Un rigore di Helguson, le
espulsioni di Bosingwa (che oggi gioca nel QPR) e Drogba nel primo
tempo, un diluvio di cartellini gialli - nove, in totale - e la
delusione di Villas Boas. È trascorso quasi un anno da quel QPR -
Chelsea, e le strade dei quattro protagonisti sin qui citati si son
divise: c'è chi ha cambiato quartiere di Londra (AVB, Bosingwa), chi
nazione (Helguson) e chi addirittura continente, perché Didierone è
finito in Cina. Ad incrociarsi nuovamente sono però John Terry ed Anton
Ferdinand, e chissà se si stringeranno la mano: è noto a tutti che il
più giovane dei fratelli Ferdinand abbia portato JT in tribunale, in
luglio, per chiarire quanto accaduto il 23 ottobre scorso. Perché nel
giorno in cui il City ne segnava sei all'Old Trafford, il capitano del
Chelsea avrebbe - «avrebbe»: condizionale - così apostrofato Ferdinand:
«fucking black cunt», che non vi sto qui a tradurre. Assolto per
insufficienza di prove dal giudice Howard Riddle, Terry si ritrova ad
affrontare il suo accusatore sul terreno di gioco. Ah, quasi
dimenticavo: il Chelsea, che tra le altre cose è campione d'Europa in
carica, mercoledì darà il bentornato in Champions League alla Juventus.
PARTITA Come ampiamente
prevedibile, Anton Ferdinand tiene fede alla propria parola, rifiutando
di stringere la mano sia a Terry che a Cole. Bene, ora si può -
finalmente - parlare di calcio. E la prima occasione - in una Londra
baciata dal sole - ce la offre Júlio César, che al quarto minuto si
produce in una felina reazione sul sinistro di Hazard, impedendo al
Chelsea di coronare con un gol l'ottimo contropiede imbastito. Poi, sino
al quarto d'ora, le squadre si limitano ad un poco produttivo
palleggio. A ravvivare la situazione ci pensa Torres, che impegna
l'estremo difensore avversario con il mancino e si rende anche
protagonista dell'uscita dal campo di Fábio, rimpiazzato da Onuoha:
Bosingwa cambia fascia. C'è ben poco da segnalare, sino al secondo
cambio dell'incontro, effettuato anche stavolta da Hughes: Johnson
s'infortuna, lo sostituisce l'ambizioso Jamie Mackie, che in settimana
ha dichiarato di voler ripetere l'impresa compiuta lo scorso anno,
portando nuovamente a casa lo scalpo dei Blues. Gli ultimi quindici
minuti scivolano placidamente via, contraddistinti dalla sterilità del
possesso palla e dall'assenza di occasioni da gol.
In avvio di ripresa, le due compagini
c'illudono d'aver voglia di correre e divertire: il ritmo si alza,
Hazard ci regala una rabona - fine a se stessa, ma stilisticamente
perfetta - e Park Ji-Sung mette a nudo le lacune difensive del Chelsea,
pescato - solissimo - nel cuore dell'area da un lancio di Granero. Ma
Čech blocca, sicuro, e Di Matteo inserisce il nuovo arrivato Moses al
posto di Bertrand: un po' di spinta sulla sinistra ci vuole, accidenti!
Da lì nasce infatti un cross che Ivanović, appostato sul secondo palo,
non riesce a tramutare in gol. Di occasioni, vere, le due squadre però
non riescono a crearne, ed occorre uno scellerato retropassaggio di
Mikel per regalare qualche emozione al pubblico pagante: Zamora sciupa,
complice l'esemplare uscita di Čech, e sul capovolgimento di fronte
Moses impegna Júlio César, impeccabile anche in quest'occasione.
Nonostante gli ingressi in campo di Cissé e Sturridge, il gol non
arriva, e l'ultima occasione capita - all'ottantasettesimo - sui
pregiati piedi di Hazard. Ma, complice un maligno rimbalzo della sfera,
il talentuoso belga scaglia il pallone in curva: la partita,
agonizzante, muore dopo tre minuti di recupero.
HUGHES Il suo QPR,
disposto secondo un inglesissimo 4-4-2, presente un'idea di gioco
concreta, anche se ancora non del tutto compresa dai giocatori: il gioco
va sviluppato sulle corsie, cercando anche il ribaltamento per
sbilanciare la difesa avversaria e pungerla sul lato debole, ottenendo
come risultato finale un cross per la coppia di attaccanti (oggi, se ne
son viste tre). Un pareggio contro i campioni d'Europa, visto il
tutt'altro che entusiasmante avvio di stagione, non può che farlo
sorridere.
DI MATTEO Ramires,
mezzala, gioca esterno destro; Bertrand, terzino, presidia l'altra
corsia: non sarà un eccesso di prudenza, contro il modesto QPR? La
squadra, poi, si affida esclusivamente all'iniziativa del singolo, ed i
risultati - vista la giornata di scarsa vena di Hazard, Torres e Lampard
- non sono dei più soddisfacenti. Primi punti persi in campionato. Se
vuol rifarsi in Europa, deve osare di più: l'avversario non è sempre il
Barça.
ARBITRO Andre Marriner
fischia poco, ma quando lo fa - solitamente - l'emissione sonora è
seguita dall'estrazione di un cartellino, in particolar modo nella prima
frazione. Partita condotta in maniera positiva: la sufficienza, e
qualcosa in più, per lui in pagella.
TOP PLAYER: Júlio César
- Svetta nella mediocrità di un incontro alla camomilla, domando
Hazard ed il suo Chelsea. Ma era prevedibile: Júlio, tra i pali, è una
garanzia con pochi eguali al mondo.
BASS PLAYER: Hazard - Da lui ci aspetta ben più di una rabona. A maggior ragione dopo le roboanti dichiarazioni rilasciate in settimana.
TABELLINO
QUEENS PARK RANGERS - 0-0
QUEENS PARK RANGERS (4-4-2):
Julio Cesar 7; Bosingwa 6,5, Nelsen 6, Ferdinand 6, Fabio s.v. (dal 20'
Onuoha 6); Wright-Phillips 6 (dal 70' Cissé 4,5), Granero 6, Faurlin 6,
Park 6; Zamora 5, Johnson s.v. (dal 32' Mackie 5,5). All.: Hughes 6.
CHELSEA (4-2-3-1): Cech 6;
Ivanovic 6, David Luiz 5,5, Terry 6, Cole 5,5; Mikel 5,5, Lampard 6;
Ramires 5,5, Hazard 4,5, Bertrand 5 (dal 59' Moses 6); Torres 4,5
(dall'81' Sturridge s.v.). All.: Di Matteo 5.
ARBITRO: Marriner 6,5.
Antonio Giusto
Fonte: Calcissimo
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