martedì 28 giugno 2011

Le protagoniste della Copa América: Brasile, voglia di vincere



Il momento - L'avvilente spedizione sudafricana, segnata dalla doppietta di Sneijder, la follia di Felipe Melo e le opinabili convocazioni di Dunga, è ormai parte di un passato più remoto del previsto. L'universo calcistico brasiliano è infatti proiettato verso un roseo futuro: nel 2014 il Paese del samba ospiterà la Coppa del mondo un anno dopo l'antipasto della Confederations Cup, dodici mesi più tardi sarà quindi la volta della Copa América, e nel 2016 si terranno a Rio de Janeiro le Olimpiadi. Perché la Seleção sia protagonista - ovvero: vinca - si è scelta la strada più ardua, quella della rifondazione: pensionati Kaká e i suoi compari, largo ai volti nuovi. Neymar, Ganso, Lucas Moura, e quel Pato che Dunga lasciò a casa.

In Copa América - Curioso cammino, quello del Brasile, nella massima competizione continentale del Sudamerica. Quando il «Campeonato Sudamericano de Selecciones», così era nota al tempo la Copa América, prese il via nel 1916, il Brasile mise in fila due terzi posti - quattro squadre partecipanti - prima di affermarsi nel '19 grazie al portentoso cannoniere Friedenreich. Replica nel 1922, sconfiggendo il Paraguay nello spareggio. Quindi un'astinenza durata sino al '49, interrotta grazie al terzo successo in altrettante edizioni casalinghe per i verdeoro, nuovamente campioni - ancora in casa - nel 1989. Prima vittoria esterna nel '97, in Bolivia, e compresa quell'edizione la Seleção ne ha vinte quattro delle ultime cinque.

Il selezionatore - A condurre il Brasile verso il Mondiale casalingo sarebbe dovuto essere, secondo la CBF, Muricy Ramalho. Ma il Fluminense, facendo valere la firma sul contratto del proprio tecnico, ha spalancato le porte della Seleção a Mano Menezes. 49 anni appena compiuti, un'anonima carriera dilettantistica spesa nel Guarani di Venâncio Aires (stato di Rio Grande do Sul) prima di sedere in panchina. Qualche successo statale, poi ha riportato il Grêmio nel Brasileirão e - sempre con il «Tricolor Gaúcho» - raggiunto la finale di Libertadores nel 2007, quindi un'altra nobile decaduta da riportare nella massima serie (il Corinthians) ed il successo in Coppa del Brasile nel 2009. Vincere è la sua sola alternativa: in caso contrario, il rischio di dover espatriare come accadde a Flávio Costa (C.T. nel giorno del «Maracanaço») è concreto.

Il gruppo - Il terzo portiere Jefferson, omaggio della CONMEBOL recapitato alle partecipanti forse con un pizzico di ritardo, va ad aggiungersi ai ventidue prescelti da Menezes il 7 giugno. Júlio César e Victor gli altri due «goleiros», mentre in attacco spiccano i nomi di Pato - ancora in forse - e Neymar, cui vanno ad aggiungersi Robinho e Fred. A centrocampo la fantasia di Ganso sarà imprescindibile, così come la corsa di Ramires. Il posto da «volante» se lo giocheranno Lucas Leiva e Sandro; completano il reparto Elano, Lucas Moura, Elias e Jádson. «Zagueiros» di prim'ordine: Lúcio e Thiago Silva i titolari, David Luiz e Luisão le alternative, mente sulle fasce spazio a Maicon e Daniel Alves a destra, con André Santos e Adriano sulla corsia opposta. Là dove avrebbe dovuto giocare Marcelo, poco pratico d'informatica, una cui e-mail di vanto per essere sfuggito ad una convocazione in nazionale millantando un infortunio è malauguratamente - per lui - giunta nella casella di posta elettronica del C.T.

La stella - La spalla di Pato ed i muscoli di seta di Ganso tengono col fiato sospeso un'intera nazione, le cui aspettative rischiano di mandare in frantumi il talento cristallino dell'enfant prodige Neymar. Rocciosa certezza della Seleção è Thiago Silva, promosso con il massimo dei voti alla scuola di Nesta, da cui si è emancipato dopo aver carpito i trucchi del mestiere. Con la scudetto cucito sul petto, starà a lui dare il via alla manovra dei «Pentacampeões» e prendersi cura di Leo Messi in un eventuale ed infuocato Brasile-Argentina, reso incandescente dalla suggestiva ambientazione della Copa América: la pampa argentina, dove un successo degli acerrimi rivali non sarebbe tollerato.

Occhio a... - Neymar e Ganso, che magari in pochi avranno visto all'opera ma di cui chiunque conosce le gesta, sarebbero tutto fuorché delle sorprese. Il nome che stuzzica l'appetito dei calciofili più accaniti è invece quello di Lucas Rodrigues Moura da Silva, un tempo conosciuto come «Marcelinho» ma oggi fiero del meno impegnativo «Lucas» stampato sulla maglia. Proprietà - per quanto ancora? - del San Paolo, Lucas è un fantasista che ama partire da destra, con piedi raffinati e la colla sugli scarpini - perché la palla non gliela stacchi facilmente - ma al momento è considerato una semplice alternativa. Sta a lui far ricredere Menezes, che sta provando a reinvetarlo mezzala, e magari rubare il posto in squadra a Robinho.

L'obiettivo - Da che calcio è calcio, il Brasile ha sempre avuto uno e un solo scopo: vincere. E, nonostante l'ostilità della gente delle pampas, i verdeoro punteranno al successo anche in questa Copa América d'Argentina. Inutile quindi dire che, se sarà capitan Lúcio a sollevare il trofeo nella notte del 24 luglio, la gioia del popolo brasiliano sarà doppia per via del successo in terra ostile. E ci sono concrete possibilità che la Seleção prenda perlomeno parte alla finale: il Gruppo B, in cui è stata inserita, non presenta particolari insidie - il rude Paraguay può ambire alla seconda piazza, mentre Ecuador e Venezuela non paiono in grado di impensierire Menezes. Se, poi, Neymar e i suoi colleghi concluderanno il girone al primo posto, ad attenderli nei quarti di finale ci sarà la seconda delle migliori terze.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

2 commenti:

El Cabezon ha detto...

www.pianetasamp.blogspot.com

Ma questa competizione è sentita dai giocatori? Ho l'impressione che sia un pò snobbata o sbaglio? Ciao...

Antonio Giusto ha detto...

Domanda azzeccata. In passato, spesso si è stati costretti ad assistere a competizioni mutilate dei migliori calciatori, per le ragioni più vare.

Quest'anno, però, tutti saranno interessati - costretti? - a far bella figura. Certo, i messicani festosi non mancano, ma le formazioni sudamericane lotteranno con le unghie e con i denti su ogni pallone: le piccole, come al solito, perché non hanno altra scelta; l'Argentina, che gioca in casa, può solo vincere; e il Brasile, che si appresta ad affrontare un'estenuante carrellata di competizioni, sa bene che proprio in quest'occasione s'inizia a formare il gruppo che nel 2014 prenderà parte ai Mondiali casalinghi, e venirne estromessi a causa di una Coppa America giocata sottotono sarebbe da sciocchi - per usare un eufemismo.