Argentina (4-3-1-2): Romero; Otamendi (25' s.t. Pastore), Demichelis, Burdisso, Heinze; Maxi Rodriguez, Mascherano, Di Maria (30' s.t. Aguero); Messi; Higuain, Tevez. All Maradona.
Panchina: Andujar, Pozo, C.Rodriguez, Garce, Samuel, Bolatti, Veron, Gutierrez Jonas, Palermo, Milito.
Germania (4-2-3-1): Neuer; Lahm, Mertesacker, Friedrich, Boateng (27' s.t. Jansen); Khedira (33' s.t Kroos), Schweinsteiger; Muller (39' s.t. Trochowski), Ozil, Podolski; Klose. All: Loew.
Panchina: Wiese, Butt, Aogo, Tasci, Badstuber, Marin, Kiessing, Cacau, , Gomez.
Arbitro: Irmatov (Uzbekistan)
Note: ammoniti Otamendi, Muller, Mascherano.
Ebbene sì, la Germania ha denudato il re. Coesione difensiva e capacità di ripartire e verticalizzare il gioco, tanto è bastato agli uomini di Löw per annientare l'Argentina: mai squadra, in questo Mondiale. Per rispedirla a Buenos Aires c'è voluta quella che invece più squadra di tutte si è dimostrata sin qui, la Mannschaft, che non si accontenta di superare agevolmente il turno ma coglie anzi la palla al balzo per lanciare un messaggio chiarissimo alla vincente di Paraguay-Spagna: ci prenderemo noi il posto e finale, e pure gli applausi del pubblico.
Compito primo per l'analista della partita - il sottoscritto, in questo caso - è però capire che cosa frulli nell'impomatata testa di Maradona. Che le idee del Pibe de Oro non siano chiarissime si è avuto modo di intuirlo sin dall'esordio messitematico contro la Nigeria, però l'ostinazione nel puntare su Otamendi (buon centrale, ma agghiacciante nelle vesti di terzino) è inspiegabile: chi si permette il lusso di lasciare a casa Javier Zanetti dovrebbe quantomeno essere in grado di rimpiazzarlo con un calciatore del medesimo livello, non di adattare un centrale difensivo dove prima era stata deludentemente proposta un'ala. Nulla di strano, quindi, nel fallo su Podolski che genera il gol del vantaggio tedesco (Müller di testa, in anticipo proprio sull'impresentabile Otamendi) ed incanala la partita sui binari teutonici. Con l'Argentina costretta a rimontare, Schweinsteiger e soci stringono le maglie ed annientano gli spazi tra i reparti: la manovra dell'Albiceleste langue nella propria metà campo, priva d'idee e di movimento senza palla. Messi, che dovrebbe accendere la luce, non ci riesce perché troppo lontano dall'interruttore: costretto ad andarsi a prender palla fin quasi sulla propria trequarti campo, non è in grado di risolvere individualmente la partita. Le alternative al prodigio blaugrana si chiamano Tevez e Di Maria, ma neppure loro riescono ad impensierire più di tanto l'ordinata retroguardia tedesca, anche se il neoacquisto del Madrid mourinhano in avvio di ripresa qualche apprensione a Neuer la crea. Ma è davvero troppo poco, e la Germania ne approfitta non appena si esaurisce la spinta emotiva degli avversari: Müller - da terra: genialmente efficace - serve in profondità Podolski che regala a Klose il 2-0.
Il gol del raddoppio induce Maradona a cambiare qualcosa, senza criterio però: Pastore subentra ad Otamendi, sbilanciando la squadra che infatti piglia anche il 3-0 da Friedrich (!) dopo uno slalom dell'ex promessa dello sci Schweinsteiger (non scherzo: il biondo regista del Bayern Monaco eccelleva per davvero nello sci alpino, in gioventù). Veron e Milito, intanto, rimuginano sulla loro permanenza in panchina. Con un'Argentina allo sbando, Klose ne approfitta per segnare il quattordicesimo gol in carriera ai Mondiali, eguagliando Gerd Müller e rendendo ancor più dolce questa vittoria.
Parere personale, all'Argentina serve un allenatore: Maradona è un «ventiquattresimo», forse un buon motivatore ma non di certo il sapiente in grado di trovare la formula per far coestistere Messi, Tevez, Higuain ed Agüero. E per questa generazione di fenomeni - offensivi e non: Cambiasso e Mascherano hanno il fiato necessario per renderne possibile la convivenza - la prossima sarà probabilmente l'ultima chiamata mondiale.
ANTONIO GIUSTO
Fonte: Blog Mondiali di Calcio 2010
Panchina: Andujar, Pozo, C.Rodriguez, Garce, Samuel, Bolatti, Veron, Gutierrez Jonas, Palermo, Milito.
Germania (4-2-3-1): Neuer; Lahm, Mertesacker, Friedrich, Boateng (27' s.t. Jansen); Khedira (33' s.t Kroos), Schweinsteiger; Muller (39' s.t. Trochowski), Ozil, Podolski; Klose. All: Loew.
Panchina: Wiese, Butt, Aogo, Tasci, Badstuber, Marin, Kiessing, Cacau, , Gomez.
Arbitro: Irmatov (Uzbekistan)
Note: ammoniti Otamendi, Muller, Mascherano.
Ebbene sì, la Germania ha denudato il re. Coesione difensiva e capacità di ripartire e verticalizzare il gioco, tanto è bastato agli uomini di Löw per annientare l'Argentina: mai squadra, in questo Mondiale. Per rispedirla a Buenos Aires c'è voluta quella che invece più squadra di tutte si è dimostrata sin qui, la Mannschaft, che non si accontenta di superare agevolmente il turno ma coglie anzi la palla al balzo per lanciare un messaggio chiarissimo alla vincente di Paraguay-Spagna: ci prenderemo noi il posto e finale, e pure gli applausi del pubblico.
Compito primo per l'analista della partita - il sottoscritto, in questo caso - è però capire che cosa frulli nell'impomatata testa di Maradona. Che le idee del Pibe de Oro non siano chiarissime si è avuto modo di intuirlo sin dall'esordio messitematico contro la Nigeria, però l'ostinazione nel puntare su Otamendi (buon centrale, ma agghiacciante nelle vesti di terzino) è inspiegabile: chi si permette il lusso di lasciare a casa Javier Zanetti dovrebbe quantomeno essere in grado di rimpiazzarlo con un calciatore del medesimo livello, non di adattare un centrale difensivo dove prima era stata deludentemente proposta un'ala. Nulla di strano, quindi, nel fallo su Podolski che genera il gol del vantaggio tedesco (Müller di testa, in anticipo proprio sull'impresentabile Otamendi) ed incanala la partita sui binari teutonici. Con l'Argentina costretta a rimontare, Schweinsteiger e soci stringono le maglie ed annientano gli spazi tra i reparti: la manovra dell'Albiceleste langue nella propria metà campo, priva d'idee e di movimento senza palla. Messi, che dovrebbe accendere la luce, non ci riesce perché troppo lontano dall'interruttore: costretto ad andarsi a prender palla fin quasi sulla propria trequarti campo, non è in grado di risolvere individualmente la partita. Le alternative al prodigio blaugrana si chiamano Tevez e Di Maria, ma neppure loro riescono ad impensierire più di tanto l'ordinata retroguardia tedesca, anche se il neoacquisto del Madrid mourinhano in avvio di ripresa qualche apprensione a Neuer la crea. Ma è davvero troppo poco, e la Germania ne approfitta non appena si esaurisce la spinta emotiva degli avversari: Müller - da terra: genialmente efficace - serve in profondità Podolski che regala a Klose il 2-0.
Il gol del raddoppio induce Maradona a cambiare qualcosa, senza criterio però: Pastore subentra ad Otamendi, sbilanciando la squadra che infatti piglia anche il 3-0 da Friedrich (!) dopo uno slalom dell'ex promessa dello sci Schweinsteiger (non scherzo: il biondo regista del Bayern Monaco eccelleva per davvero nello sci alpino, in gioventù). Veron e Milito, intanto, rimuginano sulla loro permanenza in panchina. Con un'Argentina allo sbando, Klose ne approfitta per segnare il quattordicesimo gol in carriera ai Mondiali, eguagliando Gerd Müller e rendendo ancor più dolce questa vittoria.
Parere personale, all'Argentina serve un allenatore: Maradona è un «ventiquattresimo», forse un buon motivatore ma non di certo il sapiente in grado di trovare la formula per far coestistere Messi, Tevez, Higuain ed Agüero. E per questa generazione di fenomeni - offensivi e non: Cambiasso e Mascherano hanno il fiato necessario per renderne possibile la convivenza - la prossima sarà probabilmente l'ultima chiamata mondiale.
ANTONIO GIUSTO
Fonte: Blog Mondiali di Calcio 2010
2 commenti:
www.pianetasamp.blogspot.com
Ottima analisi che condivido in pieno...ciao!
Alemania está demostrando todo su poder en este Mundial, creo que van a ganar a España.
Saludos!
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