lunedì 5 ottobre 2009

Pausa

Come avrete notato, è da un po' che il blog non viene aggiornato con costanza. Ragion per cui, ho deciso di prendermi una piccol a pausa, evitando gli sporadicissimi aggiornamenti degli ultimi mesi.
Si riparte con l'arrivo del nuovo anno.

mercoledì 26 agosto 2009

Fiorentina - Sporting Lisbona 1-1: cronaca e promossi&bocciati

Fiorentina-Sporting Lisbona 1-1: Jovetic entra e regala la Champions ai viola!
Sono stati novanta minuti di sofferenza, ma i viola hanno ugualmente raggiunto l'obiettivo.



Per ottenere la qualificazione alla fase a gironi della Champions League (e i conseguenti 20 milioni di euro) alla Fiorentina basta un pareggio con meno di 3 gol. Lo Sporting, dal canto suo, ha una sola possibilità per riascoltare l’inno della Champions: vincere. Gli allenatori hanno pensieri diversi in testa: la preparazione fisica per Prandelli, l’arbitraggio per Paulo Bento.

In campo – Solito 4-2-3-1 per la Fiorentina, pronto a tramutarsi nel quadrato 4-4-2 quando la palla ce l’hanno gli altri. Mutu parte dietro Gilardino, con Marchionni a destra e Vargas a sinistra. Zanetti, recuperato, fa coppia con Montolivo. Terzino sinistro, ancora Gobbi: «Ha una migliore intesa con Vargas», si giustifica Prandelli. Paulo Bento dispone i suoi con il collaudato 4-3-1-2. Liedson e Djalò davanti, perché mancano sia Helder Postiga che Caicedo, acciaccati. Ad ispirarli (ma anche ad infastidire Zanetti) Mati Fernandez, le cui spalle sono coperte da Veloso e Pereirinha. Moutinho sul centrosinistra. Dietro, Pedro Silva al posto di Abel a destra, Marques a sinistra, Carriço e Polga centrali. Rui Patricio a presidio dei pali.

Si gioca – Dopo 10 minuti di sostanziale studio da parte dei due contendenti, la prima, ghiotta occasione capita sul sinistro – poco educato – del trottolino Djalò, che spreca malamente. La Viola ci prova, ma senza la giusta convinzione, e la fame dello Sporting si fa sentire con Matias Fernandez, che al quarto d’ora impensierisce Frey su punizione. Per tutta la prima frazione la Fiorentina soffre, concedendo troppi spazi agli avanti avversari, che però non concretizzano. Occorre una punizione di João Moutinho, al 35’, per indirizzare la partita sui binari di chi più merita, ma il capitano sportinguista deve ringraziare Frey, che fa un passo di troppo sulla destra e viene uccellato sul proprio palo. Nel finale, assalto viola, ma si va al riposo sullo 0-1, risultato giusto per quanto visto sul terreno di gioco.

Negli spogliatoi mister Prandelli striglia a dovere i suoi uomini: al ritorno in campo è tutta un’altra musica, soprattutto grazie ad un riccioluto montenegrino, Stevan Jovetic. È proprio lui, dopo una prova generale a poco più di 20 secondi dal suo ingresso in campo, a pareggiare i conti: stop di sinistro, destro imparabile, 1-1 e palla al centro. Nonostante il goal avversario, la reazione dello Sporting è debole, quasi impalpabile. Neppure l’ingresso di Saleiro (62’, al posto di Mati Fernandez, spettatore non pagante ma profumatamente pagato) riesce a smuovere l’attacco biancoverde. Anzi, la Fiorentina continua a fare la partita, guadagnandosi un rigore non visto dal solo Webb, che ammonisce addirttura il presunto autore del fallo di simulazione. Chi? Stevan Jovetic, naturalmente. Prandelli fa rifiatare Mutu e Zanetti, rimpiazzandoli rispettivamente con Jorgensen e Donadel. Paulo Bento si gioca la carta della disperazione: Tonel centravanti, ma non basta. Finisce 1-1, e lo Sporting torna a casa.

La chiave – Prandelli veste gli abiti del veggente per effettuare la prima sostituzione: Jovetic cambierà il volto del match.

La chicca – Minuto numero 54: cross dalla dalla destra, Jovetic controlla con il sinistro, rientra sul destro e fulmina Rui Patricio. È il goal del pareggio, è il gol-qualificazione.

Top&Flop – Alla grande Jovetic, bene Marchionni. Montolivo fa il suo, Mutu ci prova. Moutinho, gol a parte, sottotono, Fernandez non pervenuto, Liedson bene solo nella prima frazione.

Antonio Giusto


IL TABELLINO

FIORENTINA-SPORTING LISBONA 1-1

MARCATORI: 35’ Moutinho (S), 54’ Jovetic (F)

FIORENTINA: (4-2-3-1): Frey 6,5; Comotto 6, Dainelli 6, Gamberini 6, Gobbi 5 (46’ Jovetic 7,5); Zanetti 5,5 (81’ Donadel s.v.), Montolivo 6,5; Marchionni 6,5, Mutu 5,5 (72’ Jorgensen 6), Vargas 6; Gilardino 6. All.: Prandelli 6,5

SPORTING LISBONA: (4-3-1-2): Rui Patricio 6; Pedro Silva 5 (81’ Tonel s.v.), Carriço 5,5, Polga 5, Marques 5; Pereirinha 6, Veloso 5, Moutinho 6; Fernandez 5 (62’ Saleiro 5); Liedson 6, Djalò 5,5. All.: Paulo Bento 6

AMMONITI: Comotto (F), Pedro Silva (S), Zanetti (F), Jovetic (F), André Marques (S), Caneira (S)

Fonte: Goal.com

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Jovetic e Marchionni ovunque, Mutu non è ancora lui
Buona anche la prova di Montolivo. Liedson mette in ambascie la difesa viola.



Jovetic: Entra lui, e la partita cambia. Iperattivo, è ovunque. Il gol è la punta dell’iceberg di una partita fantastica. Unico neo: un pallone buttato perché giocato in maniera troppo complessa. Ma glielo si può perdonare. Voto 7,5

Frey: Fa un passo di troppo sulla destra in occasione del gol di Moutinho. Si riscatta in seguito, non facendosi mai trovare impreparato. Un brivido nel finale. Voto 6,5

Liedson: Nel primo tempo è una spina nel fianco per la difesa viola, che però gli prende le misure e lo disinnesca nella ripresa. Comunque sufficiente. Voto 6

Mutu: Non è ancora lui, e si vede. Esausto, esce al 72’. Voto 5,5

Marchionni: Correre è il suo mestiere, e lo fa alla grande. Voto 6,5

Fernandez: Prova a mettere in difficoltà Zanetti in avvio, una punizione respinta da Frey e poi il nulla. Voto 5

Montolivo: Benino a centrocampo. Mette ordine in una giornata in cui Zanetti è sottotono. Voto 6,5

Webb: Sul gol dello Sporting influisce un fallo di mano di Liedson non sanzionato. Nega un solare rigore alla Fiorentina e, non contento, ammonisce pure Jovetic. Voto 5

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

lunedì 24 agosto 2009

Serie A: 1ª giornata



Bentornato campionato! La Serie A riparte, con le consuete sorprese. Su tutte, spicca l’X di San Siro, dove un Bari privo di Barreto e Meggiorini riesce ad imporre il pareggio all’Inter (a segno Eto’o dal dischetto), poco concreta sotto porta e distratta dietro. Nel finale Rivas (quello biancorosso) ha l’occasione della vita, ma – per fortuna di Mourinho – non la sfrutta a dovere. Si consolino gli interisti scaramantici: nelle scorse due stagioni la Beneamata ha iniziato con altrettanti 1-1, finendo poi per festeggiare lo scudetto.

Spettacolo a Marassi, ma non è una novità quando c’è di scena il Genoa di Gasperini. E se l’avversario veste giallorosso e si chiama Roma le emozioni sono assicurate. Il primo tempo termina 0-0, ma nella ripresa le squadre regalano cinque gol e tanta adrenalina agli spettatori: Crìscito, Taddei, Totti. Poi la magistrale punizione di Zapater e quindi il 3-2 di Biava. Gli uomini sono in gran parte cambiati, ma il Genoa è rimasto lo stesso.

Le altre due big portano a casa bottino pieno, con il minimo scarto. Il Milan s’impone a Siena con un doppio Pato, bravo a sfruttare le invenzioni di Ronaldinho, statico ma efficace. Juventus di misura sul Chievo: Diego (magistrale) pennella, Iaquinta che insacca.

Siciliane: vince il Palermo, ma il Napoli domina. Cavani e Miccoli assicurano i tre punti a Zenga, la cui ex squadra, il Catania, soccombe all’ultimo contro la Sampdoria: Gastaldello di testa fissa il risultato sul 2-1 per gli ospiti, inizialmente in vantaggio con Pazzini (invenzione di Cassano, of course), poi raggiunti da Morimoto.

La Lazio continua mietere vittime dopo i successi di coppa contro Inter ed Elfsborg. Stavolta tocca all’Atalanta di un Acquafresca in giornata pessima (eufemismo). Agli uomini di Ballardini basta la zampata di Rocchi al 22’ per guadagnare i tre punti.

Neopromosse: scialbo 0-0 per il Livorno, impegnato in casa contro il Cagliari (Diamanti sugli scudi). Pari con gol per il Parma, di scena al Friuli: Di Natale pareggia per due volte, prima al gol di Paloschi e poi a quello di Alessandro Lucarelli.

Nel match inaugurale, il Bologna di un ottimo Osvaldo (era ora che il ragazzo facesse vedere di cos’è capace!) blocca la Fiorentina. Provvidenziale l’ingresso di Mutu tra i viola, con il romeno in gol al 64’ per l’1-1.

venerdì 21 agosto 2009

Serie A 2009-2010: Presentazione e Analisi delle squadre



PRESENTAZIONE
Ancora poche ore, e prenderà il via la Serie A 2009-2010. Campione in carica, l’Inter, ancora un passo davanti a tutto e tutti. Di ritorno in A Bari, Parma e Livorno, in rigoroso ordine di classifica. M’improvviso indovino, delineando una personalissima griglia di partenza del campionato.

PRIMA FILA L’Inter parte in pole position, forte dei quattro titoli conquistati consecutivamente e di un mercato di prim’ordine. Via Ibrahimovic, certo, ma al suo posto è arrivata una coppia da leccarsi i baffi: Eto’o-Milito. Con il nuovo duo, però, c’è bisogno dell’isipirazione: a garantirla saranno Thiago Motta e Sneijder, ormai prossimo all’arrivo. Parola d’ordine: gioco, senza dimenticare la grinta, che sarà garantita da Lucio, arrivato dal Bayern Monaco. Sulla carta la Beneamata è ancora la più forte, ma il rafforzamento della Juventus ed il pressante impegno europeo potrebbero concedere ai bianconeri qualche chance di successo in più. Con Diego e Melo la nuova Juve di Ferrara potrà finalmente adottare il rombo, anche se l’ex fiorentino come unico mediano (io lo vedrei meglio da mezzala, come ai tempi dell’Almeria) desta qualche perplessità, soprattutto a causa della prolungata assenza di Sissoko. In difesa Cannavaro porterà una massiccia dose d’esperienza, ma a bocce ancora ferme si direbbe che non basti per riportare il tricolore a Torino.

SECONDA FILA Dietro le protagoniste del «Derby d’Italia», un trio di ambiziose pretendenti al terzo posto, che significa Champions senza preliminari. Innanzitutto la Roma di Totti (che, dopo aver finalmente svolto la preparazione estiva dopo anni d’astinenza, pare avere una marcia in più), sgravata dall’impegno-Champions, potrebbe riproporsi ad alti livelli dopo la fallimentare stagione scorsa. Oltre ai giallorossi, in lizza il Milan di Ronaldinho (ma anche di Pato, Huntelaar, Thiago Silva ed il recuperato Nesta) e Leonardo, cui gli impegni europei potrebbero tagliare le gambe in ottica campionato: la rosa è attempata, ed i nuovi innesti, salvo sporadiche eccezioni, non paiono all’altezza della situazione. Occhio alla Fiorentina, che da quando Prandelli siede in panchina è sempre arrivata tra le prime quattro, sul campo. Zanetti porta esperienza, che sicuramente gli altri componenti della rosa avranno accumulato dopo la prima avventura in Champions League avuta nella scorsa stagione.

TERZA FILA A seguire, il Genoa di Gasperini, che potrebbe anche cullare ambizioni maggiori, se riuscisse a metabolizzare l’inedito doppio impegno campionato-coppa. Persi i pezzi più pregiati, Preziosi non ha esitato a rimpiazzarli con calciatori all’altezza, che non dovrebbero farli rimpiangere. Neppure i nuovi acquisti del Napoli dovrebbero far rimpiangere i loro predecessori: De Laurentiis ha speso tanto, e si aspetta una squadra in grado come minimo di centrare l’Europa (League), buona fortuna a Lavezzi & Co. Accreditate outsider la Lazio di Ballardini ed il Palermo, guidato dall’ambizioso Zenga. I biancocelesti si sono mossi poco sul mercato, ma nelle prime uscite stagionali hanno dimostrato di essere una squadra matura e maliziosa, oltre che un po’ fortunata. I siciliani, dal canto loro, hanno messo le mani su Javier Pastore, promettentissimo funambolo argentino che minaccia di abbagliare la Penisola. Se Zenga saprà valorizzarlo a dovere e la regia di Liverani ed i gol di Miccoli e Cavani non mancheranno, questo Palermo potrà sorprendere.

QUARTA FILA La nuova Sampdoria di Delneri e la vecchia Udinese di Marino puntano ad un campionato privo di paure, magari condito da qualche positiva sorpresa: Cassano e Pazzini garantiranno gol e spettacolo, mentre D’Agostino, Pepe e Di Natale saranno motivatissimi in vista del mondiale sudafricano. L’Atalanta, privatasi di Floccari e Cigarini, ha messo su una buona squadra, affidata al semiesordiente (in A) Gregucci: farà bene, e Acquafresca, innescato da Doni, si confermerà uno dei migliori attaccanti italiani.

QUINTA FILA A meno di clamorosi scivoloni, le squadre in quinta fila non dovrebbero ritrovarsi in fondo alla classifica tra nove mesi. Il Siena, nonostante alcune cessioni di rilievo (Kharja, Zuñiga, Galloppa e Portanova), dovrebbe riproporre il gioco efficace (e a tratti anche bello) visto lo scorso anno sotto la guida del riconfermato Giampaolo. A Cagliari, dove siede un altro emergente della panchina, Max Allegri, poche novità, tra cui Nenê: non dev’essere il nuovo Larrivey. La salvezza è possibile, magari già a marzo. Il Chievo di Di Carlo riparte voglioso di emulare la seconda parte della scorsa stagione, iniziata malissimo ma chiusa alla grande: dovrebbe farcela, magari con qualche sofferenza. Il Catania, infine, ha cambiato molto (a partire dalla panchina: Atzori al posto di Zenga), e si affida alle prodezze di Mascara per evitare di essere risucchiato in zona retrocesione.

SESTA FILA Parma, Bari, Bologna, Livorno. Con tutta probabilità una sola sarà ai nastri di partenza della prossima Serie A. Il Parma, guidato da Guidolin, presenta la miglior squadra del lotto, ma l’inesperienza degli attaccanti ed il mediocre livello dei difensori (Panucci escuso) potrebbero influire parecchio sulla classifica. Poco avvezza alla massima serie anche gran parte della rosa del Bari, che si affida alla coppia gol composta da Barreto e Meggiorini, da cui potrebbero arrivare i gol-salvezza. Il Bologna, unica tra le non neopromosse del lotto, deve sperare che Di Vaio vendemmi un numero di gol quantomeno simile alla scorsa stagione, altrimenti salvarsi sarà davvero dura. Infine, il Livorno, che se dovesse perdere anche Diamanti potrebbe seriamente prendere in considerazione l’idea di iniziare sin da subito a programmare la prossima stagione, in cadetteria ovviamente: la difesa (portiere compreso) non vale la A, ed a centrocampo, in attesa di Clark (arriva a gennaio), bisogna sperare nel definitivo salto di qualità di Candreva e Pulzetti.

ANALISI DELLE SQUADRE
ATALANTA
Come di consueto l’Atalanta ha ceduto i pezzi più pregiati: quest’anno è toccato a Cigarini, passato al Napoli, e Floccari, al Genoa. Novità anche in panchina, con Gregucci che rileva Delneri dopo tre buone stagioni in B, al Vicenza. Mercato intelligente, quello di Ruggeri jr: Edgar Barreto, Ceravolo, Tiribocchi, Caserta, Madonna e Paolo Bianco, senza dimenticare Robert Acquafresca, pezzo forte della campagna acquisti nerazzurra.
Si riparte dallo stesso modulo: 4-4-1-1, con Doni alle spalle di Acquafresca. Rispettivi sostituti Caserta e Tiribocchi, con il Tir possibile opzione in caso di 4-4-2 o 4-3-1-2. A centrocampo toccherà a Barreto non far rimpiangere Cigarini. In difesa l’esperienza di Bianco potrebbe garantirgli un posto da titolare, in caso contrario tutto confermato.
Probabile formazione (4-4-1-1): Consigli; Garics, Talamonti, Manfredini, Bellini; Ferreira Pinto, Barreto, Guarente, Padoin; Doni; Acquafresca. All.: Gregucci.

BARI
Mercato di prospettiva, condotto al risparmio da Matarrese, all’ultima campagna estiva di rafforzamento da presidente del Bari. Nessuna cessione di rilievo da registrare, mentre sono arrivati molti nuovi giocatori. Gente «di categoria» come Allegretti, Antonelli, Alvarez e Carobbio, ma anche parecchi giovani desiderosi di sorprendere: Meggiorini, Bonucci, Koman, Sforzini e Yago. Paro, Almiron e Langella da rilanciare.
Con l’arrivo di Ventura al posto di Conte ben poco è cambiato sotto il profilo tattico: 4-4-2 che diventa 4-2-4 in fase d’attacco. In porta confermatissimo Gillet, mentre l’unica novità difensiva nella formazione titolare sarà rappresentata da Bonucci. Innovazioni anche sugli esterni, con Langella a sinistra ed Alvarez a destra. In avanti Barreto dovrà dimostrare di valere la massima serie dopo i balbettii di Udine, e Meggiorini può ripetere l’ottima stagione scorsa.
Probabile formazione (4-4-2): Gillet; Masiello, Ranocchia, Bonucci, Parisi; Alvarez, Gazzi, De Vezze, Langella; Barreto; Meggiorini. All.: Ventura.

BOLOGNA
Squadra attiva in sede di mercato, anche se i rinforzi non paiono all’altezza. Viviano, Santos, Portanova, Guana, Giacomo Tedesco, Raggi, Zalayeta e Vigiani «in», Antonioli, Castellini, Cesar, Volpi, Amoroso, Marchini e Terzi «out».
Papadopulo riconferma il 3-5-2. Dietro tutto rinnovato: Viviano tra i pali, Raggi, Portanova e Santos in difesa. A centrocampo Guana e Tedesco, oltre a Mutarelli. Sugli esterni Vigiani, Valiani e Bombardini si giocano due posti. In avanti Di Vaio e Osvaldo, con Zalayeta prima – e unica – alternativa.
Probabile formazione (3-5-2): Viviano; Raggi, Portanova, Santos; Valiani, Mutarelli, Guana, Tedesco, Bombardini; Osvaldo, Di Vaio. All.: Papadopulo.

CAGLIARI
Persi Fini, Acquafresca e Bianco, Cellini si è limitato a rimpiazzarli con sostituti che dovranno dimostrarsi all’altezza: Barone, Nenê e Marzoratti, oltre a Mario Brkljača, centrocampista croato classe 1985.
Riconfermato Allegri in panchina, il modulo sarà lo stesso della passata stagione: 4-3-1-2, con Cossu ad ispirare le punte Nenê e Jeda. A centrocampo Barone rileverà Fini, passato al Siena.
Probabile formazione (4-3-1-2): Marchetti; Pisano, Lopez, Canini, Agostini; Barone, Conti, Biondini; Cossu; Nenê, Jeda. All.: Allegri.

CATANIA
Lasciati partire senza particolari rimpianti Stovini, Spinesi, Bizzarri e Silvestri, svincolati, oltre a Baiocco, Paolucci e Giacomo Tedesco, si è scelto di puntare ai giovani, con un occhio all’Argentina. Da lì provengono infatti Andujar, Barrientos e Spolli, oltre a Ricchiuti, italiano d’adozione. Poi, giovani di prospettiva: Bellusci, Augustyn e Catellani. Anche ritorni, come quelli di Delvecchio e Plasmati.
Atzori in panchina pare intenzionato ad utilizzare un 4-3-3 (o 4-3-2-1) discretamente offensivo, con Mascara e Martinez a supporto di Morimoto. A centrocampo Delvecchio dovrebbe agire sul centrosinistra, con Carboni perno centrale e Biagianti a destra. Dietro, Spolli sostituirà Stovini e lo stesso farà Andujar con Bizzarri tra i pali.
Probabile formazione (4-3-3): Andujar; Potenza, Spolli, Silvestre, Capuano; Biagianti, Carboni, Delvecchio; Martinez, Morimoto, Mascara. All.: Atzori.

CHIEVO
Si riparte da Di Carlo e Pellissier, entrambi confermati dopo la strepitosa stagione scorsa. Pochi ma mirati gli innesti: Granoche (dalla Triestina), Iori (Cittadella) e Ariatti (Lecce). Cessioni: Italiano al Padova, e i giocatori in prestito, eccezion fatta per Pinzi, sono tornati a casa.
Sarà 4-3-1-2 anche quest’anno, e l’unica possibile novità per formazione titolare è rappresentata da Granoche, validissima alternativa a Bogdani. Per il resto, tutto invariato.
Probabile formazione (4-3-1-2): Sorrentino; Frey, Morero, Yepes, Mantovani; Luciano, Rigoni, Marcolini; Pinzi; Bogdani, Pellissier. All.: Di Carlo.

FIORENTINA
Con la cessione di Felipe Melo si sono intascati bei soldini, parte dei quali reinvestita subito per sostituire proprio il brasiliano: la scelta è ricaduta su Cristiano Zanetti, prelevato dalla Juventus per 2 milioni. Superiore a Melo in fase d’impostazione, ma in grado di reggere il confronto con il mediano verdeoro anche sul piano dell’interdizione, Zanetti porta una gran quantità d’esperienza (sempre ben accetta, quando si tratta di giocare in Europa) ma è un’incognita a livello fisico. Le alternative, comunque, sono già in casa: Donadel e Kuzmanovic. L’altro colpo di spicco della campagna acquisti è Marco Marchionni, finalmente in viola. Con il suo arrivo è stato possibile cedere Semioli, prelevato dalla Sampdoria. In entra anche Castillo (dal Lecce, valida alternativa per l’attacco) e Natali (Torino, possibile rimpiazzo di Gamberini).
Il 4-2-3-1 è il modulo che frulla nella testa di Prandelli, peccato però che i suoi uomini siano più adatti al classico 4-4-2: Mutu rende assai meglio di fianco a Gilardino, piuttosto che alle sue spalle. Vargas potrà finalmente giocare più avanti, liberato dai gravosi compiti di copertura da Pasqual, rispolverato proprio per permettere l’impiego di Vargas in posizione di ala. Per il resto, tutto invariato.
Probabile formazione (4-4-2): Frey; Comotto, Dainelli, Gamberini, Pasqual; Marchionni, Zanetti, Montolivo, Vargas; Mutu, Gilardino. All.: Prandelli.

GENOA
Nonostante la qualificazione ai preliminari di Europa League, Preziosi non ha cambiato strategia: il bilancio prima di tutto. Per questo motivo è stata ceduta la spina dorsale della squadra quinta la passata stagione, Rubinho-Ferrari-Motta-Milito, e con il ricavato si è scelto di puntare su un mix di gioventù (Zapater, Kharja, Esposito, Floccari, Fatic, Tomovic) ed esperienza (Crespo, Moretti, Palacio, Amelia).
Il modulo, così come il tecnico, è rimasto invariato: 3-4-3. In porta Amelia sostituirà Rubinho, mentre la difesa a 3 ha già due titolari assicurati: Moretti al centro e Bocchetti a sinistra. Per il posto libero in ballottaggio Biava e «Papa». A centrocampo Zapater, proveniente dal Saragozza (come Milito un anno fa) pare destinato a comporre con Kharja una coppia di prospettiva. Centravanti titolare sarà Floccari (ma attenzione al vecchio leone Crespo), con il «Kuijt dei poveri» Beppe Sculli e Palacio in appoggio.
Probabile formazione (3-4-3): Amelia; Biava, Moretti, Bocchetti; Mesto, Kharja, Zapater, Crìscito; Sculli, Floccari, Palacio. All.: Gasperini.

INTER
Rivoluzione nerazzurra, obbiettivo: Champions League. Con l’addio di Ibrahimovic (e di altri esuberi: Cruz, Crespo, Jimenez, Maxwell), l’Inter e Mourinho hanno deciso di cambiare radicalmente strada: basta con «Ibra pensaci tu!», d’ora in poi la parola d’ordine sarà una sola, gioco. Il mercato in entrata (non ancora concluso: resta aperta la pista che porta al tanto bramato trequartista, Sneijder) ha consegnato a Mourinho una coppia d’attacco da sogno: Eto’o-Milito, pochi eguali al mondo. Dentro anche un regista, Thiago Motta, ed un difensore centrale: Lucio. Non il regista arretrato richiesto dal portoghese – Carvalho, ipervalutato dal Chelsea – ma qualcosa di decisamente migliore. Quaresma e Suazo, poi, hanno fatto ritorno all’ovile dopo le agrodolci esperienze estere.
Capitolo modulo: si prosegue con il 4-4-2 «romboidale», Motta sul centrosinistra ad orchestrare il gioco, con Stankovic a fare il gustatore sulla trequarti in attesa di Sneijder e Muntari e Zanetti in lizza per posto di intero destro. In difesa, Lucio è certo del posto, e toccherà agli altri difensori della rosa alternarsi al suo fianco. In vantaggio Chivu, dotato di maggiori doti d’impostazione rispetto a Samuel e Cordoba. Davanti Milito ed Eto’o, pur non disdegnando l’invenzione e l’assist, sono ben altra cosa rispetto al tuttofare Ibrahimovic: necessitano di gioco, e pare proprio che Mourinho stia riuscendo ad accontentarli.
Probabile formazione (4-3-1-2): Julio Cesar; Maicon, Lucio, Chivu, Santon; Zanetti, Cambiasso, Thiago Motta; Stankovic; Milito, Eto’o. All.: Mourinho.

JUVENTUS
Da quest’anno, finalemente, lo scudetto non è più un’utopia: mercato tra i più dispendiosi d’Europa, con gli arrivi di Diego, Melo, Cannavaro e Caceres. Ad andar via sono stati soltanto componenti marginali della squadra: Knezevic, Mellberg, Marchionni, Zanetti ed Ekdal. Nedved ha invece appeso gli scarpini al chiodo, almeno provvisoriamente, in attesa di un’offerta dagli Stati Uniti. La più importante novità bianconera siede però in panchina: Ciro Ferrara, alla prima, vera esperienza da allenatore.
Nuovo allenatore, nuovi acquisti, nuovo sistema di gioco: 4-3-1-2, il modulo più adatto per Diego. Lo sarebbe anche per Felipe Melo, se venisse impiegato da mezzala come avveniva all’Almeria e non da mediano unico. Regìa affidata a Camoranesi, che, infortuni permettendo, agirà sul centrodestra. Dalla parte opposta dovrebbe esserci Sissoko, ma solo sulla carta: il maliano sarà, anche quest’anno, l’«uomo-ovunque» della seconda linea bianconera. In difesa, Cannavaro e Chiellini dovranno migliorare la loro intesa, e i due terzini titolari, Grygera e Molinaro, faranno bene a stare attenti ai molti (De Ceglie, Caceres, Salihamidzic) che ambiscono a soffiargli il posto.
Probabile formazione (4-3-1-2): Buffon; Grygera, Cannavaro, Chiellini, Molinaro; Camoranesi, Felipe Melo, Sissoko; Diego; Amauri, Del Piero. All.: Ferrara.

LAZIO
Chiuso il ciclo-Rossi, si riparte da un mercato come al solito incentrato sulla qualità con un occhio al risparmio: Cruz e Bizzarri sono arrivati a prametro zero, e Baronio ritorna dal prestito a Brescia. L’unico esborso è stato per Eliseu: 1 milione al Malaga, pochissimo. Sul fronte cessioni le maggiori novità: Pandev e De Silvestri andranno via, Ledesma forse no. Per ora hanno lasciato Formello Carrizo (Saragozza) e Rozenhal (Amburgo).
L’arrivo in panchina di Ballardini ha portato con sé alcune innovazioni sul piano tattico: l’ex tecnico del Palermo ha provato inizialmente un 4-2-3-1, che però limitava Zarate. Semplice la soluzione: ritorno al collaudatissimo 4-3-1-2, visto in Supercoppa contro l’Inter, che consente all’argentino di giocare in appoggio a Rocchi (o Cruz) con dietro Mauri o Foggia (Matuzalem quando c’è da contenere).
Probabile formazione (4-3-1-2): Muslera; Lichtsteiner, Diakitè, Siviglia, Kolarov; Brocchi, Baronio, Matuzalem; Foggia; Rocchi, Zarate. All.: Ballardini.

LIVORNO
Mercato oculato per i labronici, che confidano nel trio d’attacco per salvarsi: Diamanti, Tavano e capitan Lucarelli possono far bene, ma i rinforzi (Pieri, Raimondi, Marchini, Moro e Diniz, oltre al già citato Lucarelli) non paiono all’altezza della massima serie. A gennaio arriverà Clark, da Houston. Persi Loviso, Rossini, Bonetto e Rosi.
Ruotolo, riconfermato dopo la promozione, avrà Vittorio Russo come tutor. 4-3-1-2 il modulo adottato. De Lucia riconfermato tra i pali, Raimondi e Pieri sulle corsie, a centrocampo nessuno è certo del posto, mentre il trio delle meraviglie sarà composto da Diamanti, il mandante, e Tavano e Lucarelli, gli esecutori.
Probabile formazione (4-3-1-2): De Lucia; Raimondi, Perticone, Knezevic, Pieri; Pulzetti, Candreva, Bergvold; Diamanti; Lucarelli, Tavano. All.: Ruotolo.

MILAN
Con l’addio di Maldini e le partenze di Ancelotti e Kaká si è chiuso un ciclo. Un ciclo ricchissimo di vittorie e soddisfazioni. L’ardua impresa di aprirne uno altrettanto vincente tocca a Leonardo, alla primissima esperienza in panchina (ragion per cui verrà coadiuvato da Tassotti, più pratico delle questioni di campo). I suoi più fidi aiutanti dovranno essere Pato e Ronaldinho, anche se il secondo non pare capace né tantomeno voglioso di rinverdire i fasti blaugrana. Sul fronte acquisti, bene Huntelaar e Thiago Silva. Giovani (e) ritorni: Abate, Zigoni, Di Gennaro. Un erculeo e ruvido rincalzo, Onyewu, e due portieri: il cavallo di ritorno Storari e l’ex monegasco Roma.
Il sogno di Leonardo è emulare il Brasile del 1982, bello ma perdente. Il precampionato dimostra che, almeno per il secondo aggettivo, questo Milan è già okay. Per quanto riguarda la bellezza, ci stanno lavorando sia Berlusconi (Ronaldinho a ridosso dell’area, il suo comandamento) che l’allenatore verdeoro, partito dal 4-3-3 e ben presto riconvertitosi al 4-3-1-2. Pirlo, che ha rifiutato le avances del Chelsea, sarà ancora in cabina di regìa. I suoi scudieri dovrebbero essere Gattuso ed il neocapitano Ambrosini, anche se Abate e Flamini scalpitano, ansiosi di rubare il posto agli attempati titolari. Ronaldinho dovrà ispirare il duo Pato-Huntelaar (ma attenti all’highlander Inzaghi e a Borriello, desideroso di riscatto dopo una stagione passata in infermeria), ben assortito ma bisognoso dei rifornimenti dell’ex stella del Barcellona. Dietro, Thiago Silva e Nesta (se la schiena regge) formano una bella coppia, peccato che i terzini non valgano quanto i centrali.
Probabile formazione (4-3-1-2): Abbiati; Zambrotta, Nesta, Thiago Silva, Jankulosvki; Gattuso, Pirlo, Ambrosini; Ronaldinho; Pato, Huntelaar. All.: Leonardo.

NAPOLI
Dopo la scorsa, falimentare stagione, De Laurentiis ha deciso di metter mano al portafogli per allestire una squadra in grado di puntare sin da subito all’Europa. Acquistati Quagliarella, Cigarini, Campagnaro, De Sanctis, Zuñiga ed Hoffer, sono stati trattenuti Hamsik e Lavezzi. Un mercato completo, che ha garantito l’uomo-gol da affiancare a Lavezzi, il regista che mancava ed un portiere di livello come De Sanctis. L’ultima pedina mancante è un esterno sinistro abile in entrambe le fasi: per ora Donadoni sta provando l’ex senese Zuñiga a sinistra, ma è probabile che il patròn azzurro compia un ultimo sforzo economico per allestire una squadra completa in ogni reparto.
Donadoni continuerà con il 3-5-2 ereditato da Reja, profondamente rinnovato sul piano dei singoli: Campagnaro (infortuni permettendo) darà un mano dietro, dove De Sanctis è sicuro del posto. A centrocampo Cigarini garantisce geometrie, Hamsik inserimenti e gol e Gargano interdizione: sugli esterni Maggio e Zuñiga. In avanti Lavezzi verrà affiancato da Quagliarella, con Hoffer possibile sostituto di entrambi: l’austriaco può giostrare sia da prima che da seconda punta.
Probabile formazione (3-5-2): De Sanctis; Campagnaro, Cannavaro, Contini; Maggio, Gargano, Cigarini, Hamsik, Zuñiga; Lavezzi, Quagliarella. All.: Donadoni.
PALERMO
Doppio colpo argentino in entrata: Bertolo (Banfield) e soprattutto Javier Pastore, prelevato dall’Huracan per 7 milioni. Oltre a loro vestiranno rosanero anche Dorin Goian e Rubinho, scambiato con Amelia. In uscita da registrare solo la cessione di Guana al Bologna.
Modulo: 4-3-1-2 o 4-2-3-1? Entrambi, perché Zenga, come dimostrato a Catania, non è certo bloccato su un solo sistema di gioco. La prima alternativa prevede Pastore ad isipirare le punte, mentre nel secondo caso ci sarebbe una novità: Miccoli giocherebbe centravanti, un po’ come Totti, insomma.
Probabile formazione (4-3-1-2): Rubinho; Cassani, Kjaer, Goian, Balzaretti; Migliaccio, Liverani, Bertolo; Pastore; Cavani, Miccoli. All.: Ballardini.

PARMA
Ceduto l’ingombrante Lucarelli al Livorno (e Parravicini e Reginaldo al Siena in cambio di Galloppa e Coppola) il Parma si è concentrato sui giovani per rinforzare la squadra: Biabiany, Lanzafame, Fontanello, Bojinov e Pozzi sono tutti sotto i 25 anni. Panucci (a parametro zero, come Cordova) porta in dote esperienza e tecnica per il reparto arretrato. Mirante è all’ultima chiamata dalla Serie A.
Guidolin, dopo un’iniziale infatuazione per il 4-3-3, ha scelto di puntare sul 3-5-2. Mirante tra i pali, difesa a tre con Panucci al centro. A centrocampo gran trio composto da Galloppa, Mariga e Morrone, in attacco Paloschi a far coppia con Biabiany, ma attenzione a Pozzi e Bojinov, entrambi vogliosi di ritagliarsi uno spazio.
Probabile formazione (3-5-2): Mirante; Paci, Panucci, Lucarelli; Zenoni, Morrone, Mariga, Galloppa, Castellini; Biabiany, Paloschi. All.: Guidolin.

ROMA
Nulla o quasi è cambiato rispetto alla scorsa stagione: all’acquisto, l’unico, di Guberti, fanno da contraltare gli addii di Panucci e Aquilani. È stato riscattato Motta, e sono tornati alla base diversi giovani ormai pronti per spiccare il volo: Okaka, Cerci e Andreolli devono dimostrarsi all’altezza di una grande squadra come la Roma, altrimenti dovranno ridurre le proprie aspettative.
La vera novità stagionale è rappresentata dal modulo, che non è il 4-2-4 spacciato da qualcuno, bensì un più semplice e quadrato 4-4-2, con Guberti e Taddei sugli esterni e la coppia De Rossi-Pizarro al centro. Attaccanti Totti e Vucinic, vista la mancanza di alternative. Dietro tutto invariato.
Probabile formazione (4-4-2): Doni; Motta, Mexes, Juan, Riise; Taddei, De Rossi, Pizarro, Guberti; Totti, Vucinic. All.: Spalletti.

SAMPDORIA
Con l’arrivo di Gigi Delneri e del suo dogmatico 4-4-2, la Sampdoria cambia volto e stile di gioco. Indiscutibili, comunque, i gemelli del gol Cassano e Pazzini. Il mercato in entrata ha portato tre esterni (Semioli, Mannini e Zauri), fondamentali per il nuovo assetto, e tre giovani da far crescere e valorizzare: Tissone (Udinese, già agli ordini di Delneri a Bergamo), Marco Rossi (Parma) e Poli, di ritorno dal prestito al Sassuolo. Ceduti senza rimpiani Campagnaro (più tempo in infermeria che in campo), Pieri, Mirante e Delvecchio.
Ritrovata la difesa a 4 dopo le due stagioni trascorse agli ordini di Mazzarri, la terza linea dovrebbe prevedere Stankevicius e Zauri sulle fasce, con Lucchini ed Accardi centrali. A centrocampo uno tra Tissone e Sammarco comporrà la coppia centrale assieme all’imprescindibile Palombo, mentre sulli ali ampia scelta tra Mannini, Semioli e Padalino. In attacco, come già detto, Cassano-Pazzini.
Probabile formazione (4-4-2): Castellazzi; Stankevicius, Lucchini, Accardi, Zauri; Semioli, Palombo, Sammarco, Mannini; Pazzini, Cassano. All.: Delneri.

SIENA
Persi in sede di calciomercato i pezzi migliori (Zuñiga, Kharja, Portanova e Galloppa, oltre a Coppola), la squadra è stata allestita senza sperperi. Paolucci (3,3 milioni alla Juventus per la comproprietà) il più pagato, seguito da Jajalo (1,6 milioni allo Slaven Belupo). Poi prestiti (Ekdal) e parametri zero: Fini, Filipe, Ghomsi e Genevier. Scambi: Galloppa e Coppola al Parma per Prravicini e Reginaldo; Portanova al Bologna in cambio di Terzi.
Numerose opzioni di gioco per Giampaolo, che dovrebbe optare per un 4-3-1-2 con Fini tra le linee. Possibile variante il 4-3-3, e non è da escludere una terza linea a 3.
Probabile formazione (4-3-1-2): Curci; Rossettini, Terzi, Brandão, Del Grosso; Vergassola, Codrea, Jajalo; Fini; GheGrassettozzal, Maccarone. All.: Giampaolo.

UDINESE
Eccezion fatta per Quaglierella, la squadra è praticamente identica a quella della scorsa stagione. Sono rimasti gli altri big, su tutti Di Natale (a lungo corteggiato dal Parma) e D’Agostino, chiamato a ripetere la scorsa – eccellente – stagione per guadagnarsi un posto tra i 23 di Lippi per la spedizione sudafricana. Sul fronte acquisti, come al solito, una moltitudine di scommesse: Alemão (’89, Santos), Orellana (’88, Audax Italiano), Cuadrado (’88, Independiente Medellín), Kitoko (’88, Albacete), Romo (’90, Llaneros) e Romero (’90, Albacete), oltre a Corradi, arrivato a parametro zero.
Stessi uomini, stesso allenatore, ovviamente stesso schema: 4-3-3. Unica novità sarà Floro Flores, finalmente titolare al centro dell’attacco bianconero.
Probabile formazione (4-3-3): Handanovic, Isla, Zapata, Felipe, Pasquale; Inler, D’Agostino, Asamoah; Pepe, Floro Flores, Di Natale. All.: Marino.

domenica 9 agosto 2009

Addio Daniel



A distanza di neppure due anni dalla tragica morte di Antonio Puerta, un nuovo lutto colpisce il calcio spagnolo: se ne va Daniel Jarque, neocapitano dell'Espanyol, stroncato da un infarto.
Per la cronaca, la partita che l'Espanyol avrebbe dovuto disputare contro il Bologna è stata - ovviamente - rinviata.

sabato 8 agosto 2009

Inter - Lazio 1-2



NUOVA INTER Nella prima gara ufficiale della stagione 2009/10, l’Inter dà un assaggio di quello che sarà il gioco nell’era post Ibrahimovic. Innanzitutto, vietati severamente i lanci lunghi: il pallone viaggia a pelo d’erba, per favorire le caratteristiche della coppia composta da Milito ed Eto’o, sempre pronti a scambiarsi la posizione ai fini di disorientare l a difesa biancoceleste.
I primi 15’ sono tutti di marca nerazzurra. Occasione per Eto’o, che impensierisce Muslera con un destro da fuori area. Tentativi anche di Stankovic e Lucio. La Lazio attende l’occasione buona per ripartire, e intanto si rintana negli ultimi 30 metri.

ZERU GOL Ai vincitori della Coppa Italia occorrono 20’ per impensierire Julio Cesar: il sinistro di Zarate mette paura, ma il goleiro nerazzurro devia in corner la sfera. L’Inter non sta di certo a guardare, e con Lucio ed Eto’o si fa vedere dalle parti di Muslera, che risponde prontamente.
Attorno alla mezz’ora di gioco il match si scalda: battibecco Rocchi-Lucio e gialli per Matuzalem e Muntari. Ed è proprio il ghanese ad andare vicinissimo al gol al 32’, quando spara altissimo da pochi passi. L’Inter ci prova ancora, ma il gol non arriva.
Il primo tempo si chiude sullo 0-0, con una buona Inter, in cui si segnalano Lucio, già in forma, ed Eto’o, desideroso di ben figurare alla prima, vera uscita in maglia nerazzurra. Nella Lazio bene Muslera, sempre pronto quando gli avversari lo chiamano in causa, e Zarate.

ARREMBAGGIO NERAZZURRO Negli spogliatoi Mourinho fa «lo shampoo» ai suoi, che tornano in campo affamati di gol: Stankovic e Milito i più pericolosi, con Muslera chiamato a compiere interventi ad alto quoziente di difficoltà. Dalle parti del portiere biancoceleste si fanno vedere anche Muntari, Zanetti e, soprattutto, Eto’o: complice un rischiosissimo retropassaggio di Diakité, il numero 9 nerazzurro anticipa Muslera, ma il suo sinistro non centra lo specchio della porta. Il gol dell’Inter pare una questione di minuti, ma così non è.

UNO-DUE LAZIO Proprio nel miglior momento della Beneamata, la Lazio trova un clamoroso quanto inaspettato uno-due. La prima rete porta la firma di Matuzalem, in gol di… faccia. Tempo 3’, e Rocchi, perso da Chivu, inventa un delizioso pallonetto dal limite dell’area che non lascia scampo a Julio Cesar.

ETO’O NON BASTA Mourinho butta nella mischia Balotelli e Vieira, dentro al posto di un acciaccato Stankovic e di uno spento Thiago Motta. 4-3-3 nerazzurro quindi, con Balotelli a destra, Eto’o a sinistra e Milito riferimento centrale. Cruz per Rocchi nella Lazio.
La rete che riapre il match viene confezionata proprio dai due attaccanti esterni: Balotelli ruba palla ad un ingenuo Dabo al limite dell’area e serve Eto’o, che con il sinistro fulmina Muslera. Ad agguantare il pari ci riesce Milito, ma il suo gol viene annullato per posizione di fuorigioco di Eto’o. Proprio il camerunense prova a sorprendere Muslera su punizione, ma la palla finisce fuori. L’ultimo tentativo porta la firma del neoentrato Suazo, ma il suo colpo di testa trova una pronta risposta da parte di Muslera.
Finisce 2-1 per la Lazio, secondo trofeo dell’era Lotito, il primo per Ballardini.

PROMOSSI E BOCCIATI Muslera merita la palma di MVP: para tutto, eccezion fatta per l’imprendibile sinistro di Eto’o. Bene anche Matuzalem, gran lavoro a centrocampo, e Rocchi, non sempre nel vivo del gioco ma decisivo ai fini del risultato.
Nell’Inter convincono Eto’o e Lucio, i due nuovi arrivati. Bene anche Balotelli e Suazo, che portano una buona dose di freschezza alla squadra con il loro ingresso nella ripresa. Ancora in ritardo Chivu e Thiago Motta.

venerdì 7 agosto 2009

Juventus - Villarreal 1-4



TIC-TAC-TIC-TAC… SANTI! Reduce dalla dispendiosa (fisicamente) ma remunerativa (economicamente) Peace Cup, persa ai rigori contro l’Aston Villa, la Juventus – priva di Buffon, Sissoko e Diego – necessita di ben 20’ per prendere le misure ad un Villarreal spumeggiante nonostante la calura estiva.
Nella prima parte di gara gli spagnoli duettano vorticosamente negli ampi spazi lasciati liberi da una Juventus comprensibilmente fiacca: Nilmar e Rossi (brevilinei tecnici e rapidi entrambi, due brutte gatte da pelare per la coppia difensiva bianconera composta da Legrottaglie e Cannavaro) sono ottimamente supportati da Cani e Cazorla, sempre pronti a convergere verso il centro partendo dalle fasce di competenza.
Di occasioni davvero ghiotte, però, ne arrivano pochine: tanti tentativi da fuori, soprattutto di Rossi, ma sottorete nessuno riesce a trovare la zampata decisiva. E così al 42’ tocca a Santi Cazorla inventarsi il gol dello 0-1: piroetta su Felipe Melo e bordata mancina (è ambidestro) che non lascia scampo a Manninger.
Detto del quartetto di tenori del Villarreal, nella Juventus si segnalano alcune buone giocate di Giovinco e di Zebina, sempre più in forma. Fortunato Cannavaro: due falli da rigore commessi, nessuno sanzionato.

SOSTITUZIONI E GOLEADA Consueta girandola di cambi all’intervallo: Amauri e Iaquinta rimpiazzano Del Piero e Trezeguet, spettatori non paganti; Caceres, il nuovo arrivato, rileva Zebina sulla corsia destra. Il Submarino Amarillo sostituisce Rossi e Cazorla, i migliori della prima frazione, con Jonathan Pereira e Pires, egregi nel non farli rimpiangere.
L’avvio juventino fa ben sperare, ma dopo qualche sussulto in avanti, Manninger (ottimo su Pereira in prima battuta) deve nuovamente raccogliere il pallone in fondo al sacco: Nilmar ha trovato il modo di suggellare il proprio esordio con la maglia del Villarreal con un colpo di testa da opportunista vero che fa 2-0.
Dopo il raddoppio spagnolo, la Juve va in crisi, e i difensori bianconeri lasciano delle vere e proprie praterie agli avversari, che dopo un paio di tentativi andati male chiudono il match con Pires, che insacca da due passi su servizio di Pereira, ubriacante nell’uno-contro-uno con Cannavaro.
Prima del poker degli ospiti, c’è anche il tempo per la rete di Amauri, che trafigge Diego Lopez (parecchio avventuroso in uscita) con una zampata sottomisura sugli sviluppi di un corner dalla destra di Tiago. Poi, come detto, arriva il quarto gol: Pires, con una magnifica volée di destro, fredda Manninger e chiude i conti: 1-4. Un solo minuto di recupero, e Damato (pessimo il suo arbitraggio) manda le squadre negli spogliatoi.

PROMOSSI E BOCCIATI Se Pires può segnare due gol in 45’ di campo, un ringraziamento se lo merita il piccolo (appena 166 cm) Jonathan Pereira, 22enne folletto che con il suo ingresso vivacizza ulteriormente il gioco del Villarreal.
Deludente Cannavaro, apparso spesso in difficoltà, impalpabile Melo, ma la Juventus intera non è stata all’altezza. Si salvano Amauri, autore del gol della bandiera, e Caceres, che si limita al compitino nel giorno dell’esordio. Bene anche il volenteroso Iaquinta.

giovedì 6 agosto 2009

martedì 28 luglio 2009

venerdì 24 luglio 2009

venerdì 17 luglio 2009

lunedì 6 luglio 2009

Joe Hart, cuore inglese

Una paratissima su Berg, poi un impeccabile rigore (segnato, mica parato), quindi una parola di troppo, ed ecco il pesantissimo giallo sventolatogli in faccia dal direttore di gara. Condannato ad assistere alla finale dell’Europeo Under 21 dalla tribuna per un cartellino giallo, (finale terminata con il successo tedesco con gli inglesi penalizzati dalla pessima prestazione di Loach, secondo proprio di Hart), ha sofferto più di tutti per non aver potuto aiutare i suoi compagni in campo. Chissà, forse, se l’ex portiere dello Shrewsbury Town (l’esordio, in Conference, il 20 aprile 2004, a 17 anni ed un giorno) fosse stato tra i pali anche la sera del 29 giugno in quel di Malmö, magari l’esito sarebbe stato diverso, o quantomeno l’Under 21 inglese avrebbe evitato la figuraccia…

Detto dell’esordio con lo Shrewsbury Town, con cui rimane fino al 2006, quando il Manchester City allora guidato da Stuart Pearce (attuale tecnico della selezione Under 21 inglese) versa 600.000 pounds (poi divenuti 1.500.000) nelle casse degli Shrews per assicurarsi le prestazioni dell’allora 19enne estremo difensore. Con il City riesce ad esordire in Premier League (senza prendere gol, tra l’altro) contro lo Sheffield United, prima di essere mandato ad accumulare esperienza in League One con Tranmere Rovers e Blackpool. La stagione 2007/08 è per lui da incorniciare: non solo conquista una maglia da titolare in Premier, ma riceve anche la chiamata di Capello per aggregarsi alla Nazionale, con cui esordisce il 1° giugno 2008, a Port of Spain, in un’amichevole contro Trinidad & Tobago conclusa a rete inviolata.

Dopo le 32 presenze nella prima, vera stagione al City, Hart è convinto che sia giunto il suo momento ma la dirigenza dei Citizens è di parere opposto: a gennaio viene messo sotto contratto Shay Given, che relega Hart in panchina, costringendolo a lasciare nuovamente Manchester, alla volta di Birmingham. Giunge così l’ufficializzazione del prestito ai Blues per la stagione 2009/10, nella speranza che possa finalmente esprimere il proprio potenziale con continuità. E a giudicare da come ha affrontato l’europeo di categoria, c’è da giurare che ci riuscirà.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

giovedì 2 luglio 2009

Ciao Aeroplanino

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Vincenzo Montella (sopra, festante dopo un gol) lascia il calcio giocato, con tutta probabilità si dedicherà alle giovanili giallorosse.

giovedì 25 giugno 2009

Marcus Berg, il vichingo che sogna la Lazio



Torsby, contea di Värmland, Svezia centro-occidentale. Da questo cittadina sconosciuta ai più hanno spiccato il volo Sven-Göran Eriksson prima e Marcus Berg (sopra, con la maglia del Groningen) poi. Il primo verso una straordinaria carriera da allenatore che gli ha visto cogliere i maggiori successi con Lazio di fine anni ’90, alla cui guida vinse praticamente tutto (Scudetto, Coppa delle Coppe, Supercoppa Uefa, Coppa Italia e Supercoppa Italiana) e che nell’estate del 2000 ebbe la felice idea di portare in ritiro in Svezia, invitando tutti i giovani di Torsby («città di Thor», il dio del tuono per i vichinghi), tra cui un giovanissimo Marcus Berg, ad assistere agli allenamenti. Lì scatta la scintilla: il ragazzo s’innamora dei colori biancocelesti, senza più dimenticarli, dato che tutt’oggi dichiara candidamente di sognare di indossare, un giorno, la maglia della Lazio.
Ambizioni legittime, visto quanto fatto nell’ultimo triennio dal centravanti svedese, autore di 52 gol complessivi tra Göteborg e Groningen. Ma partiamo da più lontano, da quando Marcus e suo fratello Jonatan (classe 1985, centrocampista in forza al Gefle) militavano nell’IFK Velen prima e nel Torsby IF poi, club da cui passano entrambi al prestigioso IFK Göteborg, Jonatan nel 2002, Marcus l’anno dopo. Dopo la consueta trafila compiuta nelle selezioni giovanili, ad entrambi si spalancano le porte della prima squadra, e mentre Jonatan girovaga per Svezia in prestito (GAIS e Trelleborgs prima del Gefle), Marcus conquista un posto da titolare a suon di gol: 8 nella prima stagione, quattro dei quali in Intertoto. Nel 2006 va in doppia cifra (8 marcature in campionato), e l’anno successivo esplode definitivamente: 14 reti nell’Allsvenskan, che conclude da capocannoniere, alla pari con Razak Omotoyossi, e campione: i Blåvitt («biancoblu») tornano al titolo dopo 11 anni d’astinenza. Per Berg è ora di fare le valigie.
A scucire i 2,5 milioni di pounds richiesti dal Göteborg ci pensa il Groningen, alla ricerca di un sostituto di Luis Suarez, appena ceduto all’Ajax. In Olanda Berg si ambienta immediatamente, e lo dimostra sul campo da gioco, chiudendo la stagione a quota 16. Nell’Eredivisie appena conclusasi Berg aumenta ancora il proprio bottino, mettendo a segno 17 reti che permettono al Groningen di concludere il campionato al sesto posto ed a lui di finire terzo in classifica cannonieri alle spalle dei soli Suarez ed El Hamdaoui.
E siamo ai giorni nostri, con il ragazzo assoluto protagonista degli Europei Under 21 (dopo essersi tolto la soddisfazione di segnare il primo gol con la Nazionale A nel 4-0 contro Malta del 10 giugno), che si stanno svolgendo proprio nella sua terra natìa, in cui ha già messo a segno la bellezza di 5 gol (tripletta alla Bielorussia e doppietta alla Serbia).
Destro naturale, longilineo (183 cm x 75 kg) asciutto, Marcus Berg è un centravanti implacabile negli ultimi 16 metri, dove fa valere un fiuto del gol con pochi eguali tra i suoi coetanei: glaciale opportunista sotto porta, segna con entrambi i piedi, anche in acrobazia, e quando attacca lo spazio è inarrestabile. Bravo nello stretto, è un gran colpitore di testa (su azione come su palla inattiva), soprattutto sul primo palo, calcia anche i rigori: a mezz’altezza alla sinistra del portiere nella maggior parte dei casi. Un po’ sgraziato, ma comunque dotato di buona tecnica, non disdegna il colpo sotto per uccellare l’estremo difensore avversario.
Il ragazzo è già pronto a coronare il suo sogno, quello di giocare nella Lazio, anche se ci sono parecchie squadre (AZ Alkmaar, l’unico club davvero interessato a detta del diggì del Groningen Hans Nijland, ma anche Everton, Tottenham, Amburgo, Villarreal e Fiorentina) che preferirebbero che il sogno di Marcus rimanesse nel cassetto.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

lunedì 22 giugno 2009

Italia, risollevati!



Le «mummie» azzurre non solo non si sono tolte le bende, come auspicato dal cittì Lippi, ma si sono anche fatte chiudere nel sarcofago. Ed il rischio è che ne escano, magari in condizioni peggiori, tra dodici mesi, per rimediare un’altra figura barbina in salsa sudafricana. Stavolta mondiale, mica «confederationsiana».

Dopo l’eliminazione – impronosticabile, ma meritatissima – è tempo di riflettere. Su tutto. A partire dalla rosa, perché il gruppo sarà anche importante (se la FIGC ha dovuto cambiare logo per inserire la quarta stella il merito è proprio del gruppo del 2006), ma qualcosa bisogna pur cambiarla. Toni, Cannavaro, Zambrotta, Gattuso (che ha dalla sua l’attenuante dell’infortunio, che si trasforma in aggravante per Lippi: perché non testare qualcun altro anziché puntare sul rientrante Ringhio?) e molti altri sarebbero tranquillamente potuti rimanere a casa, e potrebbero fare lo stesso tra un anno.

Occhio anche al modulo: il 4-3-3 è davvero necessario? Riproporre il 4-4-2 sarebbe davvero così grave? Nella ripresa contro il Brasile i fatti hanno dato ragione a chi vorrebbe utilizzare il più classico dei moduli calcistici, con Dossena più di Grosso a presidiare la fascia sinistra a centrocampo, posizione in cui all’Italia manca un vero interprete del ruolo. A centrocampo, con l’utilizzo di quattro uomini in linea, Pirlo potrebbe finalmente tornare al centro, abbandonando il ruolo di mezzo sinistro, in cui non riesce ad esprimersi al meglio. Un modulo del genere, poi, permetterebbe finalmente di dare spazio al grande escluso di questa manifestazione: Totò Cassano. Il genio barese, chiaramente in difficoltà nel 4-3-3, modulo che richiede troppo in fase di ripiegamento, in attacco potrebbe far coppia con Gilardino, o magari con il gemello Pazzini: a coprire ci penserebbe la seconda linea, a quattro.

Ecco, Cassano e Pazzini sono due tra le – tante – novità di cui necessiterebbe la squadra azzurra. Se in porta Buffon, non più il migliore nel ruolo ma pur sempre su un ipotetico podio, va benissimo in attesa dei Consigli e dei Fiorillo, la difesa va ampiamente restaurata, a partire dalle fasce.
Motta e Santon l’azzurro vero lo conoscono già, mentre Crìscito, più avvezzo ad indossare l’azzurrino, potrebbe ben presto essere una validissima alternativa a Grosso per un posto sulla terza linea, o addirittura per Dossena a centrocampo, anche se la sua adattabilità come esterno sinistro di centrocampo in una squadra che difende a tre è tutta da verificare. Al centro Cannavaro pare destinato a durare fino al Mondiale (e anche oltre, chissà…) semplicemente a causa della scarsità di alternative: Barzagli, reduce da una gran campionato in Germania, è sgradito a Lippi, e Santacroce e Bocchetti mancano ancora della caratura internazionale necessaria per affrontare un campionato del mondo da protagonisti.
Per la linea mediana, D’Agostino e Cigarini potrebbero essere delle valide alternative a Pirlo, anche se Donadoni prima e Lippi poi hanno pensato di consegnare le chiavi della manovra a De Rossi per il futuro, facendo le prove generali nel presente, a discapito di Pirlo. Altre possibili opzioni, poi, Aquilani (che però rende meglio come interno sinistro nei moduli con centrocampo a tre) e Marchisio.
In avanti, Cassano è sinonimo e garanzia di fantasia, ma Lippi difficilmente cederà decidendo di concedergli una chance. Così come nel caso di Balotelli, forte quanto e probabilmente più di Santon ma reo di avere una carattere ancora bisognoso di qualche (ok, più di «qualche») smussatura agli spigoli.
Come centravanti pare avere qualche opportunità in più Pazzini, che magari sarebbe stato protagonista già di questa infausta Confederations Cup se non avesse rimediato tre giornate di squalifica (poi ridotte ad una) in seguito al «rosso» sventolatogli in faccia da Stark contro l’Irlanda. Potrebbe poi tornare Di Natale, certamente il più adatto tra gli azzurri a ricoprire il ruolo di punta esterna sinistra, in grado adattarsi anche in appoggio a un centravanti, sulla cui convocazione influirà però la prossima stagione, che molto probabilmente verrà da lui giocata a Parma.
Antonio Giusto

Estratto da: Goal.com

martedì 16 giugno 2009

Italia: Europeo Under 21



Portieri: Consigli (Atalanta), Seculin (Fiorentina), Sirigu (Ancona).
Difensori: Andreolli (Sassuolo), Bocchetti e Criscito (Genoa), Marzoratti (Empoli), Motta (Roma), Pisano (Cagliari), Ranocchia (Bari).
Centrocampisti: Abate (Torino), Candreva (Livorno), Cerci (Atalanta), Cigarini (Atalanta), De Ceglie (Juventus), Dessena (Sampdoria), Marchisio (Juventus), Morosini (Vicenza), Poli (Sassuolo).
Attaccanti: Acquafresca (Cagliari), Balotelli (Inter), Giovinco (Juventus), Paloschi (Parma).

Tanta, tanta pretattica per Gigi Casiraghi, intento nel mischiare la carte in tavola poco prima dell’esordio contro la Serbia. Il modulo, a detta del cittì, è ancora un’incognita, anche se con tutta probabilità la squadra sarà schierata in campo con il tridente tanto gradito a Casiraghi quanto, sempre a detta dell’allenatore, sconveniente in fase difensiva, soprattutto se di fronte ci si ritrova un terzetto di temibili trequartisti quali Kacar, Tosic e Sulejmani.

Tra i pali, Consigli è certo del posto: starà a lui difendere la porta degli azzurrini dopo la fantastica stagione disputata in maglia atalantina. Di esperienza il ragazzo ne ha, essendo un habitué delle selezioni azzurre, di cui fa parte sin dai 16 anni. Ha già accumulato esperienza da terzo nell’Europeo Under 21 di due anni e da secondo a Pechino, ma questa sarà la prima da titolare, e l’emozione potrebbe giocargli qualche brutto tiro. Dietro di lui Seculin e Sirigu.

La difesa, a quattro, vedrà due uomini che hanno già assaporato l’azzurro, Motta (capitano) e Bocchetti, indiscutibilmente titolari. A completare la difesa titolare ci saranno Andreolli, reduce da un’ottima stagione a Sassuolo, in cui si è rilanciato dopo la pessima esperienza giallorossa, e Crìscito, che opererà sulla sinistra con compiti prettamente difensivi (nonostante abbia dimostrato di valere anche nella metà campo avversaria) vista la presenza di De Ceglie sulla stessa fascia, con lo juventino maggiormente predisposto alla fase d’attacco. Possibili alternative Marzoratti, Pisano e Ranocchia.

A centrocampo le chiavi del gioco saranno nelle mani (anzi, nei piedi) diCigarini, regista di questa Nazionale. A guardargli le spalle uno tra Marchisio, leggermente favorito, e Dessena, che ha dalla sua una maggior confidenza tattica con Cigarini, essendo stato suo scudiero al Parma. A sinistra dovrebbe giostrare De Ceglie.
Per la seconda linea azzurra c’è anche l’opzione a quattro, con due ali, presumibilmente Abate a destra e Cerci a sinistra, nel caso in cui Casiraghi dovesse rinunciare al tridente.

In avanti il pluricitato trio d’attacco sarà composto da Giovinco, Acquafresca e Balotelli, cui auguro vivamente di non eccedere sul piano comportamentale. Inizialmente lui e Giovinco dovrebbero partire leggermente arretrati, con Acquafresca centravanti. Opzione Paloschi.

What a goal!

lunedì 15 giugno 2009

Italia: Confederations Cup



Portieri: Amelia (Palermo), Buffon (Juventus), De Sanctis (Galatasaray).
Difensori: Cannavaro (Juventus), Chiellini (Juventus), Dossena (Liverpool), Gamberini (Fiorentina), Grosso (Lione), Legrottaglie (Juventus), Santon (Inter), Zambrotta (Milan).
Centrocampisti: Camoranesi (Juventus), De Rossi (Roma), Gattuso (Milan), Montolivo (Fiorentina), Palombo (Sampdoria), Pirlo (Milan).
Attaccanti: Gilardino (Fiorentina), Iaquinta (Juventus), Pepe (Udinese), Quagliarella (Napoli), Rossi (Villarreal), Toni (Bayern Monaco).

Marcello Lippi è sicuro: i suoi «vecchietti» non lo deluderanno, né ora né tra dodici mesi. La Nazionale che si appresta a disputare la Confederations Cup è imperniata sul gruppo di azzurri che il 9 luglio 2006 ebbe occasione di festeggiare il quarto titolo mondiale. Oltre ai Buffon, i Cannavaro, i Pirlo ed i Toni, vanno segnalate alcune, più o meno gustose, novità.
In primis la sorprendente convocazione di Davide Santon, che pareva destinato a partire per la Svezia in vista dell’Europeo Under 21 assieme al compagno di squadra Balotelli ed invece la sua meta è stata Johannesburg. Oltre a lui, l’altra giovane promessa è Giuseppe Rossi, che si giocherà con Iaquinta il ruolo di seconda punta. Tra gli assenti, Cassano è senza dubbio il più scontento: dopo la meravigliosa stagione (la seconda di fila, una novità per il barese) disputata con la maglia della Sampdoria ambiva legittimamente ad un posto sull’aereo per il Sudafrica, ma Lippi ha preferito puntare sul gruppo campione del mondo, gruppo di cui Cassano non fa parte.
Il modulo di gioco sarà quello classico: 4-3-3, dopo l’infausto esperimento chiamato 4-2-3-1 che tanto male ha reso nell’amichevole contro la Nuova Zelanda. In porta, naturalmente, ci sarà Gigi Buffon, deciso a dimostrare che il miglior «numero 1» del mondo è ancora lui. In difesa la coppia centrale, eccezion fatta per la prima gara, sarà quella composta da Cannavaro e Chiellini, che si ritroveranno anche in bianconero. Sulle fasce Zambrotta e Grosso, come in Germania, ma attenzione a Santon, che dopo essere passato dagli Allievi alla Nazionale in meno di un anno non si pone più limiti, ed ambisce giustamente ad un posto da titolare, poco importa se a destra o a sinistra. A centrocampo Gattuso e De Rossi garantiranno a Pirlo un’adeguata copertura, con il romanista abilitato anche in fase d’impostazione. Sulla destra, Camoranesi farà il tornante, con Iaquinta al fianco di Toni o Gilardino, con l’ex milanista leggermente favorito per un posto da titolare.

mercoledì 10 giugno 2009

Il Milan di Leonardo

Morto un Papa, se ne fa un altro. Così dice il proverbio, e così proverà a fare il Milan, che dopo la cessione di Kaká ha prescelto Pato per la sostituzione. Il «conclave» rossonero dovrà però fare i conti con il Chelsea, seriamente intenzionato a metter le mani sul Papero.
Nel nuovo Milan non cambierà solo la stella, muteranno una marea di cose, in primis il capitano: dopo venticinque anni di onorata carriera Paolo Maldini ha deciso di appendere le scarpe al chiodo, lasciando in eredità la fascia a Gattuso, che pare aver soppiantato Ambrosini, il quale probabilmente paga la grana-contratto. Novità anche in panchina, dove Mr. Carletto ha detto «bye bye» dopo otto anni e 420 partite da allenatore del Diavolo: al suo posto siederà Leonardo (con Tassotti vice), alla primissima esperienza in panchina.
La rifondazione milanista prenderà il via con l’acquisto di Dzeko, lungagnone bosniaco per cui qualcuno ha azzardato un paragone con van Basten. Non si tratterà del nuovo «Cigno di Ultrecht», ma bisogna ammettere che il fresco campione di Germania (con annesso titolo di MVP del campionato) può vantare un repertorio di tutto rispetto: destro, sinistro, testa, acrobazia… ed il bottino dell’ultima stagione lo testimonia: 26 gol, dei quali 20 segnati da gennaio a maggio. Sul fronte acquisti, poi, potrebbe arrivare un centrale di difesa (Mexes, nel caso in cui Nesta, che sta però lanciando ottimi segnali, non dovesse riuscire a tornare in campo), quasi sicuramente un terzino (Juan del Flamengo, pupillo di Leonardo?) ed eventualmente un regista (Hernanes) nel caso in cui Pirlo dovesse cedere alle lusinghe del Chelsea, che fa la corte anche a Seedorf. Da segnalare anche il definitivo ingresso in squadra di Thiago Silva.
Sul piano del gioco, non dovrebbe cambiare molto: nella conferenza stampa di presentazione il neotecnico Leonardo ha dichiarato che l’unica, sostanziale innovazione riguarderà la preparazione, che verrà impostata sul lavoro con la palla, come fa Mourinho, per intenderci. Tutto ciò è finalizzato all’ambizioso progetto di gioco dell’uomo da Niterói, che punta ad emulare il Brasile 1982, per lui «la squadra più bella mai vista giocare». Il modulo di gioco resterà invariato, stavolta però il consueto 4-3-1-2 vedrà Ronaldinho ad ispirare Pato e Dzeko.

venerdì 5 giugno 2009

Juventus, è Marotta il vero colpo

Marotta ha detto «no» Juventus. Mi scuso per aver dato per fatto l'affare con troppo anticipo.

Dopo la miseria di un buon acquisto in due anni – Sissoko, peraltro espressamente richiesto da Ranieri – la nuova «Triade» bianconera sta per mettere a segno il colpo dell’estate, e no, non si tratta di Diego. La ventata d’aria fresca al numero 32 di Corso Galileo Ferraris verrà portata da un uomo non di campo, ma di scrivania: Beppe Marotta. Sarà lui a prendere il posto lasciato libero da Lucianone Moggi (che di Blanc, Secco e Cobolli Gigli aveva detto, all’indomani dell’eliminazione in Coppa Italia ad opera della Lazio, «sono al confine tra l’incompetenza… e la coglionaggine») ormai tre anni or sono, in seguito alla bufera causata da Calciopoli. L’attuale diggì doriano, legato alla Samp da un contratto con data di scadenza fissata al 30 giugno 2011, quasi certamente finirà per accettare l’incarico offertogli da Jean-Claude Blanc, finalmente decisosi ad affidare le decisioni di carattere tecnico a qualcuno competente.
Con Marotta dietro la scrivania, in panchina ci sarà con tutta probabilità (al «mourinhano» 99,9% secondo Tuttosport) Ciro Ferrara, prossimo alla firma di un biennale. Con il napoletano in veste di allenatore si potrà procedere alla cessione di David Trezeguet, che ha recentemente dichiarato: «Se arriva una proposta che mi piace e che mi restituisce il piacere di fare gol me ne vado», e con Ferrara di occasioni di vedere il campo e segnare ne avrà ben poche. Per lui futuro certamente all’estero, Francia (Lione o Marsiglia) o Inghilterra che sia. Confermatissimo invece Amauri (che però vorrebbe un ritocco dell’ingaggio), di cui Leonardo avrebbe voluto fare la spalla di Pato, che con tutta probabilità sarà costretto ad «accontentarsi» di Adebayor.
Sul fronte acquisti, per D’Agostino è ormai praticamente fatta. Il regista palermitano è smanioso di comporre il rombo juventino che nella prossima stagione vedrà lui e Diego come vertici. Verrà rinforzata la difesa, che necessita di innesti sulle fasce: Dossena a sinistra e Zuñiga (su cui però ha messo gli occhi anche il Palermo) a destra i nomi più accreditati. Per l’attacco, invece, in caso di addio di Trezeguet, potrebbe arrivare Julio Cruz, sgradito a Mourinho. La stellina del Corinthians, Dentinho, non fa che lanciare segnali alla Juventus, ma con il nuovo direttore generale, se non quest’anno il prossimo, potrebbe arrivare il Genio di Bari Vecchia, che di Marotta in tempi non sospetti ha detto: «È il Cassano dei direttori sportivi».

mercoledì 3 giugno 2009

Serie A 2008/09: analisi



Dopo 380 partite e parecchie emozioni, è giunta al termine la Serie A 2008-09. Sul gradino più alto del podio, manco a dirlo, l’Inter. Per i nerazzurri si tratta del 17° «titulo», per dirla alla Mourinho, il quarto consecutivo. Gli uomini dello «Special One», spesso più «special» in conferenza stampa che in panchina, dopo aver illuso il Milan che l’acquisto di Ronaldinho, decisivo nel derby ed in poche altre occasioni, fosse sufficiente per stravolgere le gerarchie, si sono presi la vetta della classifica all’11ª giornata per non mollarla più. Di lì in poi i gol e le invenzioni di Ibra, le miracolose parate del nuovo miglior «goleiro» del pianeta Julio Cesar, l’interdizione di Cambiasso, le sgroppate di Maicon e Santon, i colpi di testa (in tutti i sensi) di Balotelli, le corse a perdifiato di capitan Zanetti, hanno permesso all’Inter di cucirsi in scioltezza il tricolore sul petto.
Dietro lo schiacciasassi tinto di nero e blu, a darsi battaglia per il secondo posto ci sono state Juventus e Milan, entrambe partite con ambizioni di titolo ben presto ridimensionate dal divario, apparso incolmabile, con l’Inter. La vecchia Signora, cui i tifosi chiedevano troppo, assecondati da una dirigenza che a molti fa rimpiangere la Triade, ha pagato l’ennesima deludente campagna acquisti (bene, a tratti, i soli Amauri e Manninger) ed un’incredibile sfilza di infortuni. La campagna contro Ranieri, poi, ha portato addirittura alla cacciata del tecnico romano a due soli turni dal termine, e l’insediamento in panchina di Ferrara pare dettato più da Lippi che non dagl’inesperti dirigenti, spesso oggetto di dure critiche da parte di stampa e tifoseria. Come la Juve, anche il Milan ha sofferto numerosi infortuni, su tutti quello di Kaká, giunto in una fase cruciale della stagione. Il cospicuo numero di sinistri non è però sufficiente a giustificare il Diavolo, apparso ancora troppo incostante, cui l’avvicendamento di Ancelotti con Leonardo potrebbe e, soprattutto, dovrebbe, portare una mentalità adatta al successo in campionato, che manca ai rossoneri da ormai cinque stagioni.
Alle spalle delle tre «big», ancora la Fiorentina, per la quarta stagione in zona Champions, la seconda effettiva. I viola, guidati in panchina dall’ottimo Prandelli, hanno mal tollerato la partenza anticipata dovuti ai preliminari, salvo poi rimediare con un gran finale alle défaillances invernali. A braccetto con la Fiorentina, ma condannati all’Europa League dalla partitissima di Mutu del 15 febbraio, quando il romeno rimontò il 3-0 del Grifone in mezz’ora portando sul 3-3 i suoi con una clamorosa tripletta, il Genoa, comunque la sorpresa più piacevole della stagione. Determinante per la magnifica stagione rossoblu la guida tecnica di Gasperini abbinata alle doti di una squadra in cui spiccano di nomi altisonanti di Thiago Motta e Milito, promessi all’Inter, ma per il cui perfetto funzionamento è stato necessario l’operato di coloro che alcuni, a torto, definiscono «comprimari»: Sculli è un Kuyt dei poveri, Ferrari un leader ritrovato, Crìscito un mancino poliedrico, Bocchetti una promessa mantenuta giunta fino alla convocazione in Nazionale.
Male, invece, la Roma. Per due anni seconda forza del campionato, i giallorossi hanno pagato i troppi infortuni e, soprattutto, una sessione estiva di calciomercato che ha portato nella capitale giocatori inadatti alla causa giallorossa: Riise, Menez e Julio Baptista hanno raramente dato sfoggio delle proprie doti, spesso tenute nascoste. Da qui il sesto posto che costringerà i giallorossi a disputare l’Europa League, con conseguente ridimensionamento. Ed in Europa League, con i giallorossi, ci saranno anche i cugini laziali, abili a mettere in bacheca la Coppa Italia.
Comprese tra Roma e Lazio in classifica si trovano tre gradite sorprese, dovute all’ottimo operato degli allenatori: Udinese, Palermo e Cagliari. I friulani, dopo un avvio sorprendente, che li aveva addirittura visti in vetta alla classfica, hanno poi subito un prolungato black out che per poco non li ha fatti sprofondare in zona retrocessione, zona retrocessione da cui il Cagliari sembrava essere destinato a non uscire fino a termine campionato dopo il kappaò subito a Lecce nel quinto turno, dopo il quale i sardi si trovavano ancora a quota zero punti in classifica. Dopo il pari con il Milan della settimana successiva è scattata la scintilla che ha permesso ad Allegri ed i suoi uomini di risollevarsi fino a permettersi di sognare un posto in Europa. E proprio l’Europa era l’obiettivo di Ballardini, non di Zamparini però, che, insoddisfatto, ha deciso di dare il benservito al tecnico che con il suo spumeggiante 4-3-1-2 ha dato un – bel – gioco ad i rosanero, purtroppo insufficiente per convincere il vulcanico presidente a riconfermarlo.
Salvezze tranquille per Atalanta, Napoli e Sampdoria, ma se per gli orobici si è trattato di una stagione fruttuosa, in cui spiccano i successi su Inter e Roma, Samp e soprattutto Napoli hanno deluso le attese. I blucerchiati hanno pagato a caro prezzo l’assenza di un centravanti vero nella prima parte di stagione, salvo poi allontanarsi dalla zona pericolosa con l’acquisto di Pazzini, implacabile nel 2009 (11 reti, molte delle quali ispirate da Cassano) dopo un finale di 2008 trascorso alle spalle di Gilardino. I partenopei possono parzialmente giustificare un girone di ritorno da incubo (appena 13 i punti conquistati, 20 in meno dell’andata) con la preparazione estiva anticipata a causa dell’Intertoto. Il cambio di allenatore, poi, non ha particolarmente giovato.
Tornando in tema allenatori, numerose salvezze sono dovute proprio alla mano dei tecnici: Siena, Catania e soprattutto Chievo potrebbero essere intenti a programmare la prossima stagione in cadetteria, se non fosse per Giampaolo, Zenga e Di Carlo. E proprio da Mimmo Di Carlo vale la pena di iniziare, perché l’ex centrocampista vicentino ha rivitalizzato i gialloblu, passati dal disastroso rendimento avuto con Iachini ad passo «europeo». Sulla panchina catanese anche Zenga ha sorpreso, con i suoi metodi innovativi ed il bel gioco espresso, come Giampaolo, abile nel plasmare la propria creatura in maniera da conferirle solidità ed armonia.
A differenza delle tre squadre sopraccitate, la salvezza del Bologna dipende ben poco dalla guida tecnica, anzi, è praticamente opera di un sol uomo, il redivivo Marco Di Vaio, ritornato con successo inatteso al ruolo di centravanti. Bottino di tutto rispetto, 24 gol, quanti Milito ed uno in meno del capocannoniere Ibrahimovic.
Retrocedono invece in B Lecce e Reggina, non all’altezza della massima serie. A fargli compagnia ci sarà il Toro, che fa ritorno nella serie cadetta dopo tre – travagliate – stagioni in A.
Detto delle squadre, ora tocca alle individualità. Tra le sorprese, impossibile non citare il giovanissimo e duttile Santon, il potente Asamoah, l’ossigenato danese Kjær ed i già noti al sottoscritto Zárate, Zuñiga e Jovetic. Menzioni anche per il goleador Marilungo, il fresco azzurro Esposito, il difensore senese Brandão ed il portiere atalantino Consigli. Non vanno però dimenticate le splendide stagioni disputate da Thiago Motta, finalmente a proprio agio dal punto di vista fisico, di Gaetano D’Agostino, eccelso regista dell’Udinese, e del già citato Di Vaio, di nuovo prima punta e di nuovo protagonista. Tra i flop, il più fragoroso è indubbiamente quello di Quaresma, la cui trivela non ha riscosso successo nella Penisola. Come lui, male Mancini e Carrizo, malissimo Shevchenko, Poulsen e Datolo.
Per chiudere, un applauso a tre grandissimi, ormai divenuti degli ex. Inutile dilungarsi nelle celebrazioni, per esprimere quanto fatto da Maldini, Figo e Nedved sul campo di gioco basta accennare ai loro palmares: 2 Palloni d’oro, 6 Coppe dei Campioni/Champions League, 20 campionati nazionali. Addio Paolo, Luis e Pavel, e grazie di tutto.
Antonio Giusto

giovedì 28 maggio 2009

lunedì 4 maggio 2009

Kieran Gibbs, il Santon di Emirates!



BIO
Nome: Kieran James Ricardo Gibbs
Data di nascita: 26 settembre 1989
Luogo di nascita: Lambeth, Londra
Nazionalità: inglese
Altezza: 180 cm
Peso forma: 64 kg
Ruolo: esterno sinistro
Squadra di appartenenza: Arsenal

COME SANTON – Da «Little Giggs» a «Little Clichy», questo il percorso di Kieran James Ricardo Gibbs, londinese di Lambeth (26 settembre 1989). Da promettente esterno di centrocampo a terzino sinistro in marcatura su Cristiano Ronaldo in semifinale di Champions League, percorso che ricorda parecchio quello del futuro azzurrino Davide Santon, anch’egli nato centrocampista salvo poi tramutarsi in terzino di spinta con comunque evidenti doti difensive.

YOUTH CAREER – A 13 anni entra nelle giovanili del Wimbledon, in cui resta fino al 2004, anno del fallimento dei gialloblu, rinati poi con il nome di Milton Keynes Dons. Il ragazzo, però, ha grandi ambizioni, e accetta l’offerta dell’Arsenal, abile a mettere sotto contratto lui ed i suoi compagni di squadra Dunne e Ogogo. Con l’Arsenal gioca regolarmente mettendo in mostra le sue ottime doti e guadagnandosi anche qualche chiamata in prima squadra, con cui ha addirittura occasione di affrontare l’Inter nell’Emirates Cup del 2007, poi vinta dall’Arsenal. Tempo sei mesi e qualche presenza in prima squadra, e viene mandato a farsi le ossa nel Norwich City.

PRO’ – La sua carriera «vera» inizia con i Canarini gialloverdi, con cui colleziona sette presenze prima di far ritorno alla base. In questa stagione già 17 gettoni, alcuni dei quali da ricordare: su tutti le due gare di Champions contro Villarreal e Manchester United, oltre all’esordio in Premier League contro il Tottenham, avvenuto l’8 febbraio a causa dell’indisponibilità di Clichy. E proprio grazie ai frequenti infortuni del francese, Gibbs ha trovato parecchio spazio in prima squadra, guadagnandosi la stima di tutti: «in grado di arginare Ronaldo» secondo Kolo Toure, «molto intelligente» a detta del tecnico Wenger.

Antonio Giusto

Fonte: Goal

venerdì 24 aprile 2009

Mou & Cassano

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Generazione di talenti: Arroé

Chi fa il mercato al Siena ha l’occhio lungo, ma il portafoglio vuoto. A causa della scarsa disponibilità delle casse societarie fu accantonato l’acquisto di Pato, a lungo seguito ma poi accantonato in seguito all’eccessiva richiesta dell’Internacional. Per fortuna del Siena, il prezzo di Joazhiño Arroé era ben più abbordabile quando Fabián Soldini, colui che ha portato Messi al Barcellona anni orsono, lo propose ai dirigenti bianconeri.
Classe 1992, Joazhiño Arroé è un trequartista in forza al Siena, dotato di un ottimo controllo di palla, gran dribbling, anche nello stretto, tecnica sopraffina e soprattutto di un ottimo tiro da fuori, potente il giusto e notevolmente preciso. Destro naturale, deve metter su ancora qualche muscolo.
Cresciuto nello Sporting Cristal, in Perù, ha scelto Siena poiché quella bianconera è stata l’unica società che ha consentito a sua madre, la signora Rocío Salcedo, di accompagnarlo in quest’avventura. Di lui si parla benissimo, tanto che Julio César Uribe, commissario tecnico del Perù, lo ha definito «il miglior talento del Sudamerica».

martedì 14 aprile 2009

Occhio a Neymar, dicono sia il nuovo Pelé!


BIO
Data di nascita: 5 febbraio 1992
Luogo di nascita: Mogi das Cruzes (Brasile)
Nazionalità: brasiliana
Altezza: 174 cm
Peso forma: 54 kg
Ruolo: attaccante
Squadra di appartenenza: Santos


Ha poco più di 17 anni, gioca nel Santos e Pelé ha già sentenziato: «può diventare più forte di me». È Neymar, bambino prodigio del calcio carioca già finito nelle mire del Milan, intenzionato a ripetere quanto fatto con Kaká e Pato. Conosciamolo meglio.

ENFANT PRODIGE – Neymar da Silva Santos Júnior, per tutti semplicemente Neymar, viene alla luce il 5 febbraio 1992 a Mogi das Cruzes, stato di San Paolo. A un tiro di schioppo da São Vicente, cittadina che ha dato i Natali ad un certo Robson de Souza, meglio noto come Robinho, a cui viene accostato da chiunque abbia la fortuna di ammirarlo accarezzare il pallone, cui dà del «tu» con disarmante facilità. Fromboliere sin dalla culla, proprio a São Vicente, nella squadra di futsal, mette in mostra le proprie doti, che non sfuggono alla dirigenza santista, abile ad accaparrarselo quando il ragazzo ha appena 9 anni (e già qualche offerta dal Vecchio Continente).

SANTOS - Lui intanto cresce con calma e tranquillità, in attesa di avere l’età giusta per faville tra i professionisti, e sceglie palcoscenici importanti per mettersi in mostra: Sudamericano under 15 del 2007, Torneo Mediterraneo 2008 e Copinha sono sufficienti a far accorrere al Vila Belmiro decine e decine di osservatori che vogliono sapere tutto di quel funambolo già al centro di un contenzioso tra Real e Barça nel 2006, quando aveva appena 14 anni. Dopo la Copinha 2009, viene giudicato pronto per spiccare il grande salto: nel Paulista attualmente in corso il ragazzo si conquista un posto da titolare in prima squadra (l’esordio il 7 marzo, contro l’Oeste, arriva però dalla panchina), e trova anche il modo di marcare tre reti, contro Mogi Mirim, Santo André e soprattutto Palmeiras, cui segna il gol del decisivo nel 2-1 della gara d'andata di semifinale. In campo dimostra di avere tutto per sfondare, però fuori dal rettangolo verde gli manca la modestia: va in giro dicendo di avere «tutto di Pelé, l’abilità palla al piede di Robinho e la capacità di far gol di Kleber Pereira».

SCHEDA TECNICA – Classe 1992, destro naturale, normolineo (174 cm x 54 kg) esile ed elastico, Neymar è in grado di agire sia come seconda punta che come trequartista. Non disdegna neppure partire dall’esterno, dove può esibirsi in ubriacanti dribbling volti ad infiammare la torcida oppure cercare il fondo per il cross. Bene anche per vie centrali: la visione di gioco, anch’essa sopra la media, gli permette di inventare gustosi assist per i compagni, e si può inserire con facilità in area partendo da dietro. Può far male anche da fermo, vista l’abilità nel calciare le punizioni. Bagaglio tecnico di prim’ordine, a dispetto di un’altezza tutto sommato contenuta può vantare un ottimo colpo di testa, e pur essendo destro il mancino non pare di molto inferiore al piede prediletto. Ah già, fa tutto questo a velocità supersonica.

FUTURO ROSSONERO? – Il Milan, che ha rapporti privilegiati con il Brasile e con l’agente del giocatore, Wagner Ribeiro, il quale già nel 2003 ebbe a che fare con i rossoneri nell’operazione-Kaká, ha ovviamente sondato il terreno. Le notizie, però, sono tutt’altro che incoraggianti: il Santos, sicuro di avere in casa un «craque», ha provveduto a rilevare tutto il cartellino del giocatore, che in precedenza apparteneva per il 40% al Gruppo Sonda, e gli ha fatto firmare un remunerativo contratto fino al 2014 con clausola di rescissione fissata a 30 milioni, in modo da cautelarsi nel caso di eventuali «scippi» europei. Per 20 milioni circa potrebbe partire, ragion per cui Leonardo ha già iniziato a sondare il terreno. Tifosi rossoneri, incrociate le dita.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

martedì 7 aprile 2009

Aiuti alla popolazione colpita dal terremoto

L'Aquila (Reuters)

Accordo tra Tim, Vodafone, Wind e 3 Italia

Milano, 6 apr. (Apcom) - Gli operatori di telefonia mobile Tim, Vodafone, Wind e 3 Italia, d'intesa con il Dipartimento della Protezione civile, hanno attivato la numerazione solidale 48580 per raccogliere fondi a favore della popolazione dell'Abruzzo gravemente colpita dal terremoto. Ogni Sms inviato contribuirà con un euro, che sarà interamente devoluto al Dipartimento della Protezione civile per il soccorso e l'assistenza. E' possibile donare 2 euro attraverso chiamata da rete fissa di Telecom Italia, utilizzando lo stesso numero: 48580. La Protezione Civile fornirà tutte le indicazioni sull'utilizzo dei fondi raccolti.

http://www.wallstreetitalia.com/arti...?art_id=693294

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conto corrente n. 1000/144,
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Caritas

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Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:
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* CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana tel. 06 66177001 (orario d’ufficio)

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Coperte, vestiti, pannolini, latte in polvere, casse d'acqua e tutti i beni di prima necessità, che possono servire alle popolazioni gravemente colpite dal terremoto in Abruzzo, verrano raccolti presso i centri di CasaPound Italia presenti su tutto il territorio nazionale, e messi a disposizione delle locali sedi della Protezione Civile.
Si invita ulteriormente alla solidarietà fattiva verso i fratelli abruzzesi colpiti dalla tremenda tragedia.
Di seguito i luoghi ove si stanno allestendo in queste ore i punti raccolta:

ROMA - Via Napoleone III, 8
ROMA - Via degli Orti di Malabarba, 15
LATINA - Via XVIII Dicembre, 33
SULMONA - Corso Ovidio, 208
TORINO - Via Cellini, 22
MILANO - Via San Brunone, 17
MILANO - Via Pareto, 14
DOMODOSSOLA - Piazza della convenzione, 5
VERONA - Via Poloni, 30
BOLOGNA - Piazza di Porta Castiglione, 12
PISTOIA - Via Porta San Marco, 161
RIETI - Via Garibaldi, 139
AREZZO - Via San Lorentino, 51
FERENTINO(FR) - Via Guglielmo Marconi, 100
SORA(FR) - via lucio Gallio 9
ARNARA - via dei fossi snc
SALERNO - Via Galdo, 4
NAPOLI - Via degli Astronauti
AVELLINO - Via Circumvallazione, 55
AVELLINO - Piazza Trecine, 5
BARI - Via Garruba, 22
PALERMO - Via Tevere, 4
SASSARI - Via degli astronauti, 3
SIENA - Via Stalloreggi, 87
LAMEZIA TERME - piazza s.giovanni 17
TODI - Portici Comunali Piazza del Popolo
PARMA - Via Iacchia, 33
REGGIO EMILIA - Via Montefiorino, 10/h
BOLZANO - BAR8 - via Dalmazia 16 - 39100