martedì 25 gennaio 2011

«El Cholo» Simeone, grinta argentina per il Catania


Ritorna in Italia, Diego Simeone, anche se la Catania calcistica pare ora più che mai trovarsi in provincia di Buenos Aires. Con undici calciatori argentini in rosa, a Pietro Lo Monaco – amministratore delegato rossoazzurro – è parso logico rimpiazzare l’esonerato Giampaolo con un «porteño». L’aggettivo, che letteralmente significa «del porto», contrassegna gli abitanti della capitale argentina. È lì, in un’ospedale di Avenida José María Moreno, che alle 5 e trenta del 28 aprile 1970 viene alla luce Diego Pablo Simeone, detto «el Cholo».
Questo il suo soprannome, affibbiatogli all’età di 14 anni da Victorio Spinetto, allora responsabile delle giovanili del Vélez Sársfield, negli anni trenta difensore con il vizio del gol, che in Diego rivedeva la grinta di Carmelo Simeone, difensore di Vélez e Boca Juniors a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, detto «Cholo» (meticcio, dall’azteco «xoloitzcuintli»).
Svelato il mistero del soprannome, bisogna ora soffermarsi sulle particolari abitudini del piccolo Diego, che a cinque anni utilizzava i soldatini per simulare partite di calcio, mentre i più bellicosi coetanei giocavano a fare la guerra. I primi calci li tira nel Club Villa Malcom, squadra del quartiere Palermo di cui «el Cholo» è originario, per la precisione di Palermo Viejo (Palermo Vecchio, parte più antica del barrio). Passa all’Estrella de oro di Avenida Caseros, quindi il Gimnasia y Esgrima.

Poi il Vélez Sársfield, con cui esordisce in Primera División proprio contro il Gimnasia: è il 13 settembre 1987. Un mese dopo, il 12 ottobre, arriva il primo gol contro il Deportivo Español, si gioca al «José Amalfitani», la casa del Vélez. I suoi tackle non passano inosservati: è tra i convocati dell’Argentina per la Coppa del bicentenario dell’Australia, manifestazione cui prendono parte anche Brasile ed Arabia Saudita, oltre ovviamente ai «Socceroos» padroni di casa.

Veste per la prima volta la prestigiosa maglietta albiceleste il 14 luglio 1988, perdendo 4-1 contro l’Australia, mentre gli bastano appena quattro minuti, nella finale per il terzo e quarto posto disputata due giorni dopo contro l’Arabia Saudita per mettere a segno il primo gol. Romeo Anconetani, sempre pronto a scommettere sui giovani, se ne accorge e lo porta a Pisa. Vince due volte la Coppa America, nel 1991 e nel 1993, con il numero 10 sulle spalle, intanto saluta l’Italia e va a Siviglia, dove rimane per due anni prima essere acquistato dall’Atletico Madrid. Con i «Colchoneros» per tre stagioni, prende parte alla storica doppietta del 1996: campionato e Coppa del Re finiscono nella bacheca biancorossa, Simeone segna 12 gol nella sola Liga.

Sandro Mazzola, all’epoca responsabile del mercato dell’Inter, veste nuovamente «el Cholo» di nerazzurro: «È cresciuto molto in Spagna», assicura. Vince la Coppa UEFA, sfiora lo scudetto e – complici alcuni dissapori con Lippi e, pare, Ronaldo – va a vincerlo con la maglia della Lazio due anni più tardi. Lo scudetto di questo Catania, invece, si chiama salvezza. E Diego Pablo Simeone detto «el Cholo» difficilmente se lo lascerà sfuggire, proprio come un pallone vagante a metà campo.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - Il Foggia va ko a Foligno e scivola fuori dalla zona play-off



COS’È SUCCESSO - Pisa-Ternana 1-0 nel posticipo, a segno Carparelli su rigore. Siracusa-Juve Stabia e Lucchese-Andria terminano 1-1, Lanciano-Viareggio rinviata per neve.

IL TOP - Il Benevento mangia tre punti all'Atletico Roma nello scontro diretto. Vittoria cinica, in goal Pintori e Clemente nel primo tempo.

IL FLOP - Cavese sempre più giù. Sette punti di penalizzazione, ed una vittoria che manca dal 12 dicembre dello scorso anno. Contro il Gela finisce 1-1, al vantaggio di Cipriani risponde Docente.

LA SORPRESA - Il Foggia cade a Foligno dopo essere passato in vantaggio con Insigne: Fedeli e Sciaudone, nel giro di tre minuti, ribaltano il risultato, estromettendo i Satanelli dall'ambita zona play-off.

TOH, CHI SI RIVEDE - Marco Cari torna in panchina, a Barletta, con l'obiettivo di condurre i biancorossi alla salvezza. Fatale al suo predecessore Sciannimanico la sconfitta casalinga rimediata contro la Nocerina capolista.

LA CHICCA - Esordio con goal per Domenico Girardi, centravanti giunto a Taranto in prestito dal Chievo. Un suo colpo di testa regala a Taranto tre punti preziosi contro il Cosenza, che a tempo ormai scaduto si fa parare da Bremec un rigore di Biancolino.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

mercoledì 19 gennaio 2011

Macheda machine



Di sicuro, Federico Macheda immaginava diversamente il proprio esordio all’Olimpico. Da bambino, inseguendo il pallone, sognava di scendere in campo con la maglia biancoceleste e – come ogni attaccante che si rispetti – metterla dentro proprio al debutto. Per sua sfortuna, non è andata così: venti minuti in blucerchiato, e una sconfitta amara perché giunta quando ormai l’incontro pareva destinato a concludersi sullo 0-0.

Tutto sommato, però, «Kiko» non ha di che lamentarsi. In gol all’esordio ci è andato, ormai quasi due anni fa, e ha pure fatto gol. Si era all’Old Trafford di Manchester, 5 aprile 2009, l’United aveva appena subito il gol dell’1-2 (colpo di testa di Agbonlahor) contro l’Aston Villa e Ferguson decise di buttare nella mischia questo diciassettenne italiano reduce da un tripletta segnata contro la squadra riserve del Newcastle. Quando ormai al fischio finale mancano pochi secondi, Macheda controlla di tacco, si gira e trafigge Friedel con un imparabile destro a giro. E mentre Ferguson gongola, perché quei tre punti valgono oro, Federico si gode l’abbraccio di papà Pasquale a bordocampo e l’improvvisa notorietà: i giornali gli dedicano ampio spazio, così come le televisioni ed il web. Una settimana dopo si ripete, contro il Sunderland, deviando un tiro di Carrick.

Dei suoi gol in Premier League (l’ultimo il 13 novembre dello scorso anno, nuovamente contro l’Aston Villa) si è detto e scritto di tutto, ma la storia di Federico Macheda parte da via della Riserva Nuova, Roma Est. I primi calci al pallone nell’Atletico Prenestino, quindi il passaggio al Savio. Lo notano in molti, ma alla fine la spunta la Lazio, che se lo assicura nel 2002: Federico ha undici anni appena, ma c’è già parecchia gente disposta a scommettere su di lui. Il primo è suo padre Pasquale, nato a Reggio Calabria ma trasferitosi a Roma appena maggiorenne, che lavora di notte pur di poter dedicare al primogenito le attenzioni necessarie per sfondare nel mondo del calcio. Agli allenamenti lo accompagna lui, prima a San Basilio e poi a Formello, ed è vicino a Federico nel momento più importante della sua vita, quando il Manchester United – che l’ha visto in azione con l’Under 17 – gli propone un triennale da 80mila euro a stagione, comprensivo di sistemazione per l’intera famiglia a Sale, nella contea della Greater Manchester. Quando sbarca in Inghilterra trova Ryan Giggs ad accoglierlo in aeroporto, e gli chiede un autografo. Dopo questa comprensibile gaffe, viene aggregato all’Under 18 con cui segna all’esordio, il 15 settembre 2007 contro il Barnsley, guadagnandosi quindi un posto nella squadra riserve a suon di gol. I primi minuti arrivano contro il Liverpool (26 febbraio 2008, Red Devils sconfitti 2-0) quando Macheda rimpiazza l’oggi celebre ma all’epoca ancora semisconosciuto Gerard Piqué.

Già, Piqué: dalla squadra riserve del Manchester United al Triplete con il Barça e la Coppa del Mondo sollevata al cielo in Sudafrica con indosso la maglia della Spagna. Seguire le sue orme, per Federico Macheda, è un sogno. Realizzabile.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - Impresa del Foligno a Viareggio. Tra Nocerina e Benevento è fiera del goal!



COS’È SUCCESSO - Nell'anticipo del sabato, l'Atletico Roma infila la quarta vittoria consecutiva battendo il Pisa 3-1 (Pelagias, Franchini e Ciofani rispondono all'iniziale vantaggio ospite di Mosciaro). Doppio 0-0: Gela-Taranto e Cosenza-Cavese terminano senza gol. In Juve Stabia-Barletta decide Mbagoku: 1-0 per i gialloblé, quarti in classifica.

IL TOP - Il Foggia annichilisce il Lanciano, che collassa allo Zaccheria. Insigne, in giornata di grazia, sigla una tripletta di pregevole fattura, Sau e Diego Farias (all'esordio in rossonero) arrotondano il risultato. Vana la doppietta di Sacilotto.

IL FLOP - La Ternana cede in casa contro la Lucchese, in gol con Bertoli (le ultime due stagioni proprio a Terni). Sconfitta, oltre che inaspettata, assai difficile da digerire vista l'inoperosità del portiere ospite Pennesi: i neroverdi, infatti, non hanno praticamente mai calciato in porta nell'arco dei novanta minuti.

LA SORPRESA - Il Foligno sbanca Viareggio in rimonta. Castiglia porta in vantaggio i padroni di casa, ma una doppietta di Sciaudone ed il sigillo finale di Giacommeli ribaltano il risultato: finisce 1-3, i Falchetti abbandonano l'ultima posizione.

TOH, CHI SI RIVEDE - Giuseppe Statella torna in Lega Pro dopo la positiva esperienza fatta con il Benevento nella stagione 2008-09. Giunto ad Andria in prestito, per lui ecco l'immediato esordio con la nuova maglia: nell'1-0 inflitto al Siracusa tra le mura amiche del «Degli Ulivi» (Del Core al 90') c'è anche il suo contributo.

LA CHICCA - Sei gol e tante emozioni nel posticipo tra Nocerina e Benevento, rispettivamente prima e terza in classifica dopo la ventesima giornata. Doppietta di Negro per i padroni di casa, inframezzata da un gol di La Camera, poi il 3-1 di Marsili. La reazione dei giallorossi, però, non si fa attendere: accorcia le distanze Andrea Signorini, figlio del compianto Gianluca, e l'argentino Bueno fissa il risultato sul 3-3. Uno spot per la Lega Pro.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

martedì 11 gennaio 2011

Il Punto sulla Lega Pro, Prima Divisione Gir. B - Marotta imita Cavani: tripletta contro il Foggia. Anaclerio, dopo un 2010 a secco, torna al goal!



COS’È SUCCESSO - Sotto di due goal in casa contro il Barletta (autogoal di Obodo e Simoncelli) il Pisa rimonta nella ripresa con Fanucchi e Mosciaro, che al 78' fissa il risultato sul definitivo 2-2. Pari anche tra Ternana e Cosenza: padroni di casa avanti con Tozzi Borsoi, ma Essabr pareggia i conti al novantesimo.

IL TOP - Visto il prevedibile successo della Nocerina nel testacoda con la Cavese (2-0 per il Molossi, Negro e Castaldo i marcatori) è doveroso premiare l'Atletico Roma, che espugna lo «Iacovone» di Taranto con un goal di Franchini in chiusura di prima frazione e stacca il Benevento (fermato a Lanciano da Turchi a tempo scaduto) in classifica.

IL FLOP - Il Foggia crolla a Lucca: tripletta di Marotta, ed Insigne sbaglia anche un rigore. Finisce 4-2, Grassi arrotonda il risultato per la Lucchese mentre i goal dei Satanelli portano la firma di Kone e Laribi. Zeman, però, non fa drammi: sa che simili battute d'arresto sono la diretta conseguenza del richiamo invernale della preparazione cui la squadra è stata sottoposta durante la sosta natalizia.

LA SORPRESA - La vittoria ottenuta in extremis dal Siracusa contro il Viareggio (goal decisivo di Bongiovanni all'86° minuto) proietta gli azzurri al sesto posto in classifica, ad un solo punto di distanza da Lanciano e Juve Stabia. Con l'arrivo in panchina di Ugolotti, giunto in Sicilia dopo cinque giornate ed altrettante sconfitte, la squadra ha cambiato marcia, finendo per ritrovarsi ad un soffio dalla zona play-off. Complimenti.

TOH, CHI SI RIVEDE - Luigi Anaclerio torna al goal, dopo essere rimasto a secco per l'intero 2010, in Andria-Gela 4-1. Campione d'Italia, seppur a livello Primavera, con il Bari nel 2000, il suo goal ha fatto seguito a quello del concittadino Del Core, ed il difensore Carretta ha arrotondato il risultato segnando per ben due volte. La rete della bandiera del Gela, giunto all'88', porta la firma dell'ex Cunzi, curiosamente a segno anche nella gara d'andata.

LA CHICCA - Federico Giunti, campione d'Italia (Milan, 1999) e di Turchia (Beşiktaş, 2003) conquista il primo punto della sua nuova carriera da allenatore. Subentrato a Salvatore Matrecano il 14 dicembre del 2010, dopo la sconfitta subita a Lanciano nella prima gara sulla panchina del Foligno, l'ex centrocampista ha portato a casa un buon pareggio contro la Juve Stabia, pur subendo la rimonta degli ospiti: al «Blasone», infatti, i Falchetti erano passati in vantaggio con Coresi, prima di venir raggiunti da Scognamiglio.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

lunedì 10 gennaio 2011

Cambiasso: l’argentino più vincente



Il Milan arranca, le romane crollano e l’Inter accorcia le distanze grazie a un insolito goleador, Esteban Cambiasso: è lui l’uomo in più di Leonardo. A segno contro il Napoli nel giorno dell’Epifania, lì perlì si era pensato a un piacevole imprevisto, e invece il «Cuchu» (così detto per via della somiglianza con Cuchuflito, popolare personaggio televisivo argentino negli Anni 80) si è ripetuto nella trasferta catanese, rimontando il gol di Gómez con una doppietta da attaccante di razza.

Come Alfredo di Stéfano, di cui non vanta certo le doti tecniche e tattiche ma il palmarès sì, ed anzi in quest’ambito è Cambiasso a primeggiare con ventidue «tituli» (inclusa la Coppa del Mondo per club recentemente vinta) a ventuno. Numeri alla mano, nessun calciatore argentino ha vinto più di lui nella storia, e pensare che il Cuchu aveva incominciato con la palla a spicchi. Figlio di Carlos e Tita, il primo cestista nel GEVP (Gimnasia y Esgrima de Villa del Parque, la squadra del quartiere), la seconda giocatrice di cestoball,il più piccolo dei Cambiasso faceva il playmaker e sognava di sfornare assist in un palazzetto dello sport gremito.

Fortunatamente per lui, per l’Inter e soprattutto per un Leonardo cui non sarebbero stati consentiti passi falsi, il fratello maggiore Nicolás lo spinge a provare il calcio nel Club Social y Deportivo Parque, squadra in cui ha mosso i primi passi gente del calibro di Redondo, Tévez, Gago e Riquelme. Evidentemente ad Esteban l’erba piaceva più del parquet, e così ad undici anni segna l’ultimo canestro ed inizia a dedicarsi unicamente al fútbol con risultati sbalorditivi, tanto che il Real Madrid lo porta in Spagna assieme al fratello Nicolás quando ha appena 15 anni, prelevandolo dall’Argentinos Juniors. Dove scovano questo promettente «volante»?

Al Torneo di Tolone del 1996, in cui Cambiasso gioca un partita appena da titolare, contro la Colombia nella finalina, sufficiente però a convincere gli osservatori delle Merengues. Perché? Semplice, Esteban non aveva ancora compiuto sedici anni, ed il torneo era riservato agli under 21. La sua presenza, però, fu dettata dal caso: José Pekerman, selezionatore dell’argentina Under 20, era intenzionato a chiamare i componenti della squadra che l’anno prima aveva sconfitto il Brasile nella finale della decima edizione del Campionato mondiale di calcio Under 20, tenutasi in Qatar.

Alcune squadre, però, posero il veto sulla convocazione dei propri giocatori, e così Pekerman scelse tre ragazzi dell’Under 17 cui regalare la tanto ambita vetrina. Prescelti, oltre al Cuchu, «el Payaso» Aimar e Sixto Peralta, bidonissimo visto in Italia con le maglie di Torino ed Inter. Già, l’Inter, che dal collezionare i Peralta ed i Vampeta è passata a conquistare gli scudetti e le Champions League. Cambiasso, preso a parametro zero dal Real Madrid perché troppo poco glamour per far parte dei «Galacticos» e definito da Moratti «il miglior affare della mia gestione», è la miglior spiegazione di questa metamorfosi. Leonardo ringrazia.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

Collaborazione con Guerin Sportivo.it



Da sempre lettore del Guerin Sportivo, ho approfittato della nascita del sito web della rivista per propormi come collaboratore. Mi occuperò di brevi monografie, la prima riguarda Cambiasso ed è già online.