6 minuti. Pochi? Non per Mattia Destro, cui solitamente bastano per entrare nel cuore dei suoi nuovi tifosi. Oggi del Siena, ieri del Genoa, ma la solfa è sempre la medesima: l'allenatore - Gasperini in rossoblu, ora Sannino - gli regala fiducia e soprattutto una maglia da titolare, lui lo ricambia nell'unico modo che conosce. Facendo gol, ovviamente al sesto minuto.
Un anno fa, col grifone sul petto, tra l'esordio in Serie A e la prima esultanza trascorsero 360 secondi. Contro il Lecce, idem: squadre in campo, sei giri di lancetta ed eccolo incornare il cross di Gaetano D'Agostino e sfilarsi la maglietta. Sin qui, copione identico, poi le cose cambiano. Perché, a differenza di quanto accaduto nel giorno del debutto, arriva la vittoria: 3-0, con doppio sigillo - il secondo morbidissimo - di Calaiò.
Figlio d'arte, dal papà Flavio - che difese i colori, tra le altre, di Ascoli e Cesena - ha però ereditato ben poco: arcigno difensore il padre, goleador puro il rampollo. Che però non si limita a gonfiare le reti, come dimostrato a suon di dribbling (l'espulsione di Esposito porta la sua firma) e assist (Calaiò ringrazia) e corsa (Sannino sorride) contro il Lecce. Vent'anni compiuto a marzo, a Mattia Destro occorre tempo per affermarsi. E, almeno stavolta, non gli basteranno i consueti 6 minuti.
Genoa, Juventus, Udinese: 7 punti, poi il Napoli a 6. E l’Atalanta? Corsara al «Via del Mare» di Lecce, se la parola spettasse al campo si ritroverebbe in vetta alla classifica. Ma a tenere i bergamaschi con i piedi per terra ci sono i 6 punti di penalizzazione. Eppure Germán Denis, che logica e soprannome – «el Tanque»: avete mai visto un carro armato sollevarsi dal suolo? – ha fatto un piccolo strappo alla regola contro il Lecce, undici minuti dopo l’inizio della ripresa: calcio d’angolo, pallone prolungato sul secondo palo, sforbiciata e rete. Ad occhio e croce, credo proprio che Denis verrà perdonato per essersi librato in volo ed aver trafitto Júlio Sérgio. Per la seconda volta.
Basta una rapida occhiata alla classifica dei marcatori, e poi una più attenta a quella generale – occhio quindi all’asterisco che segue il nome dell’Atalanta – per capire che «el Tanque», trent’anni compiuti da neanche due settimane, ha finalmente trovato la propria dimensione italiana. Sfondareti oltre l’Atlantico, in Italia il suo rapporto con il gol era stato sinora parecchio controverso: polveri bagnate in C1 col Cesena, ormai quasi dieci anni fa, discontinuo a Napoli e poi panchinaro ad Udinese. La doppia cifra, miraggio sino a ieri, oggi diventa obiettivo concreto, anche perché sin qui il «19» nerazzurro viaggia al ritmo di un gol a partita.
Pupillo di Pierpaolo Marino, che lo portò a Napoli e ne ha sponsorizzato l’approdo a Bergamo, Denis mastica calcio più o meno da quando ha imparato a camminare: a tre anni appena, papà Gustavo e mamma Alicia lo portarono a segnare i primi gol nel San Martín. Calcisticamente molto precoce, a 16 anni appena arriva il debutto in prima squadra con il Talleres di Remedios de Escalada, con cui ha esordito anche Javier Zanetti ormai quasi vent’anni fa. E proprio con Zanetti condivide la posizione in classifica, ma Denis può bearsi del fatto di aver già regalato sei punti alla propria squadra.
Antonio Giusto
Fonte: Guerin Sportivo.it