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sabato 25 settembre 2010

L'allenatore parla italiano



Manchester City batte Chelsea 1-0, gol di Tévez al 59': in contropiede, of course. Questo derby meneghino della panchina, che ora ha varcato la Manica, non poteva che venir deciso in maniera diversa, sosterrà qualcuno mostrando l'indice. Cambiando angolazione, non si può che elogiare Mancini: testardo il giusto nell'insistere sul suo 4-2-3-1 di fatto senza punte, perché il centravanti Tévez è tutto tranne che il classico uomo d'area. Dribblata la solitudine degli stopper avversari, di fatto mai preoccupati dalla presenza di un avversario negli ultimi sedici metri, Carlitos l'ha messa dentro per lo sconforto di Carletto: Ancelotti, al quale andrebbe chiesto conto della sostituzione di Drogba ma cui bisogna fare i complimenti per la fiducia riposta nell'imberbe Josh McEachran, diciassette anni ed undici minuti di Champions League nelle gambe.Il discorso relativo agli allenatori italiani, prodotto d'esportazione tra i più rischiesti, va però allargato. Non al Capello bicampione di Spagna alla guida del Real Madrid, e neppure al Trapattoni ora C.T. dell'Irlanda, ma con uno Schale (ed un campionato portoghese ed uno austriaco) in bacheca. C'è chi come Enrico Fabbro, dal luglio di quest'anno alla guida dei Giovanissimi Nazionali della Lazio, ha vinto Coppa e Supercoppa d'Algeria sedendo sulla panchina del Mouloudia Club d'Alger. Andrea Mandorlini, invece, è fresco di esonero dal Cluj dopo una tripletta segnata tra campionato, coppa e supercoppa. Il 30 agosto, meno di un mese fa, hanno scelto l'estero anche Zaccheroni (scudettato nel '99) e Dossena: il primo guiderà la Nazionale giapponese, mentre il secondo siederà sulla panchina del Saint George di Addis Abeba, ventun volte campione d'Etiopia.

mercoledì 16 giugno 2010

Costa d'Avorio-Portogallo 0-0: Altro che big-match, a vincere sono gli sbadigli e le vuvuzelas



Al Nelson Mandela Bay Stadium di Port Elizabeth vince la noia. Lo 0-0, a conti fatti, accontenta entrambe le squadre, non certo noi spettatori: quest'avvio di Mondiale è da mani nei capelli.

In campo - Queiroz affida le chiavi della squadra a Deco e dà fiducia a Fábio Coentrão: è lui il terzino sinistro. Ronaldo e Danny a supporto di Liedson, Meireles-Mendes davanti alla difesa. Risponde la Costa d'Avorio con Dindane al posto di Drogba in attacco, assieme a lui in prima linea Kalou e Gervinho. Yaya Touré a dirigere le operazioni a centrocampo, suo fratello Kolo (fascia al braccio per lui) a guidare la difesa.

Si gioca - Che la Costa d'Avorio sia la miglior squadra africana lo si evince innanzitutto dalla comprensione tattica del gioco: pur senza la propria punta di diamante Drogba, confinato in panchina dal gomito fratturato, gli Elefanti interpretano correttamente la gara. Il pallino del gioco rimane saldamente nelle mani di un Portogallo assai poco vispo, come da tradizione, dai cui blandi ritmi si astrae il solo Ronaldo: un saetta che lascia di stucco Barry ma s'infrange sul palo, qualche spunto individuale ed un rischioso battibecco con Demel. Nient'altro da aggiungere sulla prima frazione, terminata sullo 0-0 con discreta soddisfazione da ambo le parti.

In avvio di ripresa, Gervinho illude con un paio di spunti individuali. Si tratta di un fuoco di paglia: i ritmi rimangono i medesimi, Cristiano Ronaldo ci ricorda di essere in campo solo su punizione, l'acido lattico induce agli errori da ambo le parti. Neppure l'ingresso di Drogba riesce a scuotere il match: finisce 0-0, tra gli sbadigli.

La chicca - In un primo tempo avaro di emozioni, la ola degli spettatori regala un po' di vitalità alla partita. Per fortuna.

La chiave - La noia non ha chiavi. E poi, diciamola tutta: il pareggio andava bene ad entrambe le squadre.

Top&Flop - Gervinho ci prova, unico tra i suoi. Ronaldo risponde timidamente, Liedson non incide affatto.

Antonio Giusto

TABELLINO

COSTA D'AVORIO-PORTOGALLO 0-0

COSTA D'AVORIO (4-3-3): Barry 6; Demel 6, K. Touré 6, Zokora 6, Tiéné 6.5; Eboué 5.5 (89' Romaric), Y. Touré 6, Tioté 5.5; Dindane 5.5, Kalou 5.5 (66' Drogba 5.5), Gervinho 6 (82' Keïta s.v.). All.: Eriksson 6.5.

PORTOGALLO (4-2-3-1): Eduardo 6; P. Ferreira 5, B. Alves 5.5, R. Carvalho 6, F. Coentrão 6.5; P. Mendes 5.5, R. Meireles 6 (85' R. Amorim s.v.); C. Ronaldo 6.5, Deco 5 (62' Tiago 5.5), Danny 5 (55' Simão 5.5); Liedson 5. All.: Queiroz 5.5.

ARBITRO: Larrionda (Uruguay) 5.

AMMONITI: Zokora (CA), C. Ronaldo (P), Demel (CA).

Fonte: Goal.com

domenica 13 giugno 2010

Argentina-Nigeria 1-0: Heinze manda subito in delirio Maradona! La Nigeria ci prova, l'Albicelestre regge



Tre punti per l'Argentina, ottenuti grazie ad un errore difensivo avversario e poco più. Alla
squadra manca l'amalgama, e Maradona se n'è accorto: forse le amichevoli servivano, ma ormai è già tempo di Mondiale. La Nigeria, dal canto suo, può dividersi tra coloro che ringrazieranno Enyeama e chi, invece, se la prenderà col nullo altruismo di Odemwingie e la scarsa mira di Uche.

In campo - Dopo i capricci a forma di 3-4-3 senz'ali né terzini, Diego Maradona vira su un più accorto e soprattutto logico 4-2-3-1: per spiegare il calcio i numeri non servono granché, ma in questo caso è opportuno farvi riferimento. L'atomico attacco composto da Messi, Higuain, Tevez e Di Maria (ma non Milito) si troverà a godere delle invenzioni di Veron, spalle coperte da Mascherano e libero di orchestrare la manovra. Gutierrez terzino a destra, Heinze sulla corsia opposta e Romero in porta, questa l'Argentina anti-Nigeria. Le «Super Aquile» rispondono con un coraggioso 4-3-3: Obinna, Yakubu e Obasi a comporre il tridente, Etuhu davanti alla difesa, mentre i terzini saranno Odiah e Taiwo. In porta Enyeama, 27enne in forza agli israeliani dell'Hapoel Tel Aviv.

Si gioca - Il tempo di disporsi in campo e provare qualche iniziativa individuale (vero, Leo?) che l'Argentina sblocca il risultato: 6' sul cronometro, Heinze colpisce di testa indisturbato all'altezza del dischetto e fa 1-0. La partita, che offre pochi spunti tattici - Messi centrale, Higuain largo a destra e 4-2-fantasia ben rappresentato dagli uomini di Maradona - e si limita alle fiammate inidivudali: Obasi, che in fase di non possesso scala a centrocampo per rinfoltire la linea mediana, ci prova in un paio di occasioni, senza successo. Dall'altra parte Messi, in barba al mese di giugno, si diletta nello slalom: al suo cospetto una marea di paletti verdi, immobili, quasi timorosi di nuocere ad un tale prodigio. L'unico nigeriano che prova ad ostacolare l'Argentina è il portiere Enyeama, bravo nel negare a Messi la gioia del gol in un paio d'occasioni, per il resto la Nigeria non oppone quasi resistenza agli avversari vestiti di biancoceleste, che si limitano ad amministrare il - meritato, sia ben chiaro - vantaggio.

Dopo un avvio di ripresa tanto simile alla conclusione del primo tempo, Lagerbäck sceglie di cambiare volto al suo poco prolifico attacco: fuori Obinna (52') ed Obasi (60'), dentro Martins e Odemwingie. Complice l'appisolamento degli argentini che si palesa nell'incomprensibile rinuncia alla gestione della sfera, la Nigeria si riversa in attacco alla disordinata ricerca del pareggio: ci provano Taiwo e Martins, ma gli stonati assoli di Odemwingie spesso vanificano le già claudicanti trame offensive delle «Super Aquile», a serio rischio ko in contropiede e non, data l'incostistenza difensiva. Nonostante tutto, la Selección riesce ad assicurarsi i tre punti, per la gioia di Maradona, oggi in versione raccattapalle.

La chicca - Il duello tra Messi ed Enyeama è uno dei pochi spunti interessanti del match: l'estremo - unico? - difensore della Nigeria nega ripetutamente il gol alla «Pulce», sfoderando interventi di livello.

La chiave - L'errore difensivo nigeriano in occasione del gol di Heinze. Senza di esso, l'inconcludenza delle due contendenti ci avrebbe «regalato» uno pareggio con gli occhiali.

Top&Flop - Enyeama è una saracinesca, ma la difesa sa di tonno: si taglia con un grissino. Martins prova a dare la scossa, mentre Odemwingie soffre di amnesie temporanee: a tratti, dimenticati che a calcio si gioca in undici. Argentina: Messi dribblomane; Higuain, Tevez e Di Maria mai in partita. Heinze decisivo. Maradona: perché Milito così tardi?

Antonio Giusto

TABELLINO

ARGENTINA-NIGERIA 1-0

MARCATORI: 6' Heinze

ARGENTINA (4-2-3-1): Romero 6; Gutierrez 6, Demichelis 6, Samuel 6, Heinze 6.5; Mascherano 6, Veron 6.5 (dal 75' Maxi Rodriguez 6); Di Maria 5 (dall'85' Burdisso s.v.), Messi 6.5, Tevez 5.5; Higuain 5 (dal 79' Milito 6). All.: Maradona 5

NIGERIA (4-3-3): Enyeama 7.5; Odiah 5, Yobo 5,5, Shittu 5, Taiwo 6 (dal 75' Uche 5,5); Haruna 5, Etuhu 5.5, Kaita 5; Obinna 5 (dal 52' Martins 6), Yakubu 5, Obasi 6 (dal 60' Odemwingie 5.5). All.: Lagerbäck 5

ARBITRO: Stark (Germania) 6.5

AMMONITI: Gutierrez (A), Haruna (N)

Fonte: Goal.com

venerdì 11 giugno 2010

Sudafrica-Messico 1-1: i Bafana Bafana a un passo dall'impresa, Marquez dice no!



Vuvuzelas, difesa e contropiede. Semplice ricetta sudafricana - cucinata da chef brasiliano, bisogna essere precisi - per intascare il primo punto del Mondiale casalingo. Davanti al Messico mascherato da Barça, dopo un'appresione iniziale, i «Bafana Bafana» non sfigurano: il passaggio agli ottavi, ora, è un po' meno utopico.

In campo - Carlos Alberto Parreira se ne infischia della pretattica, ed annuncia che in campo contro il Messico scenderà il medesimo «undici» visto contro la Danimarca (1-0, gol di Mphela) sabato scorso. Un 4-4-1-1 che si augura di coniugare la solidità difensiva con fantasia di Pienaar e Modise, principali indiziati per l'innesco del centravanti Mphela. Aguirre risponde con il tridente: Vela, dos Santos (Giovani, il suo fratellino Jonathan è rimasto a casa dopo l'ultima scrematura dei convocati) e Franco per trafiggere Khune. Guardado partirà sorprendentemente dalla panchina, mentre il compito d'impostare il gioco sarà affidato a Rafa Marquez.

Si gioca - Pronti, via: il primo mondiale in terra d'Africa ha inizio. Negli istanti immediatamenti successivi al fischio iniziale dell'uzbeko Irmatov il Messico si riversa in avanti, scimmiottando il Barcellona: 3-4-3 con Marquez che scende ed i terzini (bene Aguilar, molto propositivo) che aprono il gioco in fase d'impostazione, recupero immediato della sfera a base di pressing, dos Santos che gioca a fare il Messi e Franco che cerca di dare al gioco la profondità necessaria per concretizzare quello che ricorda parecchio il tiqui-taca di stampo catalano. Khune risponde presente quando chiamato in causa, ed il narcisismo messicano - mai e poi mai specchiarsi nella propria bellezza, quando si gioca al pallone - non fa che aiutare i frastornati padroni di casa: lenti in contropiede e dediti allo sterile palleggio orizzontale, le uniche speranze al Sudafrica - che due, tre volte prova anche ad infiammare l'incontro con trame palla a terra niente affatto male - le regala... Perez, corpulento portiere messicano non sempre perfetto nelle uscite. Al riposo si va sullo 0-0, con le pittoresche ma insopportabili vuvuzelas che ancora martoriano i timpani degli spettatori.

L'intervallo offre a Parreira l'occasione di riorganizzare i suoi: con Masilela al posto del deludente Thwala, le maglie si stringono ed i messicani se ne accorgono. Gaxa stringe e Modise che si sdoppia «alla Eto'o», piccoli accorgimenti sufficienti ai sudafricani per ottenere un clamoroso - per come erano andate le cose fino a quel momento - vantaggio al 55', con Tshabalala che scarica all'incrocio dei pali un bolide mancino frutto di un contropiede discretamente orchestrato dai «Bafana Bafana». Aguirre risponde buttanto nella mischia Guardado, panchinaro a sorpresa che rimpiazza Aguilar e va a servire il pallone dell'1-1 a Marquez: sugli sviluppi di un corner dalla sinistra, la difesa del Sudafrica sale malissimo, lasciando tre messicani a due passi dalla porta. Il finale è un arrembaggio del «Tri», anche se su un ribaltamento di fronte Mphela sfiora il gol del ko andando a cogliere un palo a Perez battuto.

La chicca - Minuto numero sessantuno: il Messico è proteso in avanti alla ricerca del pareggio, Giovani dos Santos già s'immagina la stravagante esultanza prossima a venire. Khune, però, non ci sta, e con un balzo felino mantiene immacolata la rete, andando a respingere la portentosa conclusione dell'attaccante messicano.

La chiave - Meno spazi significa meno gioco, e questo Parreira lo sa bene. Per arginare la manovra offensiva messicana ricorre quindi ad una difesa più arcigna, con maglie strette ed aiuti da parte degli esterni di centrocampo (più Modise di Tshabalala). Il risultato, alla fine, lo premia, nonostante la figura barbina rimediata dalla difesa in occasione del pari di Marquez.

Top&Flop - Khune è rimasto quello della Confederations Cup, praticamente perfetto. Modise corre su e giù per il campo, un po' terzino e un po' ala, Pienaar anonimo, male Thwala, decisivo Tshabalala, poco incisiivo Mphela. Nel Messico brilla dos Santos, mentre Franco e Vela deludono. Aguilar finisce la benzina dopo neppure un'ora, Guardado dà la scossa.

Antonio Giusto

IL TABELLINO

SUDAFRICA-MESSICO 1-1

MARCATORI: 55' Tshabalala (S), 79' Marquez (M).

SUDAFRICA (4-4-1-1): Khune 7.5; Gaxa 6.5, Khumalo 6, Mokoena 6, Thwala 5 (46' Masilela 6.5); Modise 7, Letsholonyane 6, Dikgacoi 6.5, Tshabalala 7; Pienaar 5 (83' Parker s.v.); Mphela 5.5. A disposizione: Josephs, Walters, Ngcongca, Sibaya, Davids, Booth, Nomvethe, Moriri, Sangweni, Khuboni All.: Parreira 7.

MESSICO (4-3-3): Perez 4.5; Aguilar 6.5 (55' Guardado 7), Osorio 6.5, Rodriguez 6, Salcido 6.5; Juarez 6, Marquez 6.5, Torrado 6; Dos Santos 7, Franco 5 (73' Hernandez s.v.), Vela 5.5 (69' Blanco 5,5). A disposizione: Ochoa, Michel, Barrera, Castro, Moreno, Magallon, J.Torres, Bautista, Medina All.: Aguirre 6.5.

ARBITRO: Irmatov 5 (UZB)

AMMONITI: Juarez (M), Dikgacoi (S), Torrado (M), Masilela (S).

ESPULSI: nessuno

Fonte: Goal.com

martedì 9 marzo 2010

L'arbitro venduto che domò i Leoni Indomabili

http://www.independent.co.uk/multimedia/archive/00241/Roger_Milla_241715s.jpg

C'era una volta, in Italia nel 1990, una squadra composta da indomabili «Leoni»: era il Camerun di Milla e N'Kono, di Kundé e dell'allenatore russo Nepomniacij. Si sarebbe trattato di una favola a lieto fine, non fosse stato per un ginecologo corrotto: Edgardo Codesal, arbitro di Camerun-Inghilterra e, qualche giorno dopo, della finale, al cui termine il cittì argentino Bilardo, risentito per il pessimo trattamento subito dai suoi in occasione del match conclusivo, gli aveva consigliato di «mettere le mani dove sa», con un esplicito riferimento alla sua professione. Accuse fondate, a dire il vero: al termine della competizione iridata la federazione messicana radiò Codesal con l'accusa di corruzione. L'arbitro «a pagamento» ricomparve poi sulla scena calcistica in occasione dei mondiali nippocoreani del 2002, quando fu posto a capo della commissione arbitrale.
Dopo questa stomachevole parentesi relativa agli arbitraggi, volta soprattutto a giustificare l'immeritata eliminazione patita dai camerunensi nei quarti di finale, è giunto il momento di tornare alla gara inaugurale, curiosamente disputata da entrambe le squadre che nel corso del torneo subiranno le angherie dell'«arbitro» - consentitemi il virgolettato - messicano. Dopo la cerimonia d'apertura, una simil sfilata volta ad esaltare le abilità degli stilisti italiani, ecco scendere in campo i campioni in carica dell'Argentina, guidati da Maradona, ed i modesti (o almeno così pensa la maggioranza degli spettatori) camerunensi. Per sovvertire il pronostico basta poco, grazie soprattutto all'atteggiamento insolitamente attendista della «Selección»: ermetico 4-4-1-1, con il solo Balbo davanti in attesa dell'invenzione di Maradona, che non arriverà mai. Ad arrivare, semmai, è il gol François Omam-Biyik, 24enne attaccante dotato di stacco imperioso e di una buona dose di fortuna: l'intervento dello sfortunato (si fratturerà tibia e perone contro l'URSS in uno scontro con il compagno di squadra Serrizuela, e più avanti in carriera perderà anche un dito in allenamento) portiere argentino Nery Pumpido non è certo di quelli che si mostrano ai bambini nelle scuole calcio.
Nonostante le espulsioni di Kana-Biyik e Massing - per la gioia dell'allora presidente della FIFA João Havelange, che alla vigilia del torneo si era augurato un'abbondanza di cartellini rossi, alquanto insolita per un'epoca in cui il gioco rude era ben tollerato - i «Leoni Indomabili» riescono a portare a casa due punti, preziosissimi in ottica qualificazione. Passaggio del turno che viene messo in cassaforte nella partita successiva, contro la Romania: a decidere è Roger Milla, autore di una doppietta, festeggiata con la consueta Makossa, la danza celebrativa eseguita nei pressi della bandierina del calcio d'angolo. Entrato in campo a 10' dal termine, «nonno» Milla ha 38 anni e viene da una stagione di competo relax trascorsa nel Saint-Pierroise, squadra di Réunion. Ai più sembra un ex calciatore con buoni trascorsi in Francia (111 reti complessive), lui però trova il modo di smentirli, trascinando i suoi agli ottavi di finale nonostante un pesante 4-0 subito dall'Unione Sovietica nell'incontro conclusivo di girone, risultato comunque inutile ai fini della qualificazione, già ipotecata.
Ottavi di finale, quindi: al Camerun tocca la Colombia di Valderrama ed Higuita, con il funambolico portiere protagonista in negativo dell'incontro. Dopo l'1-0 siglato al 104', Milla si ripete due minuti dopo con la complicità dell'amico di Maradona, autore di un avventato dribbling sulla trequarti campo. Inutile il gol di Redin, buono solo per rendere più amara una sconfitta frutto della pazzia del portiere: la mossa dello scorpione, in confronto al dribbling sbagliato su Milla, è roba da persone sane di mente. Per festeggiare lo storico passaggio del turno - mai un'africana s'era spinta così avanti nella competizione - il commissario tecnico Nepomniacij decide di esaudire il desiderio della propria figlia: un paio di scarpe italiane, acquistate nella mattinata successiva all'eliminazione dei colombiani.
E siamo ai quarti, in cui Milla sfodera l'ennesima prestazione straordinaria, stavolta subentrando a Maboang all'inizio del secondo tempo. Ad un quarto d'ora dal proprio ingresso in area induce Gascoigne a stenderlo in area, consentendo al capitano Kundé di realizzare il gol del pareggio (vantaggio inglese di Platt al 25'); quattro minuti, ed il neoentrato Ekéké si trova a scartare un gustosissimo cioccolatino, recapitogli ovviamente da Milla. Ma Codesal - eccolo che riappare - è in agguato: omaggia gli inglesi con due rigori, entrambi trasformati da Gary Lineker. Il Camerun è fuori: il sogno iridato s'è infranto su un fischietto prezzolato.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

sabato 7 febbraio 2009

La Top 5 dei talenti della Coppa d'Africa Under 20

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/2/27/2009_african_youth_championship.png

Si è recentemente disputata in Ruanda la sedicesima Coppa d'Africa under 20, che ha visto trionfare il Ghana, vittorioso per 2-0 in finale sul Camerun. Molti giocatori hanno sfruttato questa prestigiosa vetrina per mettersi in mostra: George Maluleka (Sudafrica), Germain Tiko (Camerun), Jonathan Mensah (Ghana), Jean Mugiraneza (Ruanda), Mohamed Talaat (Egitto), Thulani Serero (Sudafrica).
In questa Top 5 ho cercato di dare spazio ai migliori giocatori (a mio, opinabilissimo, parere) delle prime quattro classificate – Ghana, Camerun, Nigeria e Sudafrica – in rigoroso ordine di piazzamento, più l’«intruso» Inkoom, terzino destro del Ghana «oscurato» dal capocannoniere Osei ma meritevolissimo di un posto in questa classifica.

QUINTO - Samuel INKOOM (Ghana)
Classe 1989, destro naturale, normolineo (179 cm 75 kg), rapidissimo, copre l'intera fascia destra oltre a sapersi adattare come interno di centrocampo. Piedi ottimi, gran visione di gioco, inusuale per un terzino, capita spesso che sia lui ad avviare l'azione con precisi lanci lunghi per le punte o con progressioni che tanto ricordano quelle di Maicon. Come il terzino nerazzurro ama proporsi in avanti per vie centrali, sfruttando combinazioni con i compagni che gli consentono di presentarsi in area di rigore con inusuale facilità. Se sceglie la fascia invece punta dritto il fondo, alla ricerca del traversone, abbastanza preciso ed effettato. Non solo attacco però: il giocatore sa farsi valere anche in fase difensiva: è bravo nel tackle e resistente nel contrasto. Gioca nell'Asante Kotoko, ma diversi club europei, Barça in testa, hanno chiesto informazioni su di lui.

QUARTO - Ramahlwe MPHAHLELE (Sudafrica)
Classe 1990, destro naturale, normolineo (176 cm x 65 kg) asciutto, fisico elastico, difensore centrale e capitano del Sudafrica. Si ispira a Cannavaro, ed ha parecchi punti in comune con il campione del mondo: a dispetto di un'altezza ridotta, almeno in rapporto a quella degli altri centrali difensivi, è un buon colpitore di testa, in grado di rendersi pericoloso anche nell'area di rigore avversaria. Come Cannavaro, leader naturale, e come il capitano azzurro bravo nel tackle, pulito, e nelle chiusure. Insuperabile nell'uno-contro-uno, il lancio è preciso, il disimpegno buono ed il rinvio potente, ed è anche abbastanza rapido. Gioca nei Moroka Swallows, club di Premier Soccer League sudafricana.

TERZO - Rabiu IBRAHIM (Nigeria)
Classe 1991, mancino naturale, brevilineo (167 cm x 58 kg) asciutto ed elastico, gioca preferibilmente dietro le punte, dove può sfruttare al meglio le proprie doti per rifinire l'azione offensiva o cercare l'inserimento, ma si adatta anche nel classico 4-4-2 come centrale sinistro di centrocampo. Baricentro basso, dotatissimo tecnicamente, il dribbling non è il suo marchio di fabbrica ma se la cava piuttosto bene, in particolare nello stretto. Controllo di palla eccezionale, elegante nella giocata e nei movimenti, grande visione di gioco e creatività al servizio di un sinistro che è in grado di dipingere lanci a lunga gittata come di verticalizzare per i compagni. Il calcio da fuori non è potentissimo, ma sufficientemente preciso. Forte anche sul piano caratteriale, da un anno e mezzo è stato messo sotto contratto dai previdenti dirigenti dello Sporting Lisbona.

SECONDO - Patrick EKENG (Camerun)
Tra i tanti camerunesi messisi in mostra in questa competizione (Owona, Zoua, Tiko ed Ekeng) sceglierne uno era difficile, e la mia scelta alla fine è ricaduta sul numero 14. Classe 1989, destro naturale, normolineo potente e compatto, baricentro basso, Ekeng è un esterno di centrocampo in grado di giostrare su entrambe le fasce: partendo da destra cerca costantemente il fondo per crossare, se parte da sinistra invece può accentrarsi per provare il tiro da fuori grazie ad un calcio abbastanza potente e preciso. Resistente nel contrasto, ottima progressione palla al piede, bruciante nello scatto ed rapidissimo nel breve, gioca nel Canon di Yaoundé

PRIMO - Ransford OSEI (Ghana)
Classe 1990, destro naturale, brevilineo (168 cm x 67 kg) compatto, agile e veloce, Ransford Osei è stato l'indiscusso protagonista della competizione: 7 goal e titolo di miglior giocatore del torneo messo in tasca con grande naturalezza. Osei fa della velocità il proprio punto di forza: ottimo contropiedista, fulmineo nello scatto, velocissimo sul breve, attacca costantemente lo spazio. Grande fiuto del goal, è un ottimo realizzatore, ma può anche decentrarsi per convergere al centro o servire assist ai compagni. Gioca nel Maccabi Haifa, in Israele, ma se continua così ci resterà ancora per poco, pochissimo tempo.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

giovedì 5 febbraio 2009

Generazione di Talenti: Maluleka

Classe 1989, destro naturale, normolineo (175 cm x 76 kg), Geoge Maluleka è stato uno dei migliori giocatori del Sudafrica nella recente Coppa d’Africa under 20 tenutasi in Ruanda. Attaccante di movimento, svaria su tutto il fronte d’attacco e predilige partire da lontano per cercare il tiro da fuori, che va però migliorato (pecca ancora di potenza e precisione), oppure la combinazione con i compagni finalizzata al tiro o al traversone. Il bagaglio tecnico è di tutto rispetto, così come il dribbling (buono anche nello stretto), che però va e viene: alterna grandi giocate ad «incartamenti» improbabili. Come scritto in precedenza, gli capita spesso di pasticciare, oltre che in fase di dribbling, anche in zona gol: poco freddo, ma comunque abbastanza preciso. Subisce molti falli, e lavora parecchio per la squadra.
In forza ai sudafricani del Supersport United, costa un tozzo di pane, e portarlo in Europa per sgrezzarlo non sarebbe una cattiva idea.

lunedì 4 febbraio 2008

Kangaroo dance

Essien festeggia con la danza del canguro il gol alla Nigeria. Reuters

Michael Essien festeggia il gol dell’1-1 alla Nigeria con la kangaroo dance, balletto inventato dal centrocampista del Chelsea, ormai imitato in tutto il Ghana.