la squadra che finora ti ha regalato le emozioni più forti della tua pur breve carriera.
Breve, ma intensa. Perché da quando ha assaggiato il calcio nel settembre 2006 (Carpenedolo-Sanremese 1-1) è venuto a contatto con ogni tipo di realtà presente nel panorama italiano. Dalla C2 con i rossoneri del Carpenedolo, dove ha incominciato da bambino, alla Champions League con la Sampdoria, che ne ha rilevato metà del cartellino nel gennaio del 2007. In mezzo l’avventura a Foligno, con Bisoli – poi ritrovato a Cesena – in panchina ed un sogno chiamato Serie B svanito ai play-off contro il Cittadella. In cadetteria Volta ci arriva comunque, con la maglia del Vicenza.

L’anno dopo, che poi sarebbe l’anno scorso, ecco il Cesena: una neopromossa che punta a far bene, e fa benissimo. Promozione, diretta, senza passare per l’inferno dei play-off, e Max protagonista assoluto della stagione: 38 presenze, ed un gol. Contro il Brescia, di cui da bambino ammirava Baggio mentre – in veste di raccattapalle – assisteva alla partita e cui aveva segnato anche con la maglia del Vicenza. A fine stagione viene anche nominato miglior difensore centrale del campionato, e parte per una meritata vacanza ad Ibiza sognando la Samp e la Champions League.
Il sogno si avvera, perché al Weserstadion di Brema è in campo, anche se nell’inedita o quasi posizione di terzino destro. Vincono 3-1 i tedeschi, ma lui non sfigura: prende un giallo in apertura, ma poi si rimette in carreggiata e conclude l’incontro in crescendo. Inaspettatamente, dice qualcuno, perché Volta non ha ancora assaggiato la Serie A, con cui fa conoscenza in casa della Juventus alla seconda giornata.
Massimo, che ormai è un habitué della massima serie, di cui non perde una partita dal 16 gennaio (da allora sempre in campo) si è dato anche all’attacco: contro il Cesena un gol, con la complicità di Antonioli, e rigore procurato. La speranza di Cavasin, a questo punto, è che Volta sia l’uomo della svolta.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

mercoledì 2 marzo 2011

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - Il Benevento consolida la sua piazza d'onore, in Foggia-Gela rissa da saloon!



COS’È SUCCESSO - Juve Stabia vittoriosa a a Viareggio (Albadoro e Tarantino), con questi tre punti i gialloblù scavalcano l'Atletico Roma al terzo posto. Successo esterno anche per il Pisa, che espugna il «Lamberti» di Cava grazie ad un goal di Guidone nel finale. Di Gennaro dal dischetto regala al Lanciano tre punti contro l'Andria, mentre Foligno-Ternana termina 0-0.

IL TOP - Nel posticipo del lunedì il Benevento consolida il secondo posto, essendo ormai la Nocerina praticamente irraggiungibile. Passati in svantaggio al 12' (gol di Fiore) i giallorossi ribaltano il risultato con Clemente, La Camera e Bueno.

IL FLOP - Quinta sconfitta consecutiva per l'Atletico Roma, che stavolta lascia i tre punti all'inarrestabile Nocerina. De Liguori porta in vantaggio i «Molossi», riacciuffati da Franchini in chiusura di prima frazione, ma è Catania a decidere l'incontro siglando il nono gol stagionale.

LA SORPRESA - Prima vittoria esterna per il Taranto, che espugna il «Porta Elisa» di Lucca grazie ad un colpo di testa del francese Sy dopo appena un minuto di gioco. Grazie a questi tre punti, gli uomini di Dionigi si portano al quinto posto: tre punti di vantaggio sulle inseguitrici Foggia, Lanciano e Siracusa, ed altrettanti di ritardo dalla Juve Stabia, terza.

TOH, CHI SI RIVEDE - Più che «chi si rivede», «chi si vede». Federico Cerone, giunto a Barletta dal Pisa in gennaio, regala ai suoi la vittoria contro il Siracusa segnando il primo gol tra i professionisti.

LA CHICCA - Foggia-Gela termina 2-2, ma allo «Zaccheria» si scatena una furibonda rissa dopo il pareggio dei padroni di casa. Tutto nasce dalla mancata restituzione del pallone che porterà al pareggio di Sau (doppietta per lui, per gli ospiti a segno Cunzi e D'Anna).

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

martedì 1 marzo 2011

Le capriole di Oba Oba Martins

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Febbraio non è ancora terminato, eppure in Inghilterra è già stato assegnato il primo trofeo dell’anno. La League Cup, finita sorprendentemente nella bacheca del Birmingham City, che in campionato lotta per salvarsi, ma a Wembley, davanti ad 88,851 spettatori, è riuscito nell’impresa di negare all’Arsenal il primo successo dall’ormai calcisticamente lontanissimo 2005 (era il 21 maggio, FA Cup vinta ai rigori contro il Manchester United).

Sull’1-1 dopo 89 minuti di gioco, gol di Žigić e van Persie, ecco la clamorosa incomprensione tra Koscielny e Szczęsny, che si scontrano: pallone a zonzo per l’area di rigore e la porta sguarnita. Ad approfittarne è Obafemi Martins, vecchia conoscenza del calcio italiano, che insacca col sinistro e si produce nella classica serie di capriole.
Qui le abbiamo viste tante volte, da quando, nel settembre del 2000, «Oba Oba» è sbarcato in Italia su consiglio di Churchill Oliseh, fratello di Sunday (in Italia con le maglie di Juventus e Reggiana) e padre adottivo del centrocampista del CSKA Mosca Sekou. Churchill, che al tempo gestiva una scuola calcio con sede a Lagos (dove Martins è nato il 28 ottobre 1984) lo nota in strada e gli propone di unirsi alla sua squadra, affiliata alla Reggiana: che occhio! Obafemi mette in luce le proprie doti di velocista e goleador, e così a Reggio Emilia rimane solo qualche mese, perché l’Inter punta su di lui e sgancia 750 mila euro pur di vincere la concorrenza del Perugia di Gaucci. Soldi ben spesi, lo si capisce sin dall’inizio della sua avventura in nerazurro: la prima stagione, 2001-02, si conclude con la doppietta Scudetto Primavera-Coppa Carnevale, e Oba segna 23 gol.
Cúper, l’hombre vertical, gli fa assaggiare la prima squadra in precampionato, e – complice un’incredibile serie d’infortuni – si ritrova a puntare su di lui per accedere ai quarti di Champions League. In coppia d’attacco con Morfeo, alla BayArena di Leverkusen contro i vicecampioni d’Europa, infila Butt, si sfila la maglia e si cimenta in una serie di cinque capriole che mandano in visibilio il pubblico nerazzurro. Ha diciott’anni, Moratti lo considera l’Owen nerazzurro, e c’è chi è pronto a giurare che questo nigeriano esplosivo valga più di Rooney, al tempo promessa (lui sì, mantenuta) dell’Everton.
Oba, però, non riuscirà mai a compiere il decisivo salto di qualità. L’arrivo di Ibrahimović lo spinge al Newcastle, poi Wolfsburg e Rubin Kazan. In Russia delude, il Birmingham City lo ottiene in prestito in gennaio e lui ringrazia così, regalando ai «bluenoses», i tifosi del Birmingham, il secondo trofeo della storia.

Antonio Giusto