domenica 20 giugno 2010

Italia-Nuova Zelanda 1-1: 7' Smeltz (NZ); 29' Iaquinta (I).


ITALIA (4-4-2): Marchetti; Zambrotta, Cannavaro, Chiellini, Criscito; Pepe (dal 1’ s.t. Camoranesi), De Rossi, Montolivo, Marchisio (dal 16’ s.t. Pazzini); Gilardino (dal 1’ s.t. Di Natale), Iaquinta. (De Santis, Bonucci, Bocchetti, Maggio, Gattuso, Palombo, Quagliarella). All. Lippi.

NUOVA ZELANDA (3-4-3): Paston; Reid, Nelsen, Smith; Bertos, Elliott, Vicelich (dal 35’ s.t. Christie), Lochhead; Smeltz, Killen (dal 47’ s.t. Barron), Fallon (dal 18’ s.t. Wood). (Moss, Sigmund, Boyens, Brown, McGlinchey, Clapham, Mulligan, Brockie). All. Herbert.

ARBITRO: Batres (Gua).

NOTE: spettatori 38.229. Ammoniti, Fallon, Smith, Nelsen. Recupero: 1’ p.t., 4’ s.t.

Ieri Cassano ha sposato la sua Carolina, ballato sulle note di Gigi D'Alessio e gustato ogni prelibatezza capitatagli a tiro. Auguri, Totò. Una domanda mi sorge spontanea: perché, mentre l'Italia pareggia contro la Nuova Zelanda, il nostro più grande talento dai tempi di Robibaggio pronuncia il suo fatidico «sì»? Meglio non approfondire la questione: l'1-1 brucia abbastanza.
Lasciando Cassano alla luna di miele - Figi e Polinesia: tu mi lascia a casa? Bene, io vado a spassarmela col nemico -, veniamo all'incontro, tanto simile all'esordio contro il Paraguay. Per tanti motivi, primo fra tutti lo svantaggio: stesso calcio di punizione, stesso errore, con la difesa che si schiaccia troppo presto e consente a Smeltz d'infilare un incolpevole ed inoperoso Marchetti. La Nuova Zelanda, che poco propone dal punto di vista tattico, si limita ad occasionali lanci lunghi pensati per sfruttare al meglio la testa - ed i gomiti - delle torri offensive, ma il pallino del gioco ce l'ha per forza di cose un'Italia costretta alla rimonta. La palla viene fatta girare da Montolivo, in crescita dopo il comunque positivo debutto mondiale, ma il regista viola patisce la densità di maglie bianche: spazi intasati, poco tempo per ragionare e poca collaborazione da parte di un De Rossi che spesso si ritrova a fare il terzo centrale difensivo anche in fase d'impostazione. L'Italia appare libera di fare il proprio gioco sino a metà campo, poco oltre se va bene, e così viene naturale ricorrere alla battuta lunga per Pepe (perché fuori all'intervallo?) o Zambrotta, positivi sulla destra a differenza degli impacciati omologhi Marchisio e Criscito. Per agguantare il gol del pareggio è necessario un calcio di rigore, peraltro abbastanza generosamente concesso dall'arbitro guatemalteco Batres, guadagnato da De Rossi (marcatura di Alcaraz a parte, fin qui il migliore della spedizione azzurra) e messo in rete da Iaquinta, deludente tanto ma non quanto l'ectoplasmico Gilardino. Al riposo si va sull'1-1, e mentre Lippi si scervella, chi come me giustificava la sterilità offensiva con l'ordinata difesa paraguaiana inizia a capire che il problema è tinto d'azzurro: manca un uomo di fantasia, capace di saltare l'uomo ed inventarsi il gol che ti risolve la partita, ed il tanto celebrato gruppo non è in grado di sopperire a questa grave mancanza.
Con il doppio cambio le cose non migliorano di certo: Di Natale soffre sull'out sinistro (29 gol da centravanti, mica da ala), Camoranesi avrebbe bisogno di una bombola d'ossigeno. La palla inizia a scottare, perché i minuti passano ed il risultato non si sblocca: si fa confusione, il 4-2-3-1 non risolve un bel nulla ed anzi sbilancia una squadra il cui miglior attaccante finisce per rivelarsi Zambrotta (però, chi se l'aspettava dopo una stagione tanto travagliata). Di costruire azioni non se ne parla, né da una parte né dall'altra, e così ci si ritrova a provare da fuori una volta constatata l'invalicabilità del muro bianco - avessi detto la Germania Ovest di Beckenbauer, in questo caso di fronte c'era un'ordinata ma non certo insuperabile Nuova Zelanda -, che regge fino alla fine grazie alla giornata di gran vena del portiere Paston, stilisticamente imperfetto ma efficace, ed è questo che più conta.
Dopo due pareggi in fotocopia, paiono chiari i principali problemi di quest'Italia: l'incapacità di gestire i calci piazzati, costata fino ad ora due gol, ed un'inconsistenza offensiva inspiegabile per una squadra che volendo potrebbe sfoggiare Cassano e Miccoli, Totti e Balotelli. Invece, in nome del gruppo, ci si ritrova a soffrire assieme a Gilardino e Iaquinta: spalle alla porta, senza rifornimenti né rimorchi. Note liete, fin qui, ben poche: Montolivo cresce a vista d'occhio, e la squadra pare aver fiducia in lui e nelle sue capacità di regia; De Rossi è sempre il solito gladiatore, protagonista in occasione di entrambe la marcature azzurre e sempre pronto a guardar le spalle al compagno di reparto; Zambrotta, infine, è l'unico tra i «vecchi» sin qui in grado di ripagare la fiducia di Lippi.
Contro la Slovacchia ultima chiamata.

ANTONIO GIUSTO

Fonte: Blog Mondiali di Calcio 2010

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