martedì 22 febbraio 2011

Paloschi il predestinato

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Tema caldo del giorno, l’atterraggio dell’«Aeroplanino» Montella sulla panchina della Roma. Ranieri, dopo quattro sconfitte consecutive, ha detto basta: la cocente rimonta subita contro il Genoa lo ha convinto a dimettersi. Un partita strana, stranissima, quella di Marassi, che ha sancito la conclusione dell’avventura – a tratti splendida – di Ranieri a Trigoria, ma ha pure visto il ritorno al gol di Alberto Paloschi. Che forse si sentirà un briciolo in colpa, però dopo aver trascorso il 2010 in infermeria più che in campo (colpa della crescita, 5 centimetri guadagnati fanno male sia ai portieri che alle giunture) sentiva il bisogno di buttarla dentro di nuovo. Per recuperare il tempo perso, poi, ha voluto strafare, siglando la prima doppietta in Serie A.
Che difficilmente scorderà: ha buona memoria, anzi ottima, al punto da ricordarsi persino la prima partita giocata. Bonate Sotto-Cividatese 10-0, lui aveva sei anni ma quella batosta non l’ha dimenticata. E, nel caso in cui la memoria dovesse fare cilecca, ecco pronto un altro rimedio: un tatuaggio, indelebile, in modo da prevenire qualsiasi amnesia. Sul bicipite sinistro il numero 17, in cinese, perché nella prima amichevole con il Milan lo aveva sulle spalle, poi tre stelle sulla pancia, a simboleggiare la tripletta rifilata al Genoa nella finale del campionato Allievi 2006-07.
Al tempo, Paloschi aveva appena 17 anni. Nato a Chiari il 4 gennaio 1990 e cresciuto a Cividate al Piano, qualche chilometro più ad ovest, il suo futuro era nel segno del gol. Eppure aveva iniziato all’ala, salvo poi essere convertito da uno dei suoi primi allenatori, Belloli, in centravanti. Gol a grappoli, ma l’Atalanta lo scarta. Il Milan no: ad undici anni supera un provino con i rossoneri, e la settimana dopo gioca contro il Piacenza segnando due reti.
Il gol all’esordio, piacevole consuetudine per Paloschi, che si ripete con la prima squadra: Coppa Italia, contro il Catania, e pallone in rete sul finire del 2007.
Anno nuovo, e replica sempre contro il Catania, sempre in Coppa Italia, ma la grande occasione arriva mentre Paloschi è impegnato con la Primavera in Coppa Carnevale, a Viareggio. Assieme a Davide Ancelotti, figlio di Carlo e suo compagno di stanza, sta seguendo Fiorentina-Milan: Gilardino viene ammonito e squalificato perché sotto diffida, Pato segna ma poi la caviglia sinistra fa crac, ed ecco la profezia del più giovane degli Ancelotti: «Vedrai, Alberto che papà ti chiama». Detto, fatto: Ancelotti senior convoca Paloschi e, contro il Siena, lo butta nella mischia al 18′ della ripresa, rassicurandolo: «Adesso entri e segni». Dote di famiglia, quella degli Ancelotti, di prevedere il futuro, perché dopo 18 secondi il pallone è in rete, e Paloschi festeggia il primo gol in A.
Tra il primo gol e la prima doppietta tre anni, per farne tre in una volta sola si augura di non dover aspettare così tanto. Crescita permettendo, l’impressione è che ci riuscirà.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

lunedì 21 febbraio 2011

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - Nocerina implacabile, cade il Lanciano



COS’È SUCCESSO - La Nocerina continua la propria marcia verso la Serie B: un gol di Negro regala il successo contro l'Andria. Cosenza e Barletta impattano sull'1-1: Essabr, dal dischetto, risponde ad Innocenti; pareggio a reti bianche tra Gela e Foligno.

IL TOP - Giornata di grazie per i fratelli Mancosu: Matteo, il maggiore, segna una doppietta a Trapani, che però non basta per evitare al Latina (capolista nel giorne C di Seconda Divisione) la prima sconfitta stagionale. A Marco, il minore, va meglio: anche lui in gol, ma il suo Siracusa vince contro la Cavese e continua ad inseguire i play-off.

IL FLOP - Ennesima sconfitta per il Pisa lontano dalle mura amiche dell'«Arena Garibaldi». Nelle ultime sei trasferte, altrettante sconfitte per i nerazzurri, che hanno la peggio anche a Taranto: finisce 2-1, Chiaretti e Sy in gol per i padroni di casa, Guidone per gli ospiti.

LA SORPRESA - Cade il Lanciano, uscito con le ossa rotte dal «Menti» di Castellamare di Stabia. I padroni di casa dominano un incontro sbloccato però solo a dieci minuti dal termine, quando Corona trasforma un rigore da lui stesso guadagnato (fallo da ultimo uomo di Ferraro, espulso).

TOH, CHI SI RIVEDE - Felice Evacuo apre le marcature in Ternana-Benevento andando a segno per la prima volta nel 2011. L'incontro si conclude 3-1 per gli ospiti, di Clemente e Bueno gli altri due gol. Del portoghese Diogo Tavares il momentaneo pareggio.

LA CHICCA - Doppio anticipo al sabato per il girone B. All'Atletico Roma, per cui è consuetudine, si unisce il Viareggio, costretto a quest'insolito orario dal carnevale. Entrambe, però, hanno rimediato una bruciante sconfitta: in vantaggio con Ciofani, l'Atletico Roma si è visto rimontare da Grassi e Marotta nel finale di gara; peggio ancora è andata al Viareggio, sconfitto 4-0 (Sau, Salamon, Agodirin, Kone) da un Foggia «zemaniano» nella miglior accezione del termine.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

martedì 15 febbraio 2011

10 e Lodi

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Il numero dieci bianco in campo azzurro fa bella mostra di sé sulle spalle di Francesco Lodi, quando il fantasista napoletano si presenta al limite dell’area di rigore del Lecce per la battuta di un calcio di punizione. Tre passi, quanto basta per imprimere al pallone l’effetto desiderato e gonfiare la rete. Il pareggio, però, non basta, e cinque minuti più tardi c’è il replay: punizione dal limite, tre passi, tiro e corsa a perdifiato. Un sinistro talmente educato, quello di Ciccio Lodi, che se potesse chiederebbe scusa ai portieri dopo averli trafitti. Eppure, con questa doppietta al Lecce, è giunto a quota 3 gol in Serie A.

Storia di una promessa non mantenuta. Ultimo di otto fratelli, cresciuto inseguendo un pallone tra i mille vicoli di Napoli: era andato via di casa sognando di emulare Maradona ad appena 11 anni, destinazione Empoli. Accompagnato dal fratello Salvatore, che all’epoca faceva l’autista dal presidente Corsi ed assieme al quale gestisce oggi una scuola calcio a Frattamaggiore, si trasferisce in Toscana ed inizia a stupire. A quindici anni Rocca lo convoca in Under 17, onore concesso in precedenza solo a fuoriclasse come Totti e Pirlo, ed il 3 settembre 2000 esordisce in Serie B: prima giornata, complici le assenze di Maccarone e Di Natale l’allenatore Baldini lo butta nella mischia ad inizio ripresa al posto di Budan.
Le attenzioni nei suoi confronti si moltiplicano, chiedono informazioni su di lui Juventus e Milan, ma Lodi ed il suo sinistro scelgono di continuare con l’azzurro, Empoli o Nazionale che sia. Il mancino continua ad incantare, e poco importa se il destro gli serve solo per scendere dal letto: le ore trascorse con il piede «buono» legato alla rete di recinzione del campo dell’Oasis Club di Frattamaggiore (dove Lodi ha iniziato) nella speranza – vana – di migliorare il destro sono servite a poco. Intanto vince l’Europeo con l’Under 19 nel 2003, ed esordisce in A contro la Sampdoria nello stesso anno. Il calcio ormai è una professione, lautamente retribuita, e con i primi guadagni Francesco regala al padre la macchina dei suoi sogni: un modo per sdebitarsi, visti i tanti sacrifici fatti dal genitore che – pur di portare il pane in tavola – era arrivato a contrabbandare sigarette.
Con 6 gol in 27 partite contribuisce alla promozione dell’Empoli in Serie A nel 2005, ma nella massima serie non riesce ad imporsi. Pur di trovare spazio, accetta il prestito a Frosinone, dove segna 31 gol in due anni. Torna ad Empoli, ma si arrende al Brescia nei play-off, quindi l’Udinese in Serie A ed il mesto ritorno a Frosinone. Dal 31 gennaio il Catania, con la speranza di recuperare il tempo perduto. Magari a partire da domenica prossima, quando gli etnei saranno di scena al San Paolo di Napoli, lo stadio dei sogni di Francesco Lodi.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

lunedì 14 febbraio 2011

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - L'Atletico Roma fa flop a Lanciano. Fiore torna al goal!



COS’È SUCCESSO - Sorprendente sconfitta dell'Atletico Roma a Lanciano, decide Artistico. 1-1 tra Cavese e Taranto, Di Deo risponde a Cipriani. Una doppietta di Tozzi Borsoi regala tre punti alla Ternana, che espugna il «Puttilli» di Barletta. 1-0 per l'Andia a Foligno (in gol Cozzolino allo scadere).

IL TOP - Il lunatico Foggia di Zeman vince 4-1 contro la Juve Stabia allo «Zaccheria», interrompendo la striscia di ben otto risultati utili consecutivi degli ospiti. In vantaggio alla mezz'ora con Insigne, a segno su rigore, i Satanelli legittimano la vittoria con Romagnoli e Sau, prima che Insigne firmi la propria doppietta. Il gol della bandiera gialloblé porta la firma del brasiliano Mezavilla.

IL FLOP - Il Benevento sciupa incredibilmente il vantaggio, prima di uomini e poi di goal, contro un Viareggio assai caparbio. In rete con Cristiani, i bianconeri subiscono prima l'espulsione di Martina (28° minuto) e quindi l'autogol di Pinsoglio. Pintori fa 2-1, eppure Massoni sigla lo sconcertante pareggio quando al termine manca ormai una manciata di minuti.

LA SORPRESA - Quarta vittoria nelle ultime cinque partite per la Lucchese di Indiani, che al «Porta Elisa» vendica il 3-0 subito all'andata infilando il Gela con Grassi (su rigore) e Marotta, autore di una doppietta. I rossoneri sono ora ad un solo punto dalla zona play-off.

TOH, CHI SI RIVEDE - A digiuno di gol dalla prima giornata, Stefano Fiore torna a segnare contro il Pisa all'«Arena Garibaldi». Padroni di casa in vantaggio con Carparelli, poi l'1-1 di Fiore, quindi la rete del portoghese Pedro Oliveira ed il definitivo pareggio di Thackray: per il difensore inglese si tratta della prima marcatura in carriera.

LA CHICCA - Il Siracusa si dimostra bestia nera della Nocerina schiacciasassi. All'andata finì 2-0 (unica sconfitta stagionale della capolista) per i leoni aretusei, sulla cui panchina sedeva per la prima volta Ugolotti; un girone più tardi termina 0-0 una partita che esalta la compattezza difensiva degli azzurri.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

giovedì 10 febbraio 2011

Il Punto sull'Italia - Rossi e Buffon salvano gli Azzurri, ma nella Nazionale ci sono ancora zone d'ombra da illuminare!



Che emozione ritornare al Westfalenstadion. Poco cambia se con gli scarpini ai piedi come Buffon e De Rossi, oppure solo con il cuore per gridare «Forza Italia!» davanti al teleschermo con il magnifico goal di Grosso ancora negli occhi. Cesare Prandelli, però, concede poco spazio ai sentimentalismi, e annuncia: «Siamo solo all'inizio, ma sono convinto che il nostro ciclo sarà vincente». Io, invece, gli concedo fiducia, perché i primi segnali sono incoraggianti.

COSA VA - Innanzitutto, si è mantenuta l'imbattibilità contro i tedeschi, che dura dal 21 giugno 1995. Senza dubbio un gran risultato, visto l'iniziale svantaggio e senza dimenticare che loro in Sudafrica si sono arresi solo alla Spagna poi vincitrice, mentre noi siamo stati rispediti a casa dai dilettanti neozelandesi. La nuova Italia di Prandelli è però intenzionata a rompere con il passato, e di cose buone se ne vedono abbastanza. Innanzitutto, la voglia di giocare a - ed il - pallone, che non si butta via se non in casi disperati, cercando sempre di passare per i brasiliani (in tutti i sensi) piedi dell'esordiente Thiago Motta. Non manca poi il carattere a quest'Italia, che parte all'arrembaggio e, dopo il gol di Klose, si spinge all'attacco fiduciosa di pareggiare i conti. Il gol arriva con Rossi, a dieci minuti dal triplice fischio dell'arbitro, e premia una squadra che mai avrebbe meritato la sconfitta.

COSA NON VA - Nel primo tempo è la Germania ad avere la meglio, sul piano del gioco e del risultato. Ranocchia e Bonucci, che hanno davanti un futuro radioso, sono inevitabilmente a corto d'esperienza: il gol di Klose ne è la dimostrazione. Le difficoltà si notano anche in fase di transizione, sia offensiva che difensiva, ma non potrebbe essere altrimenti data la poca conoscenza reciproca dei giocatori (il gruppo è nuovo, e non ci sono blocchi appartenenti ad una singola squadra) e lo scarso tempo avuto a disposizione da Prandelli per prepararli alla partita. Pazzini, poi, è troppo isolato in avanti.

TOP&FLOP - La certezza tra i pali azzurri si chiama Gigi Buffon, trentatré anni ma la reattività di un ragazzino. Le prende tutte, anche se sul tiro di Klose la sua deviazione non basta ad evitare il gol. Molto bene anche Chiellini, che alla solita, ruvida efficacia unisce un bel po' di sgroppate sulla fascia di competenza nonostante lo spauracchio Müller sia il suo dirimpettaio. Giuseppe Rossi entra nel secondo tempo e dà una scossa alla partita, ben coadiuvato dal gladiatore Borriello. Mauri si spegne dopo un buon avvio, mentre Cassani doveva proporsi di più vista l'inconstistenza di Podolski.

CONSIGLI PER IL MISTER - Un mediano d'oro come De Rossi non va sprecato sulla fascia sinistra. Se il cittì è intenzionato a proseguire sulla strada del centrocampo a rombo, di cui Pirlo sarà presumibilmente il vertice basso, De Rossi potrebbe reinventarsi «alla Gerrard». Venti metri più avanti, con la possibilità di liberare un destro che è potente e preciso, libero d'inserirsi in area di rigore e di sicuro affidamento in fase di pressing sul regista avversario. Ieri sera è stato positivo, vale la pena ripetere quest'esperimento piuttosto che imbrigliarlo sulla fascia.

IL FUTURO - Cassano inventa, Rossi segna e Balotelli? Pensa al Festival di Sanremo. Quando l'attaccante del Manchester City si riprenderà dall'infortunio, però, dovrà fare i conti con loro per un posto in avanti.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

mercoledì 9 febbraio 2011

Alessandro Matri: 10 giorni che valgono una carriera



30 gennaio: Alessandro Matri castiga il Bari con una doppietta, regalando tre punti al suo Cagliari. Il 31 gennaio firma con la Juventus, due giorni dopo scende in campo contro il Palermo, numero 32 sulle spalle e una gran voglia di spaccare tutto. Il pallone non entra, pazienza, perché sabato 5 febbraio torna al Sant’Elia e rifila due gol a quella che meno di una settimana prima era la sua squadra.

Neppure il tempo di ammirarsi sulle prime pagine dei quotidiani sportivi, ed ecco la chiamata di Prandelli: contro la Germania, al Westfalenstadion di Dortmund, ci sarà anche lui. Che ormai quasi cinque anni fa era incollato al teleschermo mentre Grosso scaricava in rete l’orgoglio dei futuri campioni del mondo e Del Piero arrotondava il risultato, magnificamente servito da Gilardino. Oggi con Grosso e Del Piero condivide lo spogliatoio, mentre a Gilardino – giudicato fuori forma dal cittì – ha soffiato il posto in azzurro.

Tutto questo in dieci giorni, senza dubbio i più intensi della carriera calcistica di Matri. Centravanti azzurro fresco di Matrimonio con la Vecchia Signora, sul campo di pallone ci si è ritrovato per caso, grazie ad una caduta dalla bicicletta. Dagli 8 ai 10 anni, infatti, corre in bici e non dietro una palla di cuoio: una trentina di corse nel Pedale Graffignanino, presieduto dal padre Luigi, con ben dieci vittorie.

Una brutta caduta, però, spinge il piccolo Alessandro ad optare per il calcio, ed è la Virtus Don Bosco di Graffignana a beneficiare dei suoi gol. Ne segna tanti, ed un dirigente del Fanfulla lo convince a cambiar maglia. La grande occasione arriva poco dopo, quando Ruben Buriani (146 presenze e 13 gol con la maglia del Milan) lo scova sui campetti della provincia di Lodi e lo veste di rossonero. Stringe un patto col Diavolo ad 11 anni, e si toglie anche la soddisfazione di esordire in prima squadra: è il 24 maggio 2003, i titolari vanno preservati in vista dell’imminente finale di Champions League contro la Juventus, e così Carlo Ancelotti punta sui componenti della Primavera. 71 minuti appena, e via a cercare gol e gloria in provincia: Prato, Lumezzane, Rimini. Gol tanti, ma gloria poca, almeno fino a dieci giorni fa.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - Crolla il Foggia, continuità Juve Stabia



COS’È SUCCESSO - Un calcio di punizione di Mancosu regala tre punti al Siracusa contro il Benevento. 1-1 tra Gela e Lanciano, medesimo risultato in Ternana-Cavese: i rossoverdi, quartultimi, sostituiscono Orsi con Giordano. Nel posticipo, pari a reti bianche tra Andria e Taranto.

IL TOP - Ottavo risultato utile consecutivo per la Juve Stabia, ormai stabilmente in zona play-off. È sufficiente un gol di Scognamiglio perché i gialloblé abbiano ragione di un Pisa giunto alla quinta sconfitta nelle ultime otto gare.

IL FLOP - Crolla il Foggia di Zeman, sconfitto 2-0 dal Barletta. I biancorossi espugnano lo «Zaccheria» con i gol di Ischia ed Innocenti (al primo centro con la nuova maglia) raggiungendo il Pisa al penultimo posto in classifica.

LA SORPRESA - Vince in rimonta il Foligno, al terzo successo consecutivo. Nel posticipo della ventiduesima giornata Mauro Esposito porta in vantaggio l'Atletico Roma con una splendida sforbiciata, ma Coresi (su rigore) e Fedeli ribaltano il risultato: i sogni di promozione diretta dei capitolini svaniscono, visto l'ennesimo successo della Nocerina (1-0 a Viareggio, gol di Pomante).

TOH, CHI SI RIVEDE - Lorenzo Crocetti torna a vestire la maglia della Lucchese a distanza di nove anni, e festeggia nel migliore dei modi: doppietta al Cosenza. Al «San Vito» finisce 4-2 per gli ospiti, in gol anche con Grassi e Marotta; per i padroni di casa in rete Aquilanti e Degano.

LA CHICCA - Carlo Pinsoglio, portiere del Viareggio, esordisce con l'Under 21 di Ciro Ferrara: 90' contro l'Inghilterra. Decisivo un rigore di Macheda all'88°, ed il portiere cresciuto nel florido vivaio della Juventus può gioire per questo «clean sheet».

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

lunedì 7 febbraio 2011

Di Natale, un gol da cento e lode



Mentre l'estate moriva, la Juventus si accordava con i Pozzo: sette milioni di euro nelle casse dell'Udinese, e Di Natale si trasferisce all'ombra della Mole. Totò, però, è ancora agli ordini di Guidolin: saggia scelta, quella dello scugnizzo trapiantato in Friuli, risoluto nel rifiutare le avances della Vecchia Signora pur di chiudere la propria carriera con l'Udinese. Una scelta da cento e lode. Cento, come i gol segnati in campionato con la maglia che fu di Zico. Contro la trasandata Sampdoria (un punto nelle ultime cinque giornate) ha offerto un assist ad Alexis Sánchez, educatissimo nel ricambiare il favore sul finire del primo tempo, regalando a Di Natale un cioccolatino da scartare - con maestria: tocco in controtempo - davanti all'incolpevole Curci. Pallone in rete, e corsa a cento all'ora sotto la curva per l'ideale abbraccio con i tifosi: «100 volte grazie, Totò» è la risposta, sotto forma di striscione prontamente srotolato dopo il tanto atteso evento.
Se il cuore parla ormai friulano, le statistiche dicono 118 in Serie A: il quinquennio empolese pesa. E Di Natale non si pone limiti: «Il mio prossimo obiettivo è superare Montella, il mio idolo, a 141», afferma soddisfatto dopo la partita. Riavvolgendo il nastro dei ricordi, si scopre che proprio a Vincenzo Montella, Tonino - così lo chiamano a casa - deve molto. Nati entrambi (calcisticamente, Di Natale è venuto alla luce nel centro storico di Napoli, in via dei Tribunali) nel San Nicola di Castel Cisterna, florido vivaio campano, e trasferitisi all'Empoli in tenerissima età, i due goleador partenopei ebbero modo di conoscersi nel corso della permanenza in Toscana: tempi duri per Totò, che soffre di nostalgia e pensa di mollare tutto. Gli manca il San Paolo, in cui esultava da raccattapalle per le magie di Maradona, gli manca Pomigliano d'Arco, dove i suoi si trasferirono in seguito al terremoto del 1980, e gli manca la sua famiglia: papà Salvatore, barelliere ed imbianchino, i fratelli Paolo, Carmine e Michele, la sorella Anna e soprattutto mamma Giovanna, scomparsa nel 2007 dopo una lunga malattia. Allora Montella, l'Aeroplanino, lo affronta a muso duro, spiegandogli che per diventare un campione non bastano due piedi educatissimi, ma occorre anche avere la testa sulle spalle.
Di Natale recepisce il messaggio, rimane ad Empoli ed inizia a togliersi le prime soddisfazioni. L'esordio in B, contro la Cremonese il 26 gennaio 1997, è forse la prima: pochi minuti, con la consapevolezza di aver dato il proprio - seppure minimo - contributo alla promozione. La Serie A, però, la guarda in televisione. Si fa le ossa in C, prima all'Iperzola, poi quattro partite con il Varese, quindi 12 gol a Viareggio, che gli valgono il ritorno ad Empoli. Cinque anni di impetuosa ascesa in azzurro, e la chiamata dell'Udinese nell'agosto del 2004. Sono passati cento gol da allora (il primo contro il Parma, 19 settembre 2004) ma Totò Di Natale ha ancora voglia di beffare i portieri di tutta Italia e, magari, d'Europa: la classifica, dopotutto, è dalla sua parte.


Antonio Giusto

giovedì 3 febbraio 2011

Napoli, zitto e Mosca



Come Del Piero, ma col piede sinistro. Davide Moscardelli offre un indigesto babà al Napoli: il suo stupendo gol, sommato all’altrettanto bella segnatura di Sardo, interrompe la corsa di un Napoli lanciato all’inseguimento del Milan. Mentre il capocannoniere del campionato Cavani rimane a secco, lui raggiunge quota cinque gol. E che gol. Gli basta un quarto d’ora per segnare il primo, contro il Catania: debuttante nella massima serie a trent’anni compiuti, ma con la voglia di un ragazzino. Infatti dopo una settimana si ripete, contro il Genoa a Marassi, dando il via alla rimonta che permetterà ai «Mussi» di volare in cima alla classifica. Poi una pausa, più che un digiuno, ed il fragoroso ritorno al gol contro l’Inter campione di tutto: rimpiazza Pellissier al 24′ del secondo tempo e sigla il 2-0 che manda al tappeto i nerazzurri.

Moscardelli, tornato ad esultare dopo oltre due mesi, ha una fame da lupi. Anzi, da Lupa. Sulla «spiaggia» del Bentegodi divora anche la Roma, insaccando il pallone dell’1-2 (finirà 2-2). Poi si porta le mani al volto e fa mestamente ritorno verso il centro del campo: sa di averla fatta grossa.

Nato a Mons, in Belgio, il 3 febbraio 1980, Davide Moscardelli è cresciuto a Tor de’ Cenci come uomo e nelle giovanili della Roma come calciatore. Svezzato da Bruno Conti, la cui partita d’addio vide un piccolo Moscardelli per la prima volta sugli spalti dell’Olimpico, fu costretto a lasciare Trigoria perché giudicato troppo gracile. Lui non demorde, e nel 1997 inizia la scalata verso il calcio che conta da Maccarese, frazione di Fiumicino, la cui squadra milita nel Girone A della Promozione Laziale. Moscardelli è praticamente un bambino, ed i suoi due gol (in 13 partite) non bastano per evitare la retrocessione della squadra, ripescata però al termine del campionato. Due anni più tardi la Maccarese arriva seconda in campionato, alle spalle del Tanas Casalotti, e si guadagna un posto in Eccellenza. Per Moscardelli ci sono otto gol in 31 partite, e la chiamata dell’ambizioso Guidonia, che domina il campionato ma rischia di veder sfumare una promozione acquisita sul campo proprio a causa del neoacquisto, in campo per 14 partite pur dovendo ancora scontare una squalifica risalente alla precedente stagione: penalizzati di 14 punti, poi ridotti a 10, i giallorossi si ritrovano a disputare i play-off nazionali. Sentendosi responsabile dell’accaduto, Moscardelli si fa perdonare segnando una doppietta in finale contro gli umbri del Deruta, raggiungendo quota 22 gol e attirando su di sé l’attenzione di diversi club professionistici. La spunta la Sangiovannese, e Moscardelli ripaga la fiducia riposta in lui segnando 15 volte nel girone B della C2 2002-03. Altro doppio salto di categoria, e Serie B con le maglie di Triestina, Rimini, Cesena e Piacenza, dove arriva per espressa volontà di Pioli che – evidentemente soddisfatto del suo rendimento – lo richiede anche quando siede sulla panchina del Chievo.

Adesso Moscardelli corona il sogno di affrontare la «sua» Roma, punisce l’Inter pigliatutto e sgambetta un Napoli che insegue lo scudetto, godendosi un meritatissimo premio dopo anni ed anni di dura gavetta.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

martedì 1 febbraio 2011

Pazzo Inter amalo



Cosa potrà mai venir fuori dall’incontro tra un Pazzo (Giampaolo Pazzini) e la Pazza (Inter) se non una pazza partita? Palermo in doppio vantaggio a San Siro con Miccoli e Nocerino, poi Giampaolo Pazzini da Pescia (in provincia di Pistoia, dov’è nato il 2 agosto 1984) indossa la maglia numero 7 ed entra in campo. Rizzoli fischia l’inizio della ripresa, lui va a posizionarsi al centro dell’area di rigore e dopo 11 minuti riceve spalle alla porta, si gira ed infila Sirigu: 1-2. 73′ sul cronometro, e Pazzini incorna sul primo palo: parità, e pensare che Pastore si è appena fatto parare un rigore da Júlio César. Il 3-2, risultato da manicomio, lo firma Eto’o su rigore, procurato dall’incontenibile Pazzini. Chiamate la neuro!

Eppure Giampaolo Pazzini, cui quel soprannome è stato affibbiato per pura assonanza, è tutto fuorché pazzo. Posato, in campo e fuori, il suo nome compare più spesso nei tabellini alla voce «marcatori» che sui giornali di gossip, e le «cassanate» le ha sempre lasciate al suo – ormai ex – partner d’attacco in blucerchiato. Entrambi si ritrovano ora a Milano, su sponde opposte però: Cassano ha scelto il Milan, mentre Pazzini è tornato ad abbinare nero ed azzurro, come accadeva negli esordi atalantini. Da Monsummano Terme, e dal Margine Coperta, sua prima squadra, spicca il volo verso Bergamo a quattordici anni, con la benedizione di papà Romano (27 gol in C con la Pistoiese nel ’58-59) e mamma Manuela, fiduciosi che il minore dei tre fratelli Pazzini possa ripercorrere le orme del primogenito Patrizio, anche lui protagonista in C nei primi anni novanta con Poggibonsi e Siracusa.

Giampaolo, che concilia calcio e studio con ottimi risultati, al punto da diplomarsi in ragioneria con 96, assaggia anche l’azzurro, dimostrando subito una certa avversione nei confronti degli inglesi: il 22 aprile 2001, Europeo Under 16 disputato proprio in terra d’Albione, segna una doppietta contro i padroni di casa a Bramall Lane, casa dello Sheffield United. Prove generali di quanto accadrà sei anni più tardi, il 24 marzo 2007, quando Pazzini segna una tripletta nel nuovo Wembley con la maglia dell’Under 21 azzurra, marcando la prima rete dopo appena 28 secondi.

Tra questi due avvenimenti, quasi sei anni di tempo. Nel mezzo, la vittoria nell’Europeo Under 19 del 2003 (di quella squadra, allenata da Berrettini, facevano parte anche Chiellini e Aquilani), l’esordio con l’Atalanta (7 settembre 2003, Atalanta-Venezia 0-0), il primo gol tra i professionisti (contro l’Albinoleffe, nel derby bergamasco, a una settimana dal debutto), la promozione in Serie A, la Fiorentina nel gennaio 2005, la panchina dietro Toni e Gilardino, la Sampdoria (ancora a gennaio, nel 2009) e gli assist di Cassano, l’esordio con gol in Nazionale (28 marzo 2009, contro il Montenegro), i deludenti Mondiali sudafricani e la cocente esclusione dalla Champions League patita sul finire dell’estate. Ora c’è l’Inter, punto d’arrivo e di partenza: Pazzini vuole far impazzire di gioia i suoi nuovi tifosi, e se il buongiorno si vede dal mattino c’è da giurare che le cliniche psichiatriche milanesi faranno affari d’oro.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it