C'era una volta, in Italia nel 1990, una squadra composta da indomabili «Leoni»: era il Camerun di Milla e N'Kono, di Kundé e dell'allenatore russo Nepomniacij. Si sarebbe trattato di una favola a lieto fine, non fosse stato per un ginecologo corrotto: Edgardo Codesal, arbitro di Camerun-Inghilterra e, qualche giorno dopo, della finale, al cui termine il cittì argentino Bilardo, risentito per il pessimo trattamento subito dai suoi in occasione del match conclusivo, gli aveva consigliato di «mettere le mani dove sa», con un esplicito riferimento alla sua professione. Accuse fondate, a dire il vero: al termine della competizione iridata la federazione messicana radiò Codesal con l'accusa di corruzione. L'arbitro «a pagamento» ricomparve poi sulla scena calcistica in occasione dei mondiali nippocoreani del 2002, quando fu posto a capo della commissione arbitrale.
Dopo questa stomachevole parentesi relativa agli arbitraggi, volta soprattutto a giustificare l'immeritata eliminazione patita dai camerunensi nei quarti di finale, è giunto il momento di tornare alla gara inaugurale, curiosamente disputata da entrambe le squadre che nel corso del torneo subiranno le angherie dell'«arbitro» - consentitemi il virgolettato - messicano. Dopo la cerimonia d'apertura, una simil sfilata volta ad esaltare le abilità degli stilisti italiani, ecco scendere in campo i campioni in carica dell'Argentina, guidati da Maradona, ed i modesti (o almeno così pensa la maggioranza degli spettatori) camerunensi. Per sovvertire il pronostico basta poco, grazie soprattutto all'atteggiamento insolitamente attendista della «Selección»: ermetico 4-4-1-1, con il solo Balbo davanti in attesa dell'invenzione di Maradona, che non arriverà mai. Ad arrivare, semmai, è il gol François Omam-Biyik, 24enne attaccante dotato di stacco imperioso e di una buona dose di fortuna: l'intervento dello sfortunato (si fratturerà tibia e perone contro l'URSS in uno scontro con il compagno di squadra Serrizuela, e più avanti in carriera perderà anche un dito in allenamento) portiere argentino Nery Pumpido non è certo di quelli che si mostrano ai bambini nelle scuole calcio.
Nonostante le espulsioni di Kana-Biyik e Massing - per la gioia dell'allora presidente della FIFA João Havelange, che alla vigilia del torneo si era augurato un'abbondanza di cartellini rossi, alquanto insolita per un'epoca in cui il gioco rude era ben tollerato - i «Leoni Indomabili» riescono a portare a casa due punti, preziosissimi in ottica qualificazione. Passaggio del turno che viene messo in cassaforte nella partita successiva, contro la Romania: a decidere è Roger Milla, autore di una doppietta, festeggiata con la consueta Makossa, la danza celebrativa eseguita nei pressi della bandierina del calcio d'angolo. Entrato in campo a 10' dal termine, «nonno» Milla ha 38 anni e viene da una stagione di competo relax trascorsa nel Saint-Pierroise, squadra di Réunion. Ai più sembra un ex calciatore con buoni trascorsi in Francia (111 reti complessive), lui però trova il modo di smentirli, trascinando i suoi agli ottavi di finale nonostante un pesante 4-0 subito dall'Unione Sovietica nell'incontro conclusivo di girone, risultato comunque inutile ai fini della qualificazione, già ipotecata.
Ottavi di finale, quindi: al Camerun tocca la Colombia di Valderrama ed Higuita, con il funambolico portiere protagonista in negativo dell'incontro. Dopo l'1-0 siglato al 104', Milla si ripete due minuti dopo con la complicità dell'amico di Maradona, autore di un avventato dribbling sulla trequarti campo. Inutile il gol di Redin, buono solo per rendere più amara una sconfitta frutto della pazzia del portiere: la mossa dello scorpione, in confronto al dribbling sbagliato su Milla, è roba da persone sane di mente. Per festeggiare lo storico passaggio del turno - mai un'africana s'era spinta così avanti nella competizione - il commissario tecnico Nepomniacij decide di esaudire il desiderio della propria figlia: un paio di scarpe italiane, acquistate nella mattinata successiva all'eliminazione dei colombiani.
E siamo ai quarti, in cui Milla sfodera l'ennesima prestazione straordinaria, stavolta subentrando a Maboang all'inizio del secondo tempo. Ad un quarto d'ora dal proprio ingresso in area induce Gascoigne a stenderlo in area, consentendo al capitano Kundé di realizzare il gol del pareggio (vantaggio inglese di Platt al 25'); quattro minuti, ed il neoentrato Ekéké si trova a scartare un gustosissimo cioccolatino, recapitogli ovviamente da Milla. Ma Codesal - eccolo che riappare - è in agguato: omaggia gli inglesi con due rigori, entrambi trasformati da Gary Lineker. Il Camerun è fuori:il sogno iridato s'è infranto su un fischietto prezzolato.
Antonio Giusto
Fonte: Goal.com
Dopo questa stomachevole parentesi relativa agli arbitraggi, volta soprattutto a giustificare l'immeritata eliminazione patita dai camerunensi nei quarti di finale, è giunto il momento di tornare alla gara inaugurale, curiosamente disputata da entrambe le squadre che nel corso del torneo subiranno le angherie dell'«arbitro» - consentitemi il virgolettato - messicano. Dopo la cerimonia d'apertura, una simil sfilata volta ad esaltare le abilità degli stilisti italiani, ecco scendere in campo i campioni in carica dell'Argentina, guidati da Maradona, ed i modesti (o almeno così pensa la maggioranza degli spettatori) camerunensi. Per sovvertire il pronostico basta poco, grazie soprattutto all'atteggiamento insolitamente attendista della «Selección»: ermetico 4-4-1-1, con il solo Balbo davanti in attesa dell'invenzione di Maradona, che non arriverà mai. Ad arrivare, semmai, è il gol François Omam-Biyik, 24enne attaccante dotato di stacco imperioso e di una buona dose di fortuna: l'intervento dello sfortunato (si fratturerà tibia e perone contro l'URSS in uno scontro con il compagno di squadra Serrizuela, e più avanti in carriera perderà anche un dito in allenamento) portiere argentino Nery Pumpido non è certo di quelli che si mostrano ai bambini nelle scuole calcio.
Nonostante le espulsioni di Kana-Biyik e Massing - per la gioia dell'allora presidente della FIFA João Havelange, che alla vigilia del torneo si era augurato un'abbondanza di cartellini rossi, alquanto insolita per un'epoca in cui il gioco rude era ben tollerato - i «Leoni Indomabili» riescono a portare a casa due punti, preziosissimi in ottica qualificazione. Passaggio del turno che viene messo in cassaforte nella partita successiva, contro la Romania: a decidere è Roger Milla, autore di una doppietta, festeggiata con la consueta Makossa, la danza celebrativa eseguita nei pressi della bandierina del calcio d'angolo. Entrato in campo a 10' dal termine, «nonno» Milla ha 38 anni e viene da una stagione di competo relax trascorsa nel Saint-Pierroise, squadra di Réunion. Ai più sembra un ex calciatore con buoni trascorsi in Francia (111 reti complessive), lui però trova il modo di smentirli, trascinando i suoi agli ottavi di finale nonostante un pesante 4-0 subito dall'Unione Sovietica nell'incontro conclusivo di girone, risultato comunque inutile ai fini della qualificazione, già ipotecata.
Ottavi di finale, quindi: al Camerun tocca la Colombia di Valderrama ed Higuita, con il funambolico portiere protagonista in negativo dell'incontro. Dopo l'1-0 siglato al 104', Milla si ripete due minuti dopo con la complicità dell'amico di Maradona, autore di un avventato dribbling sulla trequarti campo. Inutile il gol di Redin, buono solo per rendere più amara una sconfitta frutto della pazzia del portiere: la mossa dello scorpione, in confronto al dribbling sbagliato su Milla, è roba da persone sane di mente. Per festeggiare lo storico passaggio del turno - mai un'africana s'era spinta così avanti nella competizione - il commissario tecnico Nepomniacij decide di esaudire il desiderio della propria figlia: un paio di scarpe italiane, acquistate nella mattinata successiva all'eliminazione dei colombiani.
E siamo ai quarti, in cui Milla sfodera l'ennesima prestazione straordinaria, stavolta subentrando a Maboang all'inizio del secondo tempo. Ad un quarto d'ora dal proprio ingresso in area induce Gascoigne a stenderlo in area, consentendo al capitano Kundé di realizzare il gol del pareggio (vantaggio inglese di Platt al 25'); quattro minuti, ed il neoentrato Ekéké si trova a scartare un gustosissimo cioccolatino, recapitogli ovviamente da Milla. Ma Codesal - eccolo che riappare - è in agguato: omaggia gli inglesi con due rigori, entrambi trasformati da Gary Lineker. Il Camerun è fuori:
Antonio Giusto
Fonte: Goal.com
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