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lunedì 6 luglio 2009

Joe Hart, cuore inglese

Una paratissima su Berg, poi un impeccabile rigore (segnato, mica parato), quindi una parola di troppo, ed ecco il pesantissimo giallo sventolatogli in faccia dal direttore di gara. Condannato ad assistere alla finale dell’Europeo Under 21 dalla tribuna per un cartellino giallo, (finale terminata con il successo tedesco con gli inglesi penalizzati dalla pessima prestazione di Loach, secondo proprio di Hart), ha sofferto più di tutti per non aver potuto aiutare i suoi compagni in campo. Chissà, forse, se l’ex portiere dello Shrewsbury Town (l’esordio, in Conference, il 20 aprile 2004, a 17 anni ed un giorno) fosse stato tra i pali anche la sera del 29 giugno in quel di Malmö, magari l’esito sarebbe stato diverso, o quantomeno l’Under 21 inglese avrebbe evitato la figuraccia…

Detto dell’esordio con lo Shrewsbury Town, con cui rimane fino al 2006, quando il Manchester City allora guidato da Stuart Pearce (attuale tecnico della selezione Under 21 inglese) versa 600.000 pounds (poi divenuti 1.500.000) nelle casse degli Shrews per assicurarsi le prestazioni dell’allora 19enne estremo difensore. Con il City riesce ad esordire in Premier League (senza prendere gol, tra l’altro) contro lo Sheffield United, prima di essere mandato ad accumulare esperienza in League One con Tranmere Rovers e Blackpool. La stagione 2007/08 è per lui da incorniciare: non solo conquista una maglia da titolare in Premier, ma riceve anche la chiamata di Capello per aggregarsi alla Nazionale, con cui esordisce il 1° giugno 2008, a Port of Spain, in un’amichevole contro Trinidad & Tobago conclusa a rete inviolata.

Dopo le 32 presenze nella prima, vera stagione al City, Hart è convinto che sia giunto il suo momento ma la dirigenza dei Citizens è di parere opposto: a gennaio viene messo sotto contratto Shay Given, che relega Hart in panchina, costringendolo a lasciare nuovamente Manchester, alla volta di Birmingham. Giunge così l’ufficializzazione del prestito ai Blues per la stagione 2009/10, nella speranza che possa finalmente esprimere il proprio potenziale con continuità. E a giudicare da come ha affrontato l’europeo di categoria, c’è da giurare che ci riuscirà.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

giovedì 25 giugno 2009

Marcus Berg, il vichingo che sogna la Lazio



Torsby, contea di Värmland, Svezia centro-occidentale. Da questo cittadina sconosciuta ai più hanno spiccato il volo Sven-Göran Eriksson prima e Marcus Berg (sopra, con la maglia del Groningen) poi. Il primo verso una straordinaria carriera da allenatore che gli ha visto cogliere i maggiori successi con Lazio di fine anni ’90, alla cui guida vinse praticamente tutto (Scudetto, Coppa delle Coppe, Supercoppa Uefa, Coppa Italia e Supercoppa Italiana) e che nell’estate del 2000 ebbe la felice idea di portare in ritiro in Svezia, invitando tutti i giovani di Torsby («città di Thor», il dio del tuono per i vichinghi), tra cui un giovanissimo Marcus Berg, ad assistere agli allenamenti. Lì scatta la scintilla: il ragazzo s’innamora dei colori biancocelesti, senza più dimenticarli, dato che tutt’oggi dichiara candidamente di sognare di indossare, un giorno, la maglia della Lazio.
Ambizioni legittime, visto quanto fatto nell’ultimo triennio dal centravanti svedese, autore di 52 gol complessivi tra Göteborg e Groningen. Ma partiamo da più lontano, da quando Marcus e suo fratello Jonatan (classe 1985, centrocampista in forza al Gefle) militavano nell’IFK Velen prima e nel Torsby IF poi, club da cui passano entrambi al prestigioso IFK Göteborg, Jonatan nel 2002, Marcus l’anno dopo. Dopo la consueta trafila compiuta nelle selezioni giovanili, ad entrambi si spalancano le porte della prima squadra, e mentre Jonatan girovaga per Svezia in prestito (GAIS e Trelleborgs prima del Gefle), Marcus conquista un posto da titolare a suon di gol: 8 nella prima stagione, quattro dei quali in Intertoto. Nel 2006 va in doppia cifra (8 marcature in campionato), e l’anno successivo esplode definitivamente: 14 reti nell’Allsvenskan, che conclude da capocannoniere, alla pari con Razak Omotoyossi, e campione: i Blåvitt («biancoblu») tornano al titolo dopo 11 anni d’astinenza. Per Berg è ora di fare le valigie.
A scucire i 2,5 milioni di pounds richiesti dal Göteborg ci pensa il Groningen, alla ricerca di un sostituto di Luis Suarez, appena ceduto all’Ajax. In Olanda Berg si ambienta immediatamente, e lo dimostra sul campo da gioco, chiudendo la stagione a quota 16. Nell’Eredivisie appena conclusasi Berg aumenta ancora il proprio bottino, mettendo a segno 17 reti che permettono al Groningen di concludere il campionato al sesto posto ed a lui di finire terzo in classifica cannonieri alle spalle dei soli Suarez ed El Hamdaoui.
E siamo ai giorni nostri, con il ragazzo assoluto protagonista degli Europei Under 21 (dopo essersi tolto la soddisfazione di segnare il primo gol con la Nazionale A nel 4-0 contro Malta del 10 giugno), che si stanno svolgendo proprio nella sua terra natìa, in cui ha già messo a segno la bellezza di 5 gol (tripletta alla Bielorussia e doppietta alla Serbia).
Destro naturale, longilineo (183 cm x 75 kg) asciutto, Marcus Berg è un centravanti implacabile negli ultimi 16 metri, dove fa valere un fiuto del gol con pochi eguali tra i suoi coetanei: glaciale opportunista sotto porta, segna con entrambi i piedi, anche in acrobazia, e quando attacca lo spazio è inarrestabile. Bravo nello stretto, è un gran colpitore di testa (su azione come su palla inattiva), soprattutto sul primo palo, calcia anche i rigori: a mezz’altezza alla sinistra del portiere nella maggior parte dei casi. Un po’ sgraziato, ma comunque dotato di buona tecnica, non disdegna il colpo sotto per uccellare l’estremo difensore avversario.
Il ragazzo è già pronto a coronare il suo sogno, quello di giocare nella Lazio, anche se ci sono parecchie squadre (AZ Alkmaar, l’unico club davvero interessato a detta del diggì del Groningen Hans Nijland, ma anche Everton, Tottenham, Amburgo, Villarreal e Fiorentina) che preferirebbero che il sogno di Marcus rimanesse nel cassetto.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

martedì 16 giugno 2009

Italia: Europeo Under 21



Portieri: Consigli (Atalanta), Seculin (Fiorentina), Sirigu (Ancona).
Difensori: Andreolli (Sassuolo), Bocchetti e Criscito (Genoa), Marzoratti (Empoli), Motta (Roma), Pisano (Cagliari), Ranocchia (Bari).
Centrocampisti: Abate (Torino), Candreva (Livorno), Cerci (Atalanta), Cigarini (Atalanta), De Ceglie (Juventus), Dessena (Sampdoria), Marchisio (Juventus), Morosini (Vicenza), Poli (Sassuolo).
Attaccanti: Acquafresca (Cagliari), Balotelli (Inter), Giovinco (Juventus), Paloschi (Parma).

Tanta, tanta pretattica per Gigi Casiraghi, intento nel mischiare la carte in tavola poco prima dell’esordio contro la Serbia. Il modulo, a detta del cittì, è ancora un’incognita, anche se con tutta probabilità la squadra sarà schierata in campo con il tridente tanto gradito a Casiraghi quanto, sempre a detta dell’allenatore, sconveniente in fase difensiva, soprattutto se di fronte ci si ritrova un terzetto di temibili trequartisti quali Kacar, Tosic e Sulejmani.

Tra i pali, Consigli è certo del posto: starà a lui difendere la porta degli azzurrini dopo la fantastica stagione disputata in maglia atalantina. Di esperienza il ragazzo ne ha, essendo un habitué delle selezioni azzurre, di cui fa parte sin dai 16 anni. Ha già accumulato esperienza da terzo nell’Europeo Under 21 di due anni e da secondo a Pechino, ma questa sarà la prima da titolare, e l’emozione potrebbe giocargli qualche brutto tiro. Dietro di lui Seculin e Sirigu.

La difesa, a quattro, vedrà due uomini che hanno già assaporato l’azzurro, Motta (capitano) e Bocchetti, indiscutibilmente titolari. A completare la difesa titolare ci saranno Andreolli, reduce da un’ottima stagione a Sassuolo, in cui si è rilanciato dopo la pessima esperienza giallorossa, e Crìscito, che opererà sulla sinistra con compiti prettamente difensivi (nonostante abbia dimostrato di valere anche nella metà campo avversaria) vista la presenza di De Ceglie sulla stessa fascia, con lo juventino maggiormente predisposto alla fase d’attacco. Possibili alternative Marzoratti, Pisano e Ranocchia.

A centrocampo le chiavi del gioco saranno nelle mani (anzi, nei piedi) diCigarini, regista di questa Nazionale. A guardargli le spalle uno tra Marchisio, leggermente favorito, e Dessena, che ha dalla sua una maggior confidenza tattica con Cigarini, essendo stato suo scudiero al Parma. A sinistra dovrebbe giostrare De Ceglie.
Per la seconda linea azzurra c’è anche l’opzione a quattro, con due ali, presumibilmente Abate a destra e Cerci a sinistra, nel caso in cui Casiraghi dovesse rinunciare al tridente.

In avanti il pluricitato trio d’attacco sarà composto da Giovinco, Acquafresca e Balotelli, cui auguro vivamente di non eccedere sul piano comportamentale. Inizialmente lui e Giovinco dovrebbero partire leggermente arretrati, con Acquafresca centravanti. Opzione Paloschi.