giovedì 6 marzo 2008

Champions League: il ritorno degli ottavi di finale

A differenza dell’andata, al ritorno di avvenimenti clamorosi ce ne sono stati, eccome se ce ne sono stati. Almeno per il sottoscritto, il più clamoroso è stato il passaggio ai quarti del Fenerbahçe (avvenuto ai danni del Siviglia), su cui non avrei puntato un euro dopo i due gol nei primi 10 minuti di gioco ad opera di Daniel Alves e Keita, entrambi arrivati con la complicità di quello che si sarebbe poi rivelato il protagonista – in positivo ed in negativo - della serata: Volkan Demirel. Detto dei due gol nei primi 10’ di gara, sul 3-0 firmato Kanouté non ci sperava più nessuno, tranne Deivid. Il brasiliano, segnando due reti, ha prolungato la gara sino ai rigori, dove Volkan si è opposto con successo alle conclusioni di Maresca e Dani Alves e si è limitato a ringraziare la mira di Escudé.
Detto della sorpresa più clamorosa, ora passiamo ai due match più importanti: Real Madrid-Roma e Milan-Arsenal, almeno per il pubblico italiano. Partiamo dai rossoneri, che sembrano giunti alla fine di un ciclo quando, dopo il vantaggio firmato da Cesc Fabregas (uno dei pochissimi centrocampisti al mondo che potrebbe affermare senza far temere per la propria sanità mentale: «Pirlo chi?»), Adebayor chiude il match e, assieme ad esso, il discorso qualificazione, mettendo il pallone alle spalle di un incolpevole Kalac. L’avventura di Ancelotti sulla panchina rossonera pare prossima alla fine, anche in caso di qualificazione alla Champions League, e l’ammissione di Mourinho, che vorrebbe allenare in Italia, coadiuvata dall’interesse dei rossoneri nei confronti dl pupillo del tecnico portoghese Drogba non possono far ben sperare il tecnico emiliano.
L’altra italiana, la Roma, compie un’impresa che, sotto molti punti di vista, impresa non è. Innanzitutto il doppio 2-1 rifilato al Real Madrid era tutt’altro che impossibile, soprattutto per via del pessimo momento di forma della squadra allenata di Schuster, priva di parecchi nomi importanti (su tutti Van Nistelrooy) e soprattutto di un gioco. Se poi il tecnico tedesco si ostina a mandare in campo una coppia di centrocampo composta da Diarra e Gago in una gara in cui è necessario vincere, si capisce perché i madrileni siano stati eliminati dalla Champions. Sconfitta del Real, sì, ma merito anche ad una grande Roma e ad un grande allenatore, Luciano Spalletti, la cui macchina sta dimostrando di potersi tramutare in un carro armato quando l’organico è al completo e non c’è bisogno di arrangiarsi con le seconde linee, anche se proprio una seconda linea – ma solo ad inizio stagione – come Vucinic ha firmato un 2-1 meritatissimo zittendo definitivamente un Bernabéu che continuava a sperare in un miracoloso (per quanto fatto vedere in campo dai padroni di casa) agguanto dei supplementari in cui sognare la qualificazione ai quarti.
Delle italiane e della sorpresa abbiamo parlato, ora tocca al match forse più incerto (e meno atteso) della due giorni di Champions: Porto-Schalke. Per il Porto era l’occasione di agguantare ai quarti dopo un’astinenza che durava (e continuerà a duare almeno fino al prossimo anno) dal 2004, anno della conquista della Champions. Per lo Schalke era molto di più; innanzitutto il match che decideva il futuro di Mirko Slomka, ad un passo dall’esonero prima di questo passaggio del turno che dovrebbe tenerlo ancorato alla panchina dei Knappen almeno fino ai quarti di finale; poi era un’imperdibile opportunità per i vicecampioni di approdare per la prima volta nella propria storia ai quarti di finale della massima manifestazione continentale; infine, era la serata in cui Manuel Neuer doveva dimostrarsi un grande portiere e non un “nuovo Lehmann” (così lo aveva – erroneamente – etichettato chi scrive dopo le papere commesse in Bundesliga). Ebbene, lo Schalke ce l’ha fatta: i quarti di finale sono stati raggiunti, Slomka resterà in sella, e Manuel Neuer… be’, Manuel Neuer ha reso possibile tutto ciò, sfoderando una prestazione pazzesca che l’ha portato a neutralizzare due tantativi dal dischetto (su due) dei padroni di casa.
Negli altri tre match i padroni di casa hanno rispettato le attese superando – chi più chi meno – agevolmente il turno. Il Barça è stato quello che ha avuto vita più facile: contro il Celtic è bastato un gol dopo 3’ di Xavi, perfettamente servito da un Sylvinho innescato da un “no-look pass” di Ronaldinho, che sembra davvero essere tornato quello dei bei vecchi (?, dopotutto si parla di una stagione fa, quella in cui il “dentone” ha messo a segno 21 reti) tempi. Il Chelsea, dal canto suo, si è limitato a fare il suo dovere imponendosi 3-0 sui greci dell’Olympiacos, per i quali la sola qualificazione agli ottavi valeva quanto una vittoria a livello continentale. Infine il Manchester United, al quale toccava l’unica squadra ostica, un Lione comunque domato senza problemi grazie alla trentesima marcatura stagionale di Cristiano Ronaldo.
L’11 marzo tocca all’Inter, chiamata all’impresa contro il Liverpool. Chi vivrà, vedrà.
Antonio Giusto
Fonte
: SportBeat

4 commenti:

La Caldera del Diablo ha detto...

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Emiliano

La Caldera del Diablo ha detto...

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Emiliano

Santy ha detto...

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Anonimo ha detto...

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