venerdì 5 settembre 2008

Antonio Di Natale

«Antonio è così, anticonformista e non ama fare ciò che fanno tutti i suoi colleghi calciatori». Parole di Ilenia Betti, sua moglie (conosciuta 19enne ai tempi della primavera dell’Empoli, sposata il 15 giugno 2002 e da cui ha avuto due figli, Filippo e Diletta). Parole che calzano a pennello a Totò Di Natale ed ai suoi gol, come quello realizzato al Palermo sabato scorso al 34’: un calciatore conformista, dopo quel magnifico aggancio, avrebbe superato il portiere con un tocco preciso e di sicura riuscita, lui no, lui ha visto Amelia con la coda dell’occhio e nella frazione di secondo avuta per scegliere il da farsi ha deciso di provare un pallonetto, puntualmente depositatosi in fondo al sacco per la gioia sua e dei tredicimila spettatori presenti al Friuli. Gol così li può fare solo chi «a livello tecnico è uno dei primi 5 giocatori al mondo» (parole di Morgan De Sanctis, suo ex compagno all’Udinese, ora al Galatasaray), una tecnica affinata nei vicoli del quartiere Partenope di Pomigliano d’Arco, vicoli in cui sognava di imitare il suo idolo Diego Maradona ed in cui lo cercava mamma Giovanna (scomparsa un anno fa dopo una lunga malattia) quando era pronto in tavola, le stesse viuzze in cui lo scopre Lorenzo D’Amato scopritore, tra gli altri, di Montella, Caccia e Lodi. Il talent scout decide immediatamente di portarlo al Castel Cisterna per fargli indossare la maglia del San Nicola. Maglia che indossa fino ai 13 anni, quando D’Amato insiste perché l’Empoli, che sta facendo i provini per i bambini nati nel 1980-81, faccia provare anche quel ragazzo che ha tre anni in più, ma anche un talento superiore alla media.
«Lo prendemmo subito. A zero lire», dichiara orgogliosamente Maurizio Niccolini, responsabile del settore giovanile dell’Empoli. Totò (a casa però lo chiamano Tonino) si trova giovanissimo lontano dalla sua famiglia: il papà Salvatore, portantino del pronto soccorso che arrotonda facendo l’imbianchino, mamma Giovanna, i fratelli Paolo e Carmine e le sorelle Michela ed Anna, a cui si aggiungerà poi Angelo, un trovatello di 11 anni che Tonino chiama affettuosamente «Masaniello». «Aveva solo 13 anni e soffriva di violente crisi di nostalgia» continua Maurizio Piccolini. Una notte scappò da Empoli per tornarsene a casa. Per convincerlo a tornare in Toscana organizzammo una cena insieme al suo idolo Montella. E le parole di Vincenzo convinsero Di Natale a continuare questa avventura insieme a noi».
Resta ad Empoli, Totò, e si toglie tante belle soddisfazioni: nel 1996-97 ha addirittura modo di esordire in prima squadra nell’anno della promozione in Serie A, che lui si limita a guardare in Tv: viene mandato a farsi le ossa in C tra Iperzola (C2, stagione 1997-98, 33 presenze e 6 gol), Varese (C1 1998-99, quattro presenze prima di tornare in C2 al Viareggio), ed è proprio al Viareggio che esplode: 12 gol in 25 partite convincono l’Empoli a riportarlo a casa e a dargli un posto da titolare. Dopo tre stagioni in B, nel 2001-02 arriva il quarto posto (frutto anche dei suoi 16 centri in 38 partite) che significano Serie A. Di Natale promette la salvezza dell’Empoli con 10 suoi gol, ma farà addirittura meglio: salva i toscani con 13 gol in 27 partite, con l’exploit della tripletta alla Reggina nel 4-2 del 17 novembre che gli vale la convocazione in Nazionale per l’amichevole di tre giorni dopo contro la Turchia. Trapattoni gli consegna la prediletta maglia numero 10 e spende belle parole per lui: «Com’è bravo Di Natale». La stagione successiva, quella del 2003-04, non è altrettanto fortunata: lui segna appena 5 gol, l’Empoli arriva penultimo e torna in B mentre Trapattoni, dopo averlo illuso convocandolo per un’amichevole pre-Europeo contro la Repubblica Ceca (in cui segna la prima rete in Nazionale, di testa, dopo una bella azione con Carlo Nervo) lo esclude dai 23 per l’Europeo portoghese.
La scelta di cambiare squadra per rilanciarsi è ovvia, e Di Natale accetta le avances dell’Udinese, che lo veste di bianconero. Al Friuli lo attendono Iaquinta e Di Michele, con cui forma un formidabile trio d’attacco in grado di segnare 35 reti, decisive per l’accesso dell’Udinese ai preliminari di Champions League, superati brillantemente. Nella fase a gironi però il Barcellona (che poi vincerà la Champions League) ed il Werder Brema fanno meglio, e così l’Udinese è costretta alla Coppa Uefa. Di Natale fa bene in entrambe le competizioni, segnando tre gol al Werder Brema in Champions League e firmando una rete anche al Lens in Coppa Uefa. Nel 2005-06 Di Natale segna anche in campionato (8 reti) e in Coppa Italia (3 gol in altrettante partite, ed Udinese che raggiunge addirittura le semifinali, in cui viene eliminata dall’Inter), diventando così il primo – e unico – calciatore italiano ad aver segnato in campionato, Champions League, Coppa Uefa e Coppa Italia nella stessa stagione. Neppure questo primato convince Lippi a portarlo in Nazionale, costringendo Di Natale a guardare in televisione il successo degli azzurri al Mondiale di Germania.
A differenza di Lippi, Donadoni ne fa un punto fermo della propria Nazionale sin dalla prima partita, quella persa (2-0) contro la Croazia il 16 agosto 2006. Questa fiducia viene ricambiata alla grande da Totò, che dopo due gol in amichevole a Turchia ed Ungheria segna finalmente in una gara ufficiale con la maglia azzurra, quella contro l’Ucraina del 12 settembre 2007, in cui regala l’ultima gioia (e fa un regalo anche a se stesso: un duetto con Gigi D’Alessio, il suo cantante preferito, in diretta a Radio Marte) a mamma Giovanna, ricoverata al San Giovanni Bosco di Napoli, dichiarando: «Questi gol sono per mia mamma che sta in ospedale». La signora Giovanna si spegne poche settimane dopo, il 4 ottobre, e per Totò l’obiettivo è solo uno: «Una vittoria e un gol da dedicare a mamma». Di gol all’adorata mamma ne dedica ben 17, quelli a segno nel campionato 2007-08, ma la vittoria non arriva: ad Euro 2008 l’Italia esce ai rigori contro la Spagna, e uno degli errori dagli undici metri (l’altro lo commetterà De Rossi) è suo. Dopo la delusione continentale, non mancano le pretendenti al suo cartellino, ma lui resta in Friuli, perché «Udine rappresenta la mia casa», rinnovando il contratto fino al 2013. In merito a questa decisione il patron Pozzo dichiara: «Aveva offerte importanti in Italia da Roma, Napoli e Fiorentina e all’estero (Wolfsburg), ma ha deciso di restare. È stata una scelta sua». Una scelta da anticonformista, una scelta alla Di Natale.
Antonio Giusto

L’IDENTIKIT
Nome: Antonio
Cognome: Di Natale
Ruolo: attaccante esterno sinistro
Nato il: 13 ottobre 1977
Nato a: Napoli
Statura e peso: 1,70 x 70 kg
Club: Udinese (2013)
Giovanili: U.S. San Nicola, Empoli
Club precedenti: Empoli (1996-97), Iperzola (1997-98), Varese (1998-99), Viareggio (ottobre 1998), Empoli (1999-2004)
Palmarès: /
Agente: Bruno Carpeggiani
Numero di maglia: 10 (in onore di Maradona)
Esordio in Serie A: 14-9-2002, Como - Empoli 0-2
Primo gol in Serie A: 14-9-2002, Como - Empoli 0-2
Esordio in Nazionale: 20-11-2002, Italia - Turchia 1-1
Primo gol in Nazionale: 18-02-2004, Italia - Repubblica Ceca 2-2
Famiglia di origine: papà Salvatore, mamma Giovanna, i fratelli Paolo e Carmine e le sorelle Michela e Anna
Stato civile: sposato (il 15-6-2002) con Ilenia, due figli, Filippo e Diletta
Cantante preferito: Gigi D’Alessio

3 commenti:

El Cabezon ha detto...

www.pianetasamp.blogspot.com

Di Natale è un gran giocatore, peccato che gli manchi quell'esperienza internazionale a grandi livelli per farne un grandissimo!...ciao!

Anonimo ha detto...

Questo profilo/racconto su Di Natale capita a fagiolo dopo che ci ha salvato in quel di Cipro. L'ho letto molto volentieri!

Antonio Giusto ha detto...

Concordo pienamente con te, Andrea: se Di Natale fosse esploso prima (e, soprattutto, se avesse avuto l'occasione di esibirsi su palcoscenici più importanti) penso che ora sarebbe considerato molto di più.