Sulle colline di Reims, nel nord-est della Francia, vengono prodotti gli champagne più pregiati. È qui, nel distretto della Marna, che i massimi produttori di questo prelibato spumante riempiono bottiglie su bottiglie di champagnotta partendo dai grappoli, minuti e fitti di acini, del pregiato Pinot nero. Lo champagne, che solitamente evoca raffinati accostamenti con caviale ed altre squisitezze gastronomiche, nel nostro caso non può che avere un rimando al calcio: francese, in questa circostanza, cronologicamente localizzato negli anni cinquanta, quando sulle colline di Reims un giovane ed innovativo allenatore, Albert Batteux, concepiva il calcio in maniera assai differente dai suoi contemporanei.
«Bébert la science», così soprannominato dagli amici, era salito sul ponte di comando dello Stade Reims nel 1950, ad appena 29 anni, immediatamente dopo la fine della propria carriera agonistica, interamente dedicata al club «rouge et blanc». Subentrato ad Henri Roessler dopo la vittoriosa finale di Coppa di Francia del '50 (2-0 al Racing Club di Parigi) per volere del presidente Henri Germain, la sua concezione del gioco del pallone differiva sensibilmente da quella di molti, se non tutti i suoi colleghi: sfera a pelo d'erba, gioco ai due tocchi, triangolazioni ed imprevedibilità offensiva. Cresciuto assieme a dodici fratelli, Batteux aveva dovuto fronteggiare le asperità della guerra sin da bambino: il calcio, in un certo senso, era il modo migliore per dimenticare i lutti e le esplosioni del secondo conflitto mondiale.
Il Reims di Batteux, che in campo si schierava con il «WM», il «Sistema», disponeva di una prima linea formidabile: composta inizialmente da Appel, Glovacki, Kopa, Sinibaldi e Méano, con il passare del tempo fece la sua comparsa al centro dell'attacco biancorosso Just Fontaine, accompagnato da Vincent e Piantoni. Il Reims targato Batteux, otto presenze ed un gol con la maglia dei Bleus tra il '48 ed il '49, fece un po' fatica ad ingranare, come testimoniato dai due quarti posti in campionato ottenuti prima del titolo, conquistato nel '52-'53. Dopo essere stati sopravanzati dal Lilla di un solo punto, il Reims tornò sul tetto di Francia nel 1955: successo importantissimo, perché garantì al club della Marna un posto nella prima edizione della Coppa dei Campioni, in cui il club raggiunse addirittura la finale, persa contro il Real Madrid nonostante il parziale di 3-2 per gli uomini di Batteux quando al termine mancavano meno di trenta minuti. Dopo la cocente delusione maturata al Parco dei Principi, Kopa scelse di cambiare aria, accettando le lusinghe dei madrileni: il figlio di emigranti polacchi giunti in Francia per cercare occupazione nelle miniere del nord, nato a Nœux-les-Mines con il cognome di Kopaszewski, lasciava Reims.
Con la partenza di colui che sarà il primo francese a vincere il Pallone d'oro (1958, sul podio in altre tre occasioni durante la militanza madridista) pareva chiudersi un ciclo, ma l'avvento di Fontaine impedì che ciò accadesse: il bomber francomarocchino, nato a Marrakech, condusse i suoi ad altri tre successi in campionato (nel 1958, '60 e '62), il più importante dei quali fu indubbiamente il primo: la squadra, imperniata su Penverne, Jonquet (l'unico calciatore in campo nelle quattro finali europee disputate dal club tra il '53 ed il '59) ed il già celebrato Fontaine, raggiunse nuovamente la finale di Coppa dei Campioni, trovandosi di fronte il «solito» Real Madrid. Stavolta finì 2-0.
L'epopea dello Stade Reims era giunta al termine, ma poco meno di dodici mesi prima otto componenti di quel clan erano riusciti in quella che sarebbe stata ricordata come la più grande impresa del calcio francese, almeno fino al trionfo Europeo di Platini e soci nel 1984: un terzo posto al Mondiale svedese, vinto dal Brasile del giovanissimo ma già fenomenale Pelé, che proprio la Francia annichilì con una tripletta in semifinale, a diciott'anni neppure compiuti. Allo stadio Ullevi di Goteborg, nella finale di consolazione, i Bleus conobbero la prima gioia internazionale, frutto di un poker di Fontaine (capocannoniere della rassegna iridata con 13 reti, record ineguagliato e probabilmente ineguagliabile), un penalty di Kopa ed un gol di Douis. La Germania, seppellita sotto sei gol, fu costretta ad inchinarsi agli otto «Bleus tinti di blanc et rouge»: Fontaine, Jonquet, Penverne, Piantoni, Vincent e Colonna, più Kopa (che a Reims tornerà nel '59, per concludere una magnifica carriera) e Batteux, dal 1955 alla guida tecnica anche della Nazionale francese. Finalmente gli uomini del Reims avevano trionfato in una finale, seppur per il terzo e quarto posto.
«Bébert la science», così soprannominato dagli amici, era salito sul ponte di comando dello Stade Reims nel 1950, ad appena 29 anni, immediatamente dopo la fine della propria carriera agonistica, interamente dedicata al club «rouge et blanc». Subentrato ad Henri Roessler dopo la vittoriosa finale di Coppa di Francia del '50 (2-0 al Racing Club di Parigi) per volere del presidente Henri Germain, la sua concezione del gioco del pallone differiva sensibilmente da quella di molti, se non tutti i suoi colleghi: sfera a pelo d'erba, gioco ai due tocchi, triangolazioni ed imprevedibilità offensiva. Cresciuto assieme a dodici fratelli, Batteux aveva dovuto fronteggiare le asperità della guerra sin da bambino: il calcio, in un certo senso, era il modo migliore per dimenticare i lutti e le esplosioni del secondo conflitto mondiale.
Il Reims di Batteux, che in campo si schierava con il «WM», il «Sistema», disponeva di una prima linea formidabile: composta inizialmente da Appel, Glovacki, Kopa, Sinibaldi e Méano, con il passare del tempo fece la sua comparsa al centro dell'attacco biancorosso Just Fontaine, accompagnato da Vincent e Piantoni. Il Reims targato Batteux, otto presenze ed un gol con la maglia dei Bleus tra il '48 ed il '49, fece un po' fatica ad ingranare, come testimoniato dai due quarti posti in campionato ottenuti prima del titolo, conquistato nel '52-'53. Dopo essere stati sopravanzati dal Lilla di un solo punto, il Reims tornò sul tetto di Francia nel 1955: successo importantissimo, perché garantì al club della Marna un posto nella prima edizione della Coppa dei Campioni, in cui il club raggiunse addirittura la finale, persa contro il Real Madrid nonostante il parziale di 3-2 per gli uomini di Batteux quando al termine mancavano meno di trenta minuti. Dopo la cocente delusione maturata al Parco dei Principi, Kopa scelse di cambiare aria, accettando le lusinghe dei madrileni: il figlio di emigranti polacchi giunti in Francia per cercare occupazione nelle miniere del nord, nato a Nœux-les-Mines con il cognome di Kopaszewski, lasciava Reims.
Con la partenza di colui che sarà il primo francese a vincere il Pallone d'oro (1958, sul podio in altre tre occasioni durante la militanza madridista) pareva chiudersi un ciclo, ma l'avvento di Fontaine impedì che ciò accadesse: il bomber francomarocchino, nato a Marrakech, condusse i suoi ad altri tre successi in campionato (nel 1958, '60 e '62), il più importante dei quali fu indubbiamente il primo: la squadra, imperniata su Penverne, Jonquet (l'unico calciatore in campo nelle quattro finali europee disputate dal club tra il '53 ed il '59) ed il già celebrato Fontaine, raggiunse nuovamente la finale di Coppa dei Campioni, trovandosi di fronte il «solito» Real Madrid. Stavolta finì 2-0.
L'epopea dello Stade Reims era giunta al termine, ma poco meno di dodici mesi prima otto componenti di quel clan erano riusciti in quella che sarebbe stata ricordata come la più grande impresa del calcio francese, almeno fino al trionfo Europeo di Platini e soci nel 1984: un terzo posto al Mondiale svedese, vinto dal Brasile del giovanissimo ma già fenomenale Pelé, che proprio la Francia annichilì con una tripletta in semifinale, a diciott'anni neppure compiuti. Allo stadio Ullevi di Goteborg, nella finale di consolazione, i Bleus conobbero la prima gioia internazionale, frutto di un poker di Fontaine (capocannoniere della rassegna iridata con 13 reti, record ineguagliato e probabilmente ineguagliabile), un penalty di Kopa ed un gol di Douis. La Germania, seppellita sotto sei gol, fu costretta ad inchinarsi agli otto «Bleus tinti di blanc et rouge»: Fontaine, Jonquet, Penverne, Piantoni, Vincent e Colonna, più Kopa (che a Reims tornerà nel '59, per concludere una magnifica carriera) e Batteux, dal 1955 alla guida tecnica anche della Nazionale francese. Finalmente gli uomini del Reims avevano trionfato in una finale, seppur per il terzo e quarto posto.
Antonio Giusto
Fonte: Goal.com
1 commento:
Complimenti!!! Gran bell'articolo...di una calcio d'altri tempi che non c'è più e difficilmente ritornerà.
Un calcio in cui c'era ancora spazio per vivere delle favole simili.
Forse l'ultima storia davvero bella del calcio "moderno" è stato il Malines...da li in poi non ci sono state grandi sorprese a livello Europeo.
Ciao
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