lunedì 19 aprile 2010

Maradona e quella punizione impossibile contro la Juventus...



Stadio San Paolo, Fuorigrotta, Napoli. Domenica tre novembre 1985, si gioca Napoli-Juventus. Le tribune sono gremite per la gioia dei bagarini, che festeggiano, pazzi di gioia, incuranti dell'incontro. La Vecchia Signora, Trap in panchina e Platini in campo, è reduce da uno stupefacente otto-su-otto: dal fischio d'inizio del campionato, nessuno è ancora riuscito ad estorcerle nemmeno un punto. Ma Napoli, il Napoli e soprattutto Diego Armando Maradona sono di parere opposto: un pareggio? Nemmeno per scherzo, si scende in campo per fare bottino pieno. La folla brama un successo, infreddolita sugli spalti intrisi d'acqua. Diego recepisce, e dà il via ad un monologo tinto del suo colore più caro, quello della sua maglietta: se Pino Daniele fosse stato lì quel giorno, «Napule» non sarebbe stata «mille culure» ma uno solo, azzurro-Napoli.
Garella; Bruscolotti, Carannante; Bagni, Ferrario, Renica; Bertoni, Pecci, Giordano, Maradona, Celestini da una parte, Tacconi; Favero, Cabrini; Pioli, Brio, Scirea; Mauro, Bonini, Serena, Platini e Laudrup dall'altra. L'arbitro fischia, inizia Napoli-Juventus, nona giornata del campionato di Serie A 1985-86. In campo c'è una sola squadra, quella che gioca in casa. I settantamila fedelissimi partenopei non riescono a cogliere alcuna gioia nella prima frazione di gara, e qualcuno comincia addirittura a temere che la banda di Trapattoni possa prolungare ulteriormente la propria, incredibile, striscia di successi. Ma così non è.
L'apoteosi, in quel giorno da cani, viene raggiunta nel secondo tempo. Dopo ventisette minuti l'uomo in giacchetta nera, il pisano Giancarlo Redini, comanda un calcio di punizione indiretto. Siamo nell'area di rigore juventina, e Tacconi inizia a sudare freddo: davanti a lui c'è Diego Armando Maradona, e nei suoi occhi brilla una luce sinistra. Nessuno immagina cos'abbia intenzione di fare quel tarchiato argentino, ma il sinistro educato sulle difficili strade di Villa Fiorito già freme. Pecci, intanto, ha già toccato il pallone: tutto ciò che Maradona farà da quest'istante in poi sarà regolare, anzi, legale. Diego allora fa due passi, e calcia. Lo fa con l'interno del vellutato sinistro, come di consueto, ma la cosa non convince appieno la stragrande maggioranza degli spettatori: troppo vicino Diego, sei troppo vicino, quella palla non scenderà mai in tempo. Poveri illusi.
La palla ha già gonfiato la rete del desolato pescatore Tacconi, che di professione fa il portiere ed ha quindi interesse a mantenere immacolata la propria ragna. La «piuma» di Maradona, però, non vuole sentir ragioni, nemmeno dalla fisica: persino gli studiosi si sono cimentati nell'analisi di quella traiettoria impossibile, rimanendo con un palmo di naso. Diego, bontà sua, aveva gabbato pure la scienza, oltre alla Juventus.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

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