venerdì 20 giugno 2008

Portogallo - Germania 2-3: Nuno Gomes 40', Hélder Postiga 87'; Schweinsteiger 22', Klose 26', Ballack 61'

Bastian Schweinsteiger segna il gol dell'1-0 per la Germania. Afp
Dopo le difficoltà palesate durante la fase a gironi “Jogi” Löw muta il volto della propria Germania proponendo un inedito 4-5-1 con il solo Klose in attacco, Podolski nuovamente riproposto sulla linea dei centrocampisti ma con ampie libertà di avanzare (libertà concesse anche a Schweinsteiger, per l’occasione esterno di destra), Rolfes mediano davanti alla difesa con Ballack e Hitzlsperger (pur impiegato in marcatura su Deco quando la sfera è in possesso del Portogallo) più avanzati e liberi di proporsi in zona gol. Il Portogallo invece è quello consueto, ma la grande classe portoghese non basta, e l’avvio di gara è di marca tedesca. La superiorità teutonica viene concretizzata al 22’, quando Podoslki, autore di un’azione “portoghese” sulla fascia sinistra, serve Schweinsteiger, che anticipa Paulo Ferriera e batte Ricardo in estirada. Ci si aspetta la reazione portoghese, ma i lusitani lasciano addirittura che la Germania raddoppi lasciando Miro Klose libero di colpire il pallone di testa su calcio di punizione di Schweinsteiger. Dopo la seconda rete “crucca” il Portogallo si getta confusamente all’attacco, lasciando però ampi spazi al mortifero contropiede della Germania, che però ha un’unica occasione (peraltro vanificata dal fischio del direttore di gara per fuorigioco di Klose) prima del gol dell’1-2 di Nuno Gomes. Prima dell’intervallo Cristiano Ronaldo (mamma mia quanto soffre la pressione!) lancia timidi segnali di risveglio, ma al riposo si va sul 2-1 – meritatissimo – per la Germania. In avvio di ripresa è ovviamente il Portogallo a fare la partita, ma il gol lo segna la Germania con Ballack, che al 61’ supera facilmente l’incerto Ricardo anche grazie all’aiuto della difesa portoghese (squallida sui calci piazzati) e dell’arbitro, che non vede una leggera spinta a Paulo Ferreira. Sul 3-1 Felipão Scolari tenta il tutto per tutto inserendo Nani ed Hélder Postiga, per un 4-2-4 che si dirvela efficace a metà: il gol del 2-3 arriva con Postiga, ma i lusitani non riescono a trovare la rete del pari.
Individualmente bene tutta la Germania, menzioni particolari per Podolski, che questo Europeo potrebbe convertire in esterno mancino di centrocampo; Klose, che liberato dall’ingombrante presenza di una prima punta al suo fianco (Toni nel Bayern, Gomez in nazionale) ha dato il meglio di sé da prima punta; Hitzlsperger, bravo in entrambe le fasi, sia ad infastidire Deco (mai entrato in partita grazie al – sottovalutatissimo, a mio parere – giocatore dello Stoccarda) che a cercare la conclusione; Ballack, capitano ed autore del gol della sicurezza; Friedrich, bravissimo ad arginare Cristiano Ronaldo ed infine Rolfes, ottimo davanti alla difesa. Le note negative sono invece tutte portoghesi, dove spicca la partitaccia di Simão, oltre allo scarso apporto di Cristiano Ronaldo che, come già detto, soffre la pressione di queste partite in maniera impressionante.
ANTONIO GIUSTO

Fonti: Europei di calcio 2008, SportBeat

mercoledì 18 giugno 2008

Francia - Italia 0-2: 25' Pirlo rigore, 63' De Rossi

Daniele De Rossi esulta con Donadoni dopo la rete del 2-0. Afp

Italia - Francia è una partita da “dentro o fuori”, e Domenech vuole assolutamente restare “dentro”. Così si spiega la scelta del tecnico transalpino, che propone per la prima volta due terzini di spinta come Evra e Clerc con lo spostamento di Abidal al centro della difesa al posto di Thuram, che appare ormai bollito. Per il resto la squadra è quella consueta, ma a scombinare le carte in tavola ci si mette il brutto infortunio di Ribéry, che rimedia una distorsione al ginocchio in un contrasto con Zambrotta dopo appena dieci minuti di gara. Domenech è così costretto a cambiare modulo, passano ad un 4-2-3-1 che prevede il neoentrato Nasri sul centrosinistra alle spalle dell’unica punta Henry. Nonostante il cambio, la Francia continua a giocare meglio degli azzurri, che si limitano a sporadici lanci dei centrocampisti a cercare Toni, lasciato solo da Cassano che si posiziona largo sulla destra. Non sembra essere una gran giornata per l’Italia, ma a cambiare il volto del match ci pensa, come spesso capita a questi livelli, un episodio: al 24’ Pirlo serve Toni sul filo del fuorigioco, e l’attaccante del Bayern, dopo un perfetto controllo con il destro, viene steso da Abidal proprio mentre sta per calciare. Michel non può esimersi dal concedere la massima punizione agli azzurri ed espellere Abidal, rimasto ultimo uomo, costringendo Domenech a correre immediatamente ai ripari sostituendo Nasri con Boumsong. Dicevamo del rigore: dagli undici metri va Pirlo, che batte Coupet per l’1-0 azzurro. Dopo il gol è un dominio assoluto degli uomini di Donadoni, che amministrano il gioco senza problemi, non riuscendo però a trovare la porta con Toni. Ed è proprio a causa dell’eccessiva superiorità azzurra che al 43’ Pirlo si becca il giallo che significa squalifica per il quarto di finale contro la Francia: il bresciano è costretto a fermare Benzema con le cattive a causa di una mancata interruzione di gioco da parte dell’arbitro Michel, che lascia andare in contropiede i galletti (che a mio parere hanno fatto benissimo a proseguire) senza interrompere il gioco per permettere le cure mediche all’infortunato Perrotta, colpito duro sugli sviluppi di una punizione di Grosso deviata sul palo da Coupet. Si va così al risposo sullo 0-0, ma negli spogliatoi Domenech fa il lavaggio del cervello ai suoi, convincendoli di poter ribaltare il risultato, e la Francia torna così in campo più agguerrita che mai, come dimostra l’avvio di ripresa, che vede i francesi in controllo della metà campo azzurra. L’Italia però difende bene, e al 62’ trova anche il raddoppio con De Rossi, la cui punizione viene deviata in gol da Henry. A quel punto Domenech si gioca tutto inserendo Anelka, ma l’Italia si limita ad abbassare il ritmo facendo possesso palla. Nel finale c’è anche il tempo per una traversa di Toni, poi, al 93’, Michel fischia la fine: complice il 2-0 olandese sulla Romania l’Italia è a quarti di finale, dove affronterà la Spagna.

ANTONIO GIUSTO
Fonte: Europei di calcio 2008

martedì 17 giugno 2008

Austria - Germania 0-1: 49' Ballack

Michale Ballack, l'uomo più rappresentativo della Germania, dopo il gol. Afp
Nella partita della verità Löw conferma la solita - deludente - formazione, quella con Podolski e Fritz esterni di centrocampo anche a causa dell’assenza forzata di Schweinsteiger, squalificato. Lo stesso vale per l’Austria, che però presenta una sostanziale novità in attacco: al posto di Linz, finora deludente, in campo dal primo minuto ci va Erwin Hoffer, 21enne in forza al Rapid Vienna.
La partita inizia come in molti si aspettavano, cioè con l’assedio teutonico alla porta di Macho. Complice la sfortuna, la Germania non riesce a portarsi in vantaggio, scegliendo di rimandare la missione al secondo tempo: per ora meglio lasciar fare agli austriaci, tanto qualcosa verrà fuori dai piedi di Ballack o Podolski. Eh sì, perché la Germania ormai è costretta ad affidarsi alle prodezze dei propri singoli, dato che le idee sono sempre più scarse. Tatticamente, poi, la Germania non ha praticamente gioco sulle fasce: a destra perché Fritz è un terzino adattato a centrocampo, e dietro di lui c’è Arne Friedrich, che nel suo club, l’Herta Berlino, fa il difensore centrale; a sinistra invece è anche peggio, data la propensione offensiva di Podolski e la presenza di Harnik, che costringe Lahm a stare più basso per evitare rischi in contropiede. L’Austria invece si difende con un 5-4-1 che lascia pochi sbocchi agli avversari e che si trasforma in 4-5-1 in fase offensiva, con i due terzini, Fuchs e Garics che salgono a turno a centrocampo per consentire una maggiore libertà ai due esterni Korkmaz e Harnik e soprattutto al capitano, Andreas Ivanschitz, che può andare a supportare le punte essendo sollevato da compiti di copertura. Il primo tempo, nonostante una buona Austria, si chiude 0-0: gli errori della coppia difensiva tedesca composta da Metzelder e Mertesacker sono più d’uno, ma l’assenza di attaccanti di peso nell’Austria fa sì che il risultato non si sblocchi. Il secondo tempo inizia sulla falsariga del primo, con l’Austria più vivace rispetto alla Germania, che è costretta ad affidarsi all’estro individuale dei suoi migliori giocatori. Uno di questi è Michael Ballack, ed è compito suo sbloccare il risultato con una punizione al fulmicotone che non lascia scampo a Macho. L’Austria cerca il pareggio, ed è in questi frangenti che Garics si mette in luce, guadagnandosi la palma di migliore in campo, almeno per quanto mi riguarda. Il napoletano corre tantissimo (oltre 11 km a fine gara), arrivando spesso a mettere interessanti palloni al centro, ma l’assenza di una punta abile nel colpo di testa - Kienast, entrato al 67’, ha combinato poco o nulla - nega il gol agli austriaci, che tornano a casa con un buon punticino e con la convinzione di poter fare una dignitosa figura durante le qualificazioni a Sudafrica2010. Per la Germania invece tanti dubbi: basterà un prodezza individuale per superare l’ostacolo Portogallo? Metzelder e Mertesacker cosa combineranno contro Cristiano Ronaldo e la sua banda di fuoriclasse? Le risposte per Löw arriveranno solo giovedì sera, al termine della sfida con i lusitani.

ANTONIO GIUSTO

lunedì 16 giugno 2008

Svizzera - Portogallo 2-0: 71' e 83' Hakan Yakin

Hakan Yakin, 31 anni, gioca nello Young Boys. Afp
Portogallo - Svizzera doveva essere una specie di amichevole volta a far finalmente sorridere gli svizzeri dopo le due sconfitte nelle prime due gare e concedere un po’ di meritatissimo riposo alle stelle portoghesi. Così è stato. Nei primi minuti però la Svizzera ha provato a dar vita ad una partita vera, pressando i portoghesi per 10 primi, salvo poi lasciar calare il ritmo, che si abbassa, ma resta comunque accettabile, anche in rapporto alla nulla posta in palio. La partita però è stata meno amichevole del previsto, e nel primo tempo non sono mancate le occasioni (Pepe e Bruno Alves), le occasioni da moviola (solo per gli italiani, ovviamente) come il fallo da rigore di Lichtsteiner su Nani. Non c’è stata penuria neanche di falli (il più duro quello di Paulo Ferriera ai danni di Behrami sul finire della prima frazione, erroneamente punito con il giallo da Plautz) e di ammonizioni: tre nel primo tempo, cinque nella ripresa. Ripresa che era iniziata con un palo di Nani, che aveva angolato troppo una conclusione da distanza ravvicinata per la gioia di Zuberbühler, 37enne portiere ben felice di chiudere senza subire reti la propria avventura con la maglia della nazionale elvetica. Dicevamo del palo di Nani, uno degli ultimi sussulti portoghesi, poiché dopo il legno colpito dall’ala del Manchester United in campo ha iniziato a dire la sua anche la Svizzera, ben orchestrata da un assai ispirato Inler, dopo Hakan Yakin il migliore tra le fila svizzere in questo sfortunato Europeo casalingo. Guidati da Inler, gli svizzeri trovano anche il gol, con Yakin che, servito sul filo del fuorigioco da un gran passaggio di Derdiyok, infila Ricardo tra le gambe per l’1-0. Il Portogallo pare rianimarsi, ma poi un rigore - gentile concessione del direttore di gara Plautz - consente agli elvetici di chiudere la partita. Dal dischetto Hakan Yakin non sbaglia, scegliendo di freddare Ricardo con un preciso sinistro all’angolino alto alla sinistra del portiere del Betis Siviglia. Il risultato non cambierà più, anche a causa della scarsa vena degli attaccanti portoghesi, tra cui spicca Quaresima, eccessivamente fumoso. Al fischio finale è festa per gli svizzeri, che festeggiano Köbi Kuhn, il loro allenatore al passo d’addio con la nazionale rossocrociata dopo sette anni. Festa anche per il Portogallo, che stasera scoprirà chi sarà il suo avversario nei quarti di finale.
Per quanto riguarda le valutazioni individuali, benissimo Yakin e Inler, bene Derdiyok e bene anche Nani tra i porghesi. Deludente invece Quaresma, come anche Hélder Postiga.

ANTONIO GIUSTO
Fonte: Europei di calcio 2008

venerdì 13 giugno 2008

Romania - Italia 1-1: Mutu 55'; Panucci 56'

Il gol di Mutu. Ansa
La Romania, alla fine, ce l’ha fatta: anche questo punticino è stato messo in cascina, e il piano di «Satana» Piţurcă potrebbe compiersi a Berna martedì prossimo, quando una vittoria contro l’Olanda (magari già qualificatasi aritmeticamente sconfiggendo la Francia stasera) significherebbe matematica qualificazione ai quarti per i romeni, che gli Oranje li hanno già sconfitti durante le qualificazioni.
La partita all’Italia era però il primo pensiero per gli uomini in maglia gialla, che si trovavano di fronte una squadra rivoluzionata rispetto a quella presa a bastonate dagli olandesi lunedì scorso. Nel 4-2-3-1 scelto da Donadoni non ci sono novità rispetto alla vigilia: De Rossi, Del Piero e Grosso sono in campo. Non cambia invece l’assetto romeno, che è uguale a quello visto contro la Francia, con un 4-5-1 che inizialmente pare chiusissimo, dato che in alcuni frangenti della prima parte del primo tempo tutti gli effettivi romeni si trovano dietro la linea del pallone. Questo crea non poche difficoltà agli azzurri, che vedono sempre raddoppiati i propri portatori di palla, e Toni a centro area è costretto a sgomitare contro i due giganti Goian e Tamaş. Nonostante questi accorgimenti in fase difensiva, sono gli uomini di Piţurcă ad andare vicini al gol con Mutu, Tamaş e… Panucci, che colpisce clamorosamente il palo sinistro della porta difesa da Buffon. E queste occasioni inducono Piţurcă a sostituire l’infortunato Rădoi, difensore adattato a centrocampo, con il ben più offensivo Dică. La Romania continua comunque a concedere agli azzurri di fare gioco, ma solo sulle fasce, dato chele vie centrali sono intasatissime. I cross per Toni sono quindi abbondanti, ma al centravanti di Stella di Serramazzoni sono necessari 47 minuti per segnare, ma Øvrebø annulla su segnalazione dell’assistente Randen. Il gol, come evidenzieranno poi le immagini, era regolarissimo. Al risposo si va così sullo 0-0, ma nella ripresa occorrono appena 10 minuti perché il risultato si sblocchi: su un retropassaggio di testa di Zambrotta si avventa Mutu, che non ha difficoltà alcuna a battere Buffon in uscita. Agli azzurri basta però un solo minuto per trovare la via del pari con Panucci che sbuca sul secondo palo ed insacca il pallone nella porta vuota sfruttando il liscio - stavolta involontario - di Tamaş. Gli allenatori reagiscono ai gol con due sostituzioni (Cassano per Perrotta e Nicoliţă per Petre) che delineano il prosieguo del match: azzurri in attacco, con i romeni sempre pronti a ripartire in contropiede. Di questo dominio azzurro è Cassano l’ispiratore, dato che il talento barese inventa giocate senza tregua, ma gli avanti azzurri non riescono a concretizzare, inducendo Donadoni a sostituire Del Piero con Quagliarella. Il cambio non inficia però sull’andamento della partita, che continua sui binari azzurri, anche se Øvrebø cerca di smuoverla da lì a tutti i costi, anche a costo di inventare (ok, questo «inventare» è dettato dal tifoso che è in me, ma ciò non toglie che il rigore fosse quantomeno dubbio) un rigore per un presunto fallo di Panucci su Niculae. La conclusione dagli 11 metri di Mutu viene però respinta da un prodigioso Buffon, che tiene così in vita le speranze di vittoria azzurra, che Donadoni alimenta con l’inserimento di Ambrosini, a cui viene affidato il compito di andare a fare la torre durante l’assedio finale, che però non c’è. Come è assente anche l’ultima azione, negata agli azzurri da Øvrebø, pessimo agli occhi dello spettatore, da linciaggio agli occhi del tifoso azzurro.
La prestazione azzurra è stata comunque positiva, migliore certamente di quella contro l’Olanda (anche se far peggio era quasi impossibile). Bene Buffon (il mio Mvp del match), ma anche Panucci, Grosso e Cassano tra gli azzurri, senza tralasciare il buon lavoro svolto a centrocampo dalla coppia composta da Pirlo e De Rossi. Tra i romeni invece benissimo Codrea, così e così Mutu, su cui pesa come un macigno l’errore (che poi errore non è, dato che si è trattato di un miracolo di Buffon) dal dischetto.

ANTONIO GIUSTO
Fonte: Europei di calcio 2008

giovedì 12 giugno 2008

Croazia - Germania 2-1: 24' Srna, 62' Olic; 79' Podolski

La festa dei croati dopo il gol segnato da Srna. Ap
Chi avesse vinto oggi avrebbe avuto la certezza matematica della qualificazione ai quarti, e i favori del pronostico, vista la deludente prova della Croazia contro l’Austria all’esordio, erano tutti per la Germania di Podolski. Bilić, che non è uno sprovveduto, aveva capito che andare in campo per imporre il proprio gioco contro un avversario di tale caratura era un suicidio tattico. Spazio quindi a Rakitić, che prende il posto del deludente Petrić visto contro l’Austria per un 4-5-1 sulla carta abbottonato ma interpretato da cinque centrocampisti con piedi ottimi, per la gioia dell’infaticabile Ivica Olić, impiegato come unica punta.
Nonostante l’assetto tattico difensivista e l’intenzione di far fare la partita alla Germania, i croati si rendono spesso pericolosi dalle parti di Lehmann, trovando addirittura la rete del vantaggio con Srna – il più propositivo tra i suoi fino a quel momento –, che batte Lehmann in spaccata sul cross dalla sinistra di Pranjić. Il gol, a detta dell’ottimo Bizzotto, «narcotizza» la Germania, eccezion fatta per Podolski, l’unico che non subisce gli effetti del gol croato. Il gol-narcotico fa però effetto ai difensori tedeschi, che al 30’ lasciano Kranjčar libero di colpire il pallone in scivolata all’altezza del dischetto. Per loro fortuna il pallone è alto, come la posizione presa da Ballack, che si spinge sin dietro le due punte Gomez e Klose quando il pallone è in possesso della squadra da lui capitanata, salvo tornare ad aiutare Frings al centro del campo quando i croati tornano in possesso della sfera. Quando però Ballack si dimentica di tornare ad aiutare a centrocampo, la Germania si trova sbilanciata, ed il solito Kranjčar non ne approfitta solo per la buona vena di Lehmann, che gli si oppone, un po’ come iniziano a fare i croati nella propria metà campo alle manovre tedesche, rese di difficile esecuzione dagli uomini di Bilić, spesso interamente dietro la linea di centrocampo. Löw si gioca la carta Odonkor in apertura di ripresa, nel vano tentativo di colpire la difesa croata sulla fascia destra, dove c’è Pranjić, che nel suo club, l’Heerenveen, gioca a centrocampo. L’inserimento di Odonkor fa ben sperare il cittì tedesco solo per i primi dieci minuti, dopo i quali il ritmo cala per la gioia dei croati, che trovano addirittura il raddoppio con Olić, che si avventa sulla respinta del palo trafiggendo Lehmann per la seconda volta. Löw reagisce in maniera sorprendente, togliendo Mario Gomez, un attaccante, ed inserendo Schweinsteiger, un jolly di centrocampo. Il cambio non porta però benefici immediati alla Germania, anzi, evidenzia l’incredibile determinazione dei croati, che hanno in Olić il proprio simbolo: l’attaccante dell’Amburgo è infaticabile, corre dal primo all’ultimo minuto, mette il cuore in tutto ciò che fa in campo. Ed è proprio Olić il primo giocatore sostituito da Bilić: lui non gradisce, si vede, ma non fa una piega e va a sedersi in panchina in favore di un altro attaccante croato che gioca in Germania, Mladen Petrić. Nonostante il cambio in chiave offensiva, la Croazia passa addirittura al 5-4-1 in fase di non possesso, con Rakitić che si improvvisa terzino sinistro. L’abbottonatissimo modulo croato non è impenetrabile, e a dimostrarlo è Podolski, che al 79’ batte Pletikosa e riapre il match, che però la Germania non riuscirà a pareggiare, arrivando a chiudere addirittura in dieci per la sciocca espulsione di Schweinsteiger.
Tra i croati tutti bene, in particolare Srna, Modrić, Olić e Rakitić, a differenza della Germania, dove l’unico a salvarsi è Podolski. Questo successo rilancia le ambizioni della Croazia, la cui scialba prova contro l’Austria è forse da imputare alla preparazione, che può davvero recitare la parte della sorpresa di questo Europeo. La Germania esce invece pesantemente ridimensionata da questo confronto, probabilmente convinta di aver lasciato il ruolo – scomodo – di favorita al Portogallo, probabile avversario proprio dei tedeschi nei quarti di finale.

ANTONIO GIUSTO

Fonte: Europei di calcio 2008

Portogallo - Repubblica Ceca 3-1: 8' Deco, 63' C. Ronaldo, 90'+1 Quaresma; 17' Sionko

Deco, 30 anni, gioca nel Barcellona. Lapresse
Portogallo - Repubblica Ceca è la partita che può significare per entrambe passaggio al secondo turno (anche se c’è la - remota - possibilità che ci siano tre squadre a quota 6 nel gruppo A). I lusitani si presentano in campo con la medesima formazione che ha sconfitto la Turchia per 2-0 sabato scorso, i cechi invece propongono due novità rispetto alla squadra vittoriosa per 1-0 contro la svizzera nella gara inaugurale del torneo: Matějovský e Baroš sostituiscono rispettivamente Jarolím e Koller.
Dopo i primi, consueti, minuti di studio reciproco tra le due squadre, arriva il vantaggio portoghese ad opera di Deco, abile a sfruttare la combinazione fra Cristiano Ronaldo e Nuno Gomes per battere Čech. Nemmeno dieci minuti, e la Repubblica Ceca trova il pari con Sionko, che sul corner dalla destra di Plašil anticipa Petit e trafigge Ricardo. Poi il ritmo si abbassa a causa del lavoro combinato del caldo (ma dico io, perché partite come questa e come Spagna - Russia vengono giocate alle 18?) e, soprattutto, della difesa ceca, che non permette ai lusitani di avere un gioco fluido come quello ammirato nella gara di sabato scorso contro la Turchia, e queste difficoltà di manovra fanno andare in bestia Felipão Scolari. E così si va al riposo sul punteggio di parità, dopo una prima frazione senza squilli particolari, eccezion fatta per i due gol. Nella ripresa la musica cambia decisamente, con Nuno Gomes e Simão immediatamente pericolosi dalle parti di Čech, ma il portiere del Chelsea fa buona guardia. Queste iniziali offensive portoghesi scatenano la reazione degli uomini di Karel Brückner, che si rendono pericolosi dalle parti di Ricardo; l’assenza di uomini in maglia rossa sul secondo palo non consente però ai cechi di segnare. E ad una squadra con Cristiano Ronaldo e Deco in campo non si possono fare favori del genere, e sono proprio i due talenti a confezionare il 2-1; Deco serve Ronaldo in area, il numero 7 del Manchester United arriva in corsa e batte Čech con un gran destro rasoterra. Brückner è costretto a correre ai ripari, e così inserisce Vlček e Koller; questi due innesti fanno sì che il modulo ceco si trasformi in un 4-4-2 che diventa 4-2-4 in fase offensiva, con Vlček a destra, Sionko a sinistra e Koller e Baroš centrali. Anche Scolari cambia i giocatori, ma il modulo rimane invariato con gli ingressi di Hugo Almeida, Quaresma e Fernando Meira rispettivamente per Nuno Gomes, Simão e João Moutinho. E, dopo un brivido causato ancora da Sionko a cui Ricardo si oppone con la punta delle dita, il Portogallo triplica con Quaresima, servito dinanzi alla porta da Cristiano Ronaldo, a sua volta innescato da un’invezione - l’ennesima - di Deco.
Migliore in campo Deco, senz’ombra di dubbio. Bene, nel Portogallo, anche Cristiano Ronaldo. Sottotono rispetto alla gara con la Turchia Nuno Gomes e Bosingwa. Trai cechi bene Sionko, riconfermatosi su ottimi livelli dopo la gran partita disputata contro la Svizzera, ed Ujfaluši.
Dopo questo 3-1 per il Portogallo la quasi certezza della qualificazione, che sarà matematica solo in caso di pareggio tra Svizzera e Turchia; per la Repubblica Ceca invece tanta rabbia per un pareggio sfuggito a causa della classe delle due stelle portoghesi, contro cui non si poteva fare nulla di più, e della reattività di Ricardo sul colpo di testa da distanza ravvicinata di Sionko all’83esimo.

ANTONIO GIUSTO
Fonte: Europei di calcio 2008

martedì 10 giugno 2008

Olanda - Italia 3-0: 26' Van Nistelrooy, 31' Sneijder, 79' Van Bronckhorst

Ruud van Nistelrooy, 31 anni, autore dell'1-0 dell'Olanda. Lapresse
Dopo un buon avvio, l’Italia cede il pallino del gioco agli avversari, e paga praticamente subito questo madornale errore. Se infatti gli olandesi vengono attaccati emergono le loro grosse lacune in fase difensiva, ma se sono loro ad attaccare prima o poi riescono a far male, soprattutto se in campo ci sono contemporaneamente Sneijder, van der Vaart ed il più pericoloso di tutti, Ruud van Nistelrooy. Ed è proprio il centravanti del Real Madrid ad aprire le marcature infilando Buffon da distanza ravvicinata sugli sviluppi di una punizione della destra. Il gol è dubbio, ma solo per chi non conosce il particolare del regolamento che dice che per il fuorigioco contano anche i giocatori che si trovano oltre la linea bianca che delimita il campo e che quindi dà ragione agli olandesi, bravi tra l’altro a non mettere il pallone fuori, fregandosene del fatto che l’avversario sia a terra (no, non sono ironico: sono fermamente convinto che buttare il pallone fuori quando l’avversario non si è davvero fatto male sia qualcosa di ridicolo, soprattutto ad alti livelli). Dicevamo del gol, che fa infuriare gli azzurri che si gettano alla disperata ricerca del pari, e gli Oranje, vedendo gli avversari sbilanciati in attacco dopo appena 30 minuti di gara, non possono non approfittarne, e quando Sneijder si vede recapitare un pallone d’oro da Kuyt dalla destra non può sbagliare a tu per tu con Buffon. Dopo quest’uno-due, la fame degli olandesi si placa, e gli azzurri possono provare una debole reazione, che però non va a buon fine, con gli uomini allenati da van Basten che sfiorano addirittura la terza rete con van Nistelrooy, che per la seconda volta (anche al 15’ Buffon aveva contribuito in maniera fondamentale al suo errore) non riesce a bucare la porta italiana da posizione ravvicinata.
Nella ripresa agli azzurri serve una grande reazione per trovare il pari, e Donadoni, per cercarla, toglie un acciaccato Materazzi ed inserisce Grosso. L’ex perugino va a posizionarsi alto sulla fascia sinistra, mentre in difesa Panucci va a fare il centrale assieme a Barzagli con Zambrotta che si alterna sulle corsie laterali. L’ingresso di Grosso rivitalizza gli azzurri, dato che i puntuali rifornimenti dalla fascia sinistra del terzino lionese risvegliano Luca Toni, fin lì fuori dal match. Questa scelta però non paga, dato che di palloni dalle fasce ne potranno arrivare a centinaia, ma il solo Toni può ben poco contro giocatori bravi di testa come quelli che compongo la difesa olandese, il cui tallone d’Achille è indubbiamente il gioco palla a terra. Per capirlo a Donadoni occorrono 65 minuti, quando finalmente decide di togliere un volenteroso Di Natale, fin lì però inconcludente, dato che Ooijer fa buona guardia su di lui, e di inserire Alex Del Piero, che va a fare la seconda punta al fianco di Toni con Camoranesi trequartista. E la poszione di Del Piero crea ben più di un problema alla difesa olandese, che però resiste per altri 10 minuti all’assedio azzurro, ma quando entra Cassano (per me il giocatore italiano più dotato tecnicamente dai tempi di Baggio) gli olandesi corrono ai ripari inserendo il neo-colchonero Heitinga al posto di Boulahrouz, che può arginare di Natale, ma contro Cassano ha poche speranze di non avere la peggio. Col genio doriano in campo, c’è un’altra Italia: lui e Del Piero creano un’enorme quantità di occasioni, non sfruttate però né da Toni (clamoroso il lob sbagliato a tu per tu con van der Sar) né da Grosso, che si fa parare la conclusione ravvicinata dal portiere del Manchester United. L’ultima occasione azzurra è per Pirlo, che al 79’ calcia perfettamente una punizione guadagnata da Del Piero ai 25 metri. Van der Sar è però autore di un gesto tecnico mai visto da molti degli italiani che stavano assistendo alla partita, molti dei quali consci della sua esistenza solo per le due deludenti annate a Torino in maglia bianconera e per il rigore a cucchiaio segnatogli da Totti, ritenevano impossibile per lui. Van der Sar non si limita solo a respingere la punizione di Pirlo, ma dà anche il via al contropiede dei suoi, che sfiorano il gol con Kuyt, che è bravo, sulla respinta di Buffon, a servire il liberissimo van Bronckhorst che, liberissimo a centro area, non può esimersi dall’infilare Buffon per il 3-0. È qui che si chiude la partita degli azzurri, che rischiano anche si subire il 4-0 in svariate occasioni, la più ghiotta capitata sui piedi del neoentrato Afellay, che dopo una bella azione personale colpisce la parte superiore della traversa.
Tra gli Oranje, benissimo Engelaar (gran colpo dello Schalke) e van der Sar, come del resto Sneijder. Bene anche van der Vaart e Kuyt, oltre a van Nistelrooy e ai due terzini Boulahrouz e van Bronckhorst, senza dimenticare Oojier. Tra le fila azzurre, invece, sufficienza solo per i tre sostituti, Cassano, Del Piero e Grosso, oltre all’incolpevole Buffon, che ha fatto tutto il possibile per fermare gli olandesi. A sprazzi Pirlo, deludentissimo Toni.
Dopo questa sconfitta (anche abbastanza preventivabile, vista la strategia adottata dal c.t.: è inammissibile concedere all’Olanda di fare la partita, soprattutto se ci sono Sneijder e van der Vaart dietro un attaccante micidiale in zona gol come van Nistelrooy) l’Italia si trova in salita, anche se il pareggio tra Romania e Francia di fatto non preclude agli azzurri la qualificazione, che arriverebbe matematicamente in caso di doppia vittoria. Per l’Olanda invece le cose non potevano mettersi meglio: 3 punti d’oro all’esordio, e adesso c’è una Francia apparsa scarica contro la Romania, che però recupererà due pedine fondamentali dello scacchiere tattico di Domenech come Henry e, soprattutto, Vieira.

ANTONIO GIUSTO
Fonte: Europei di calcio 2008

lunedì 9 giugno 2008

Romania - Francia 0-0

Karim Benzema a terra, e con lui la Francia, davvero poco brillante al debutto europeo. Ap
Romania e Francia si presentano entrambe alla gara d’esordio di quest’Europeo con importanti novità in attacco: nella Francia Anelka sostituisce l’acciaccato Herny; tra le fila romene c’è invece Daniel Niculae al posto di Marica. Queste variazioni offensive non influiscono sul gioco delle due squadre, ed infatti la Francia la partita, come ci si aspetta. Victor Piţurcă, detto “Satana”, se lo aspetta, ed ha studiato un’abile contromossa: cinque difensori in campo (Tamaş, Raţ, Goian, Rădoi e Chivu) oltre a Contra, che difensore lo è solo in teoria. Anche l’ex milanista però dà il suo apporto alla fase difensiva, in cui la Romania si dispone con un 4-1-4-1 molto simile a quello visto usare dai Rangers in Coppa Uefa: davanti alla linea a quattro di difesa c’è Chivu a fare da diga, con Nicoliţă e Mutu che partono rispettivamente da destra e sinistra per accentrarsi quando la squadra torna in possesso di palla. Questo atteggiamento attendista mette in seria difficoltà i francesi, che in più d’una occasione paiono già scarichi di benzina, e il comportamento delle due squadre fa sì che il primo tempo si chiuda con uno 0-0 privo sia di emozioni che di veri tiri in porta, dato che l’occasione più ghiotta del match capita ai transalpini, che sfiorano il gol con… Raţ, che per poco non beffa Lobonţ in chiusura di prima frazione.Nella ripresa il ritmo si alza, così come l’aggressività dei francesi; da registrare due violenti interventi di Sagnol e Abidal, rispettivamente su Mutu e Nicoliţă, in apertura di secondo tempo. Dopo questi saggi di violenza da parte della Francia, il ritmo torna assai blando, e questo fa un grosso favore alla Romania, che si difende ordinatamente, con la forza del collettivo, senza però nessun giocatore in grado di mettersi in luce per giocate pericolose nei pressi della porta avversaria. L’ermetica difesa romena fa sì che il gioco francese ristagni a centrocampo, dato che dalla trequarti campo in su le maglie gialle formano una barriera fitta ed impenetrabile, e l’inattività dalle parti di Lobonţ costa il cambio ad Anelka e Benzema, sostituiti rispettivamente da Gomis e Nasri. Anche Piţurcă cambia: dentro Marius Niculae e fuori Mutu, ma il risultato non cambia, e il cammino della Francia è già in salita ancor prima di conoscere il risultato di Italia - Olanda.

ANTONIO GIUSTO
Fonte: Europei di calcio 2008

domenica 8 giugno 2008

Austria - Croazia 0-1: 4' Modric


Austria e Croazia si affrontano in un match che pare già deciso: i croati si candidano a principale sorpresa del torneo, complice anche un calendario favorevole; la formazione casalinga, invece, è ben consapevole di essere qui solo in quanto organizzatrice della rassegna continentale, dato che sarebbe certamente naufragata nel girone di qualificazione. Se questo non dovesse bastare, a favorire la Croazia ci pensa Aufhauser, che stende Olić in area dopo appena tre minuti. Dal dischetto Modrić non sbaglia, nonostante un’esecuzione tutt’altro che impeccabile cui forse Manninger, buon pararigori, sarebbe stato in grado di opporsi. In porta però c’è Macho, preferito dal c.t. secondo alcuni solamente per i cinque centimetri d’altezza in più del numero 1 senese. Dopo il vantaggio la Croazia si limita a ben poco, lasciando l’iniziativa agli avversari che però, giunti ai 25 metri, non sono più in grado di avanzare a causa della muraglia umana che si erge dinanzi a Pletikosa, e così le azioni austriache si risolvono con improbabili conclusioni da distanze siderali come quelle di Prödl e Aufhauser. Gli austriaci danno anche prova di una totale assenza di intesa, non riuscendo ad intendersi tra loro in ben più di una occasione, e così i croati si rilassano al punto di commettere errori marchiani con Pranjić prima ed il deludente Petrić poi, confortati dalla scarsa mira, specialmente su calcio piazzato, dei modesti avversari. Quest’eccessiva sicurezza porta la difesa croata a sbandare in maniera pericolosa in chiusura di prima frazione, ma si va comunque al riposo sull’1-0 per gli uomini di Bilić. Ed è proprio il tecnico croato a commettere un grave errore al quarto d’ora della ripresa togliendo Kranjčar (autore di una pessima prestazione) ed inserendo Knežević: questo cambio modifica l’assetto tattico croato, dato che per far posto a Knežević al centro della difesa Šimunić è costretto ad andare a sinistra, con Pranjić che avanza a centrocampo. L’Austria capisce allora che i croati la temono sul serio, e, spinta dal pubblico e dal neonetrato Vastic, si getta in avanti tirando fuori delle energie che provengono direttamente dal cuore, visto che quelle contenute nelle gambe si erano già da tempo esaurite. E poco importa che Bilić sostituisce un deludente Petrić (partita da “Chi l’ha visto?” la sua) con un ancor più deludente Budan, perché l’Austria continua a spingere. Il gol però non arriva, nonostante un’occasionissima capitata a Kienast proprio all’ultimo. Per una deludente Croazia, in cui si salvano solo Olić e Srna, tre punti immeritati, e perciò ancora più preziosi. Per l’Austria, dove si sono ben comportati Standfest, Vastic e Ivanschitz, oltre al centrale difensivo Stranzl, la consapevolezza di poter essere più di una squadra materasso.

ANTONIO GIUSTO
Fonte: Europei di calcio 2008

Cristiano Ronaldo dribbla tutto, anche i rimproveri di Felipão!


Svizzera - Repubblica Ceca 0-1: Sverkos 25' s.t.


Ad alti livelli le partite vengono spesso decise dagli episodi. E i campionati europei, per quanto riguarda il livello, sono in vetta. E così può capitare che dopo una partita condotta bene, meritando anche più dell’avversario, si finisca col perdere a causa di un episodio, nel caso specifico dell’incontro trattato, la tardiva “salita” della difesa sugli sviluppi di un corner, che per Sverkos ha significato via libera verso il gol. Nella stessa partita può anche capitare che l’attaccante della squadra in svantaggio - Vonlanthen - colpisca la traversa a pochi passi dalla porta avversaria, ed è semplice spiegare il KO rimediato dalla Svizzera contro la Repubblica Ceca nella gara inaugurale di Euro2008.Sconfitta a mio parere immeritata per gli uomini di Kuhn, nettamente più pericolosi dei cechi in zona offensiva. Bene la coppia centrale di centrocampo composta da Inler e Gelson Fernandes tra i rossocrociati, dove si è messo in luce anche Frei nei 44’ in cui è rimasto in campo prima di uscire per infortunio. Bene anche il suo sostituto, Hakan Yakin, ma entrambi i giocatori si sono ritrovati per gran parte del tempo isolati in attacco, dato lo scarso contributo del goffo e impacciato Streller. Gli sforzi elvetici sono però stati resi vani da Cech, ed agli uomini allenati da Brückner è bastato portarsi in vantaggio con l’unico vero tiro in porta del match per poi arroccarsi in difesa per portare a casa i primi tre punti dell’Europeo.

ANTONIO GIUSTO
Fonte: Europei di calcio 2008

sabato 7 giugno 2008

Europei di Calcio 2008: il blog

http://www.conti-online.com/generator/www/de/en/continental/contisoccerworld/img/euro2008_uv;property=original.jpg
In occasione degli Europei, nasce un nuovo blog collettivo, http://europeidicalcio2008.splinder.com/. Curatori del blog saranno, in rigoroso ordine alfabetico, Giuliano Adaglio, Alec Cordolcini, Alberto Farinone, Carlo Pizzigoni e Valentino Tola oltre, ovviamente, al sottoscritto. Europei di Calcio 2008 sarà, come scrive Giuliano Adaglio sul suo blog Eurocalcio, «un modo diverso per seguire la massima competizione calcistica continentale, con commenti sintetici e "fuori dal coro"».

venerdì 6 giugno 2008

Čech para anche la ruota del Prater

Il portiere ceco Peter Cech presidia la ruota del Prater con otto braccia sovrapposte (Christian Hofer)
Il portiere ceco Peter Cech presidia la ruota del Prater con otto braccia sovrapposte. (Christian Hofer)
Fonte: La Gazzetta dello Sport.it